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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12503/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito un principio fondamentale sull’onere della prova etilometro: l’esito positivo del test è prova sufficiente e spetta alla difesa dell’imputato dimostrare, con prove concrete, il malfunzionamento o la mancanza di revisione dello strumento. È stata inoltre respinta la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’elevato pericolo generato dalla condotta.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della prova etilometro: spetta alla difesa contestarne il funzionamento

L’affidabilità dell’etilometro è una questione centrale nei processi per guida in stato di ebbrezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 12503 del 21 febbraio 2024, torna sul tema, delineando con chiarezza i confini dell’onere della prova etilometro. La Suprema Corte ha stabilito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova piena dello stato di ebbrezza, e spetta all’imputato fornire elementi concreti per dimostrare il contrario. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Pescara che in secondo grado dalla Corte di Appello de L’Aquila per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’art. 186 del Codice della Strada. La condanna prevedeva una pena di sei mesi di arresto e 1.400,00 euro di ammenda.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La violazione di legge in merito all’onere della prova etilometro, sostenendo che non fosse stata fornita la prova della corretta omologazione e revisione periodica dello strumento utilizzato per l’accertamento.
2. Un vizio di motivazione riguardo la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi presentati manifestamente infondati, in quanto si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata.

La Corte ha confermato la validità dell’accertamento e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: l’inversione dell’onere della prova sull’etilometro

Il cuore della decisione risiede nella disamina del primo motivo di ricorso. La Cassazione, richiamando un suo precedente orientamento (sent. n. 11679/2021), ha ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé prova dello stato di ebbrezza. Questo perché lo strumento è considerato affidabile in virtù dei controlli periodici (omologazione, taratura e revisione) a cui è sottoposto.

Di conseguenza, si verifica una sorta di inversione dell’onere della prova. Non è l’accusa a dover dimostrare, in ogni singolo processo, che quello specifico etilometro era perfettamente funzionante, ma è la difesa che, se intende contestare l’esito, deve fornire la prova contraria. L’imputato deve dimostrare attivamente l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti. Le semplici affermazioni generiche sulla presunta inaffidabilità dello strumento, prive di fondamento oggettivo, non sono sufficienti.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva già accertato che il verbale di contestazione indicava la regolare omologazione e revisione dell’apparecchio, seguendo quindi l’orientamento di legittimità.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, la Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello logica e coerente. I giudici di merito avevano escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. basandosi su elementi concreti che evidenziavano come la condotta dell’automobilista avesse costituito un “elevato pericolo per la regolarità della circolazione stradale e per i beni giuridici tutelati della vita e dell’integrità personale”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio di cruciale importanza pratica per la difesa nei procedimenti per guida in stato di ebbrezza. La presunzione di affidabilità dell’etilometro è forte. Per scalfirla non basta sollevare dubbi generici. È necessario impostare una strategia difensiva proattiva, che miri a ottenere prove concrete del malfunzionamento, ad esempio richiedendo il libretto metrologico dello strumento o sollecitando l’escussione del personale di polizia responsabile della sua manutenzione.

In assenza di tali elementi specifici, la contestazione dell’esito dell’alcoltest rischia di essere qualificata come un’argomentazione meramente apparente e, di conseguenza, rigettata, come avvenuto nel caso di specie.

In un processo per guida in stato di ebbrezza, chi deve provare che l’etilometro funziona correttamente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esito positivo dell’alcoltest è di per sé una prova valida. È onere della difesa dell’imputato fornire la prova contraria, dimostrando, ad esempio, la mancanza dei controlli periodici o della revisione dello strumento.

È sufficiente affermare genericamente che l’etilometro potrebbe non essere affidabile per annullare il test?
No. Secondo la sentenza, non sono sufficienti affermazioni generiche e non comprovate. La difesa deve fornire elementi concreti, come l’escussione del dirigente del reparto di polizia o la produzione di copia del libretto metrologico, per dimostrare l’assenza o l’inattualità dei controlli.

La guida in stato di ebbrezza può essere considerata un reato di ‘particolare tenuità’ e quindi non punibile?
In linea di principio sì, ma la sua applicazione è soggetta alla valutazione del giudice. In questo caso, la Corte lo ha escluso perché la condotta dell’imputato è stata ritenuta fonte di un elevato pericolo per la sicurezza stradale e l’incolumità delle persone, rendendo così inapplicabile la causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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