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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La sentenza chiarisce che l’onere della prova etilometro, ovvero la dimostrazione del suo malfunzionamento, grava sull’imputato solo dopo che questi ha sollevato contestazioni specifiche e credibili. Una generica richiesta di verifica non è sufficiente a invalidare l’accertamento tecnico.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della prova etilometro: a chi spetta dimostrare il corretto funzionamento?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28194 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: l’onere della prova etilometro. Questa decisione ribadisce un principio consolidato, chiarendo i limiti entro cui la difesa può contestare l’affidabilità dell’apparecchio e a quali condizioni l’accusa è tenuta a dimostrarne la regolarità. Il caso analizzato riguarda un automobilista condannato per essersi messo alla guida con un tasso alcolemico superiore al consentito, provocando anche un sinistro stradale.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un incidente stradale. Le misurazioni effettuate con l’etilometro avevano rilevato un tasso alcolemico di 1,24 g/l e 1,26 g/l, valori che collocano la condotta nella fascia di reato più grave prevista dal Codice della Strada. La difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, basando la propria strategia su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha fondato la sua impugnazione su tre argomentazioni:
1. Violazione del principio del ne bis in idem: La difesa sosteneva che l’imputato non potesse essere processato per il reato di guida in stato di ebbrezza, in quanto era stato avviato un procedimento separato per il reato di lesioni stradali aggravate proprio dallo stato di ebbrezza. Secondo questa tesi, la guida in stato di ebbrezza doveva essere considerata un’aggravante assorbita nel reato più grave, evitando così un doppio processo per lo stesso fatto storico.
2. Contestazione sul funzionamento dell’etilometro: Il secondo e più rilevante motivo riguardava la presunta irregolarità dell’apparecchio utilizzato per l’alcoltest. La difesa lamentava che l’accusa non avesse fornito la prova della corretta omologazione e della revisione periodica dell’etilometro, ritenendo tale mancanza sufficiente a invalidare i risultati.
3. Insufficienza degli elementi sintomatici: In via subordinata, qualora l’accertamento tecnico fosse stato ritenuto invalido, la difesa asseriva che la condanna non potesse basarsi sul solo dato sintomatico dell'”alito vinoso” riscontrato dagli agenti.

La posizione della Cassazione sull’onere della prova etilometro

La Suprema Corte ha analizzato e respinto tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti.
In primo luogo, ha dichiarato inammissibile la questione relativa al ne bis in idem, specificando che tale principio si applica solo in presenza di una sentenza irrevocabile, assente nel caso di specie. Inoltre, la pendenza di due procedimenti non configura automaticamente una violazione, esistendo appositi rimedi processuali per gestire eventuali conflitti di competenza.

Sul punto centrale, ovvero l’onere della prova etilometro, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato. Non è sufficiente che la difesa sollevi una generica contestazione o una mera richiesta di esibizione dei documenti di omologazione e revisione per far scattare l’obbligo probatorio in capo alla pubblica accusa. Al contrario, è l’imputato che deve allegare elementi specifici e concreti idonei a far sorgere un dubbio ragionevole sul corretto funzionamento dell’apparecchio. Solo di fronte a una contestazione circostanziata, l’accusa sarà tenuta a dimostrare la piena regolarità dello strumento.

Infine, il terzo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Poiché i risultati dell’etilometro sono stati ritenuti pienamente validi, la condanna non si basava affatto su meri dati sintomatici, ma su prove tecniche precise e affidabili.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso affermando che la pronuncia della Corte d’Appello era conforme alla giurisprudenza di legittimità. Nel caso specifico, la difesa non aveva fornito alcun elemento concreto per sospettare un difetto di funzionamento dell’etilometro o un’omessa revisione. I giudici hanno sottolineato come la piena coerenza tra i dati del precursore (Alco-Blow) e quelli dell’etilometro rafforzasse ulteriormente l’attendibilità dell’accertamento. La decisione riposa sul principio secondo cui il sistema processuale non consente contestazioni esplorative o generiche; chi contesta un fatto provato tecnicamente deve fornire elementi specifici che ne minino la credibilità. La pretesa di invertire l’onere della prova senza un fondamento concreto è stata quindi respinta.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio in materia di guida in stato di ebbrezza: l’affidabilità dell’etilometro si presume fino a prova contraria. Tale prova, tuttavia, deve essere fornita dalla difesa attraverso allegazioni specifiche e non generiche. Per gli automobilisti, ciò significa che contestare un alcoltest richiede più di una semplice richiesta formale; è necessario presentare elementi concreti (ad esempio, testimonianze su modalità anomale di utilizzo, documentazione che attesti problemi noti su quel modello di apparecchio) che possano realmente incrinare la validità della misurazione. In assenza di tali elementi, la prova tecnica fornita dall’etilometro mantiene la sua piena efficacia probatoria.

Chi deve provare che l’etilometro utilizzato per l’alcoltest funziona correttamente?
Secondo la sentenza, l’onere di provare il corretto funzionamento dell’etilometro spetta alla pubblica accusa solo se l’imputato solleva una contestazione specifica e credibile, fornendo elementi concreti che facciano dubitare della sua affidabilità. Una generica contestazione non è sufficiente a invertire l’onere della prova.

È possibile essere processati per guida in stato di ebbrezza se è già in corso un altro processo per lesioni stradali causate dallo stesso incidente?
La Corte ha chiarito che il principio del ne bis in idem (non essere processati due volte per lo stesso fatto) si applica solo dopo una sentenza definitiva. La semplice pendenza di due procedimenti distinti, uno per la contravvenzione di guida in stato di ebbrezza e uno per il delitto di lesioni stradali, non costituisce di per sé una violazione di tale principio.

Una condanna per guida in stato di ebbrezza può basarsi solo su elementi sintomatici come l’alito vinoso?
No, in questo caso la condanna non si è basata solo su elementi sintomatici. La Corte ha ritenuto il motivo infondato perché la prova principale era costituita dai risultati tecnici dell’etilometro, considerati validi e affidabili. La questione degli elementi sintomatici diventa rilevante solo se la prova tecnica viene invalidata, cosa che non è avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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