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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha contestato in Cassazione la validità del test alcolemico. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’onere della prova etilometro, in caso di presunto malfunzionamento, grava sulla difesa. È stata inoltre negata l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’elevato tasso alcolemico e dei danni provocati.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: a chi spetta l’onere della prova sul malfunzionamento dell’etilometro?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: la validità della prova alcolimetrica e, in particolare, a chi spetti l’onere della prova etilometro in caso di contestazioni sul suo funzionamento. La decisione chiarisce principi consolidati, offrendo importanti spunti di riflessione sulla strategia difensiva e sulla valutazione della gravità del reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale di Treviso, confermata successivamente dalla Corte d’Appello di Venezia, per il reato di guida in stato di ebbrezza aggravata dall’aver provocato un incidente stradale. La pena inflitta era di un anno di arresto e tremila euro di ammenda. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, affidandolo a sei distinti motivi volti a smontare l’impianto accusatorio.

I Motivi del Ricorso: Focus sull’Onere della Prova Etilometro

I motivi di ricorso presentati dalla difesa possono essere raggruppati in due filoni principali.

Contestazioni sulla Validità dell’Etilometro

I primi quattro motivi erano incentrati sulla presunta inaffidabilità dell’apparecchio utilizzato per l’alcoltest. La difesa ha lamentato:
1. La mancata validità dell’ultima revisione periodica dello strumento.
2. L’errata attribuzione all’imputato dell’onere di provare il malfunzionamento dell’etilometro.
3. La mancata frequenza di corsi di aggiornamento per gli agenti accertatori.
4. L’intrinseca inaffidabilità generale dello strumento.

Questioni di Diritto Sostanziale

Gli ultimi due motivi riguardavano aspetti di merito:
5. L’errata applicazione dell’aggravante di aver causato un sinistro stradale.
6. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis c.p.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile. I giudici hanno considerato i motivi presentati come una mera riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte nei gradi di merito, senza una critica specifica e puntuale delle argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni seguendo i due filoni principali del ricorso.

L’onere della prova etilometro: un principio consolidato

La Cassazione ha ribadito un principio giurisprudenziale ormai pacifico: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. L’affidabilità dello strumento è presunta, in quanto garantita dall’omologazione iniziale e dalle verifiche periodiche (taratura). Di conseguenza, spetta alla difesa dell’imputato fornire la prova contraria. L’onere della prova etilometro malfunzionante grava quindi sull’imputato, che deve dimostrare attivamente, ad esempio attraverso la produzione del libretto metrologico, l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti. Generiche contestazioni sulla sua affidabilità non sono sufficienti a invalidare la prova.

La valutazione degli elementi sintomatici e dell’aggravante

I giudici hanno inoltre sottolineato che, nel caso di specie, l’accertamento alcolimetrico non era l’unico elemento a carico dell’imputato. Lo stato di ebbrezza era stato desunto anche da elementi sintomatici, come lo stato di confusione e la difficoltà nel linguaggio, osservati dagli agenti. Anche l’attribuzione dell’aggravante per il sinistro stradale è stata ritenuta corretta, poiché lo stato di alterazione alcolica aveva evidentemente precluso all’imputato la capacità di governare il veicolo in sicurezza, come dimostrato dalla dinamica dell’incidente.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto (Art. 131 bis c.p.)

Infine, la Corte ha respinto la richiesta di applicare l’art. 131 bis c.p. Il giudizio sulla tenuità del fatto richiede una valutazione complessa che tenga conto delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza e dell’entità del danno. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente ritenuto decisivi due elementi per escludere la particolare tenuità: l’elevato tasso alcolemico riscontrato e l’entità dei danni cagionati. Tali circostanze, secondo la Corte, indicano un grado di offensività della condotta tutt’altro che minimo, rendendo inappropriata l’applicazione della causa di non punibilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida importanti principi in materia di guida in stato di ebbrezza. In primo luogo, conferma che la contestazione del funzionamento dell’etilometro non può basarsi su mere allegazioni generiche, ma richiede una prova specifica e documentale da parte della difesa. In secondo luogo, chiarisce che la valutazione per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. non è automatica ma discrezionale e deve fondarsi su un’analisi concreta della gravità del fatto, in cui l’elevato tasso alcolico e le conseguenze dannose della condotta (come un incidente) giocano un ruolo determinante nell’escludere la tenuità dell’offesa.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro non funziona correttamente?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova di un eventuale malfunzionamento dell’etilometro grava sulla difesa dell’imputato. L’esito positivo del test è considerato una prova affidabile, e spetta alla difesa fornire la prova contraria, ad esempio dimostrando la mancanza delle revisioni periodiche obbligatorie.

L’esito dell’etilometro è l’unica prova per accertare lo stato di ebbrezza?
No. La Corte ha chiarito che l’accertamento strumentale non è l’unico elemento di prova. Anche elementi sintomatici, come lo stato confusionale del conducente, la difficoltà di linguaggio o l’equilibrio precario, possono concorrere a dimostrare lo stato di ebbrezza.

Quando può essere esclusa l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131 bis c.p.) per la guida in stato di ebbrezza?
L’applicazione di tale causa di non punibilità può essere esclusa quando le circostanze del caso concreto indicano un’offensività della condotta non trascurabile. Nell’ordinanza in esame, l’elevato tasso alcolemico e i danni causati dall’incidente sono stati considerati elementi decisivi per negare la particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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