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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova etilometro, ossia la dimostrazione di un suo malfunzionamento, grava sull’imputato. Non è sufficiente una generica contestazione o la richiesta dei certificati di revisione per invalidare l’accertamento; è necessario allegare elementi specifici che mettano in dubbio l’affidabilità dello strumento.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: A Chi Tocca Dimostrare il Malfunzionamento?

La questione dell’onere della prova etilometro è un tema centrale e ricorrente nei processi per guida in stato di ebbrezza. Chi deve dimostrare che lo strumento usato per il test era perfettamente funzionante? L’accusa o la difesa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, confermando un orientamento consolidato: spetta all’imputato sollevare contestazioni specifiche e circostanziate, non essendo sufficiente una generica messa in discussione della validità del test. Analizziamo insieme la decisione.

Il Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

I fatti alla base della vicenda sono piuttosto comuni. Un automobilista viene fermato alla guida della sua auto e sottoposto al test alcolemico. L’etilometro, a seguito di due prove a breve distanza l’una dall’altra, rileva tassi alcolemici superiori al limite di legge (rispettivamente 1,08 g/l e 1,15 g/l), configurando così il reato previsto dall’art. 186, comma 2, lett. b) del Codice della Strada.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello confermano la sua colpevolezza, condannandolo a una pena detentiva, a una multa e alla sanzione accessoria della sospensione della patente.

L’imputato, tramite il suo difensore, decide di presentare ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Inutilizzabilità del test: si sostiene che l’accusa non avrebbe provato la corretta omologazione e la periodica revisione dello strumento, rendendo i risultati inaffidabili.
2. Motivazione contraddittoria: si contesta la descrizione dei sintomi dello stato di ebbrezza fornita da un testimone, ritenuta vaga e discordante.
3. Errata quantificazione della pena: si lamenta che i giudici abbiano considerato una precedente condanna, sebbene estinta, come aggravante.

La Decisione della Cassazione sull’Onere della Prova Etilometro

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La parte centrale della motivazione si concentra sul primo punto, quello relativo all’affidabilità dell’etilometro.

I giudici supremi hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza: sebbene l’omologazione e le verifiche periodiche dell’etilometro siano prescritte dalla legge, non è compito dell’accusa allegare automaticamente agli atti del processo tutta la documentazione relativa. I risultati del test sono, di per sé, prova sufficiente.

Le Motivazioni

La Corte chiarisce che l’onere della prova etilometro non si inverte. Spetta all’imputato, che contesta la validità dell’accertamento, fornire elementi concreti per sostenere la sua tesi. La difesa non può limitarsi a una semplice e generica richiesta di esibizione dei certificati di calibrazione. Deve, invece, allegare fatti specifici che facciano sorgere un dubbio ragionevole sul corretto funzionamento dell’apparecchio in quel preciso momento. Ad esempio, potrebbe evidenziare anomalie procedurali durante il test, condizioni ambientali estreme non considerate, o altri fattori tecnici pertinenti.

Nel caso specifico, la difesa si era limitata a sollevare un dubbio generico sull’assenza dei controlli periodici, senza però fornire alcun indizio che potesse far pensare a un malfunzionamento effettivo. Questo approccio, secondo la Corte, non è sufficiente a innescare l’obbligo per l’accusa di produrre la documentazione tecnica dello strumento.

Le Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque si trovi ad affrontare un’accusa di guida in stato di ebbrezza deve essere consapevole che una difesa basata sulla mera contestazione formale dell’etilometro ha scarse probabilità di successo. È indispensabile costruire una strategia difensiva su elementi concreti e specifici. La sentenza conferma che il sistema processuale si basa su un principio di allegazione: la parte che contesta deve fornire un principio di prova a sostegno della propria tesi. In assenza di ciò, i risultati forniti da un etilometro omologato sono considerati pienamente validi. La declaratoria di inammissibilità ha comportato, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

A chi spetta l’onere della prova sul corretto funzionamento dell’etilometro?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di allegare elementi specifici che mettano in dubbio il corretto funzionamento dell’etilometro spetta all’imputato. Non è l’accusa a dover preventivamente dimostrare in ogni processo la regolarità dei controlli periodici.

È sufficiente chiedere di visionare i certificati di omologazione e revisione per invalidare il test alcolemico?
No. La mera richiesta di essere portato a conoscenza dei dati relativi all’omologazione e alla revisione periodica non è sufficiente a contestare la validità dell’accertamento. È necessario allegare un qualche elemento utile a contestare il funzionamento dell’apparecchio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, non ravvisandosi un’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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