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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38718/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La difesa contestava l’affidabilità del test per la mancata indicazione delle verifiche periodiche dello strumento. La Corte ha ribadito che l’onere della prova etilometro grava sull’imputato, che deve allegare elementi specifici per dimostrare i vizi dell’apparecchio. L’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé prova dello stato di ebbrezza.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Etilometro non verificato? La Cassazione chiarisce l’onere della prova

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente a provare la guida in stato di ebbrezza e l’onere della prova etilometro, ossia dimostrare un eventuale malfunzionamento dello strumento, ricade sull’imputato. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione con la recente ordinanza n. 38718 del 2024, che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’articolo 186 del Codice della Strada. La condanna si basava sui risultati di un test alcolemico effettuato con un etilometro che aveva rilevato un tasso alcolemico superiore ai limiti di legge.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge e la manifesta illogicità della motivazione della sentenza d’appello. La difesa sosteneva che la condanna fosse illegittima perché basata su rilievi tecnici effettuati con un apparecchio la cui piena affidabilità non era stata provata. In particolare, si contestava che nei verbali redatti dagli agenti accertatori mancasse l’indicazione della data di omologazione dell’etilometro e delle eventuali verifiche e tarature periodiche.
Secondo la tesi difensiva, questa assenza rendeva incerto il corretto funzionamento dello strumento e, di conseguenza, inattendibile il risultato del test.

L’onere della prova etilometro secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno riaffermato un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé una prova sufficiente dello stato di ebbrezza.

Distinzione rispetto agli Autovelox

Un punto cruciale della motivazione riguarda la distinzione tra etilometri e autovelox. La difesa aveva implicitamente richiamato i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 113 del 2015, che ha imposto l’obbligo di taratura periodica per gli strumenti di rilevamento della velocità (autovelox). La Cassazione ha chiarito che tale principio non è estendibile agli etilometri. Esiste, infatti, un apparato normativo specifico che regola le caratteristiche e i controlli periodici degli etilometri, rendendo non applicabili le regole valide per gli autovelox.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che, una volta che l’accusa ha prodotto un risultato positivo del test, scatta un’inversione dell’onere della prova. Non è più lo Stato a dover dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, che lo strumento fosse perfettamente funzionante al momento del controllo. Al contrario, è l’imputato che, se intende contestare l’affidabilità del risultato, deve farsi carico di fornire prove concrete a sostegno della sua tesi. Non è sufficiente una contestazione generica o la semplice deduzione di un possibile malfunzionamento basata sulla mancata indicazione delle date di verifica sui verbali. L’imputato deve allegare specifici vizi di strumentazione, errori procedurali o la mancanza o inattualità dei controlli prescritti dalla legge, fornendo elementi idonei a supportare tali affermazioni.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale molto chiaro: la contestazione del funzionamento dell’etilometro non può essere generica. Chi viene accusato di guida in stato di ebbrezza sulla base di un alcoltest positivo deve presentare allegazioni specifiche e circostanziate per invalidare quella prova. In assenza di tali elementi, l’esito del test è considerato pienamente valido e sufficiente per una sentenza di condanna. La decisione sottolinea la fiducia del sistema legale nell’affidabilità degli strumenti di misurazione omologati, ponendo a carico della difesa il compito di superare questa presunzione di corretto funzionamento.

È sufficiente l’esito positivo dell’etilometro per provare la guida in stato di ebbrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé prova dello stato di ebbrezza del conducente.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro utilizzato per il test non era funzionante o non era stato controllato?
Spetta alla difesa dell’imputato. È onere della difesa suffragare con idonee allegazioni la prospettata invalidità dell’accertamento, dimostrando la sussistenza di vizi, errori dello strumento o la mancanza dei controlli prescritti dalla legge.

Le regole sulla taratura periodica obbligatoria per gli autovelox si applicano anche agli etilometri?
No. La Corte ha chiarito che i principi affermati dalla Corte Costituzionale per gli autovelox non sono trasferibili agli etilometri, poiché questi ultimi sono regolati da un apparato normativo specifico che ne disciplina caratteristiche e controlli periodici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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