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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8534/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il caso verteva sull’affidabilità dell’etilometro. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo dell’alcoltest è prova sufficiente, e spetta all’imputato l’onere della prova etilometro, ossia dimostrare con elementi concreti il suo malfunzionamento o la mancanza delle revisioni periodiche, non essendo sufficienti contestazioni generiche.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: Chi Deve Dimostrare il Malfunzionamento?

La guida in stato di ebbrezza è una delle violazioni più gravi del Codice della Strada, e l’etilometro è lo strumento principe per accertarla. Ma cosa succede se si dubita della sua affidabilità? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8534/2024) fa chiarezza su un punto cruciale: l’onere della prova etilometro. La Suprema Corte ha stabilito che non basta sollevare dubbi generici; spetta all’imputato dimostrare con prove concrete il cattivo funzionamento dell’apparecchio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso ha origine dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello di Bologna per il reato di guida in stato di ebbrezza, con una pena di sette mesi di arresto e 1600 euro di ammenda. La condanna si basava sui risultati dell’alcoltest.

L’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la presunta irregolarità dell’etilometro utilizzato per l’accertamento. Secondo la difesa, non vi era certezza sul corretto funzionamento e sulla regolare manutenzione dello strumento.

Il Principio dell’Onere della Prova sull’Etilometro

Il cuore della questione giuridica risiede nel determinare su chi gravi la responsabilità di provare l’affidabilità dell’etilometro. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo inammissibile, e ha colto l’occasione per ribadire un orientamento consolidato.

Secondo gli Ermellini, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé una prova legale dello stato di ebbrezza. Ciò si fonda sulla presunzione di affidabilità dello strumento, che è soggetto a controlli periodici obbligatori come l’omologazione iniziale e le successive tarature (o revisioni). Questa presunzione, tuttavia, non è assoluta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha specificato che l’onere della prova etilometro grava sulla difesa dell’imputato. Non è sufficiente contestare genericamente l’affidabilità dell’apparecchio. Per vincere la presunzione di corretto funzionamento, l’imputato deve fornire una “prova contraria”.

Questa prova contraria deve essere concreta e specifica. Ad esempio, la difesa può:
1. Chiedere l’escussione del dirigente del reparto di polizia addetto ai controlli sugli strumenti.
2. Produrre copia del libretto metrologico dell’etilometro per dimostrare l’assenza o l’irregolarità delle revisioni prescritte.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che le argomentazioni dell’imputato erano semplici deduzioni generiche, prive di fondamento oggettivo e non supportate da alcun elemento di prova. Al contrario, i giudici di merito avevano accertato che l’etilometro era stato regolarmente omologato e che la sua revisione era stata confermata dalla deposizione di un testimone.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma un principio di fondamentale importanza pratica per chiunque si trovi ad affrontare un’accusa di guida in stato di ebbrezza. Contestare il risultato dell’etilometro è possibile, ma richiede una strategia difensiva attiva e documentata. Non basta affermare che lo strumento “potrebbe non funzionare bene”. È necessario attivarsi per acquisire le prove, come il libretto di manutenzione dell’apparecchio, e dimostrare in modo inequivocabile una falla nel sistema di controllo e taratura. In assenza di tali prove, la presunzione di affidabilità dell’alcoltest rimane valida e l’esito positivo costituisce piena prova a carico dell’imputato.

A chi spetta l’onere di provare il malfunzionamento dell’etilometro?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava sull’imputato. È la difesa che deve fornire prove concrete che dimostrino l’assenza o l’irregolarità dei controlli periodici (taratura/revisione) dello strumento.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente per una condanna?
Sì, l’ordinanza conferma che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza, data l’affidabilità presunta dello strumento in virtù dei controlli periodici a cui è sottoposto.

Come può un imputato contestare efficacemente il risultato dell’etilometro?
L’imputato deve superare le contestazioni generiche e fornire prove specifiche. Può farlo, ad esempio, richiedendo l’esame del responsabile dei controlli sugli strumenti o producendo il libretto metrologico dell’apparecchio per provare che le revisioni non sono state eseguite correttamente o affatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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