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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova legale dello stato di ebbrezza. Grava sull’imputato l’onere della prova etilometro, ovvero il compito di dimostrare con allegazioni specifiche eventuali vizi o malfunzionamenti dello strumento, non essendo sufficiente una contestazione generica sulla sua omologazione o taratura. In assenza di tali prove, la condanna è stata confermata.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: a Chi Spetta Dimostrare il Malfunzionamento?

La guida in stato di ebbrezza è una delle violazioni più gravi del Codice della Strada, con conseguenze penali significative. Ma cosa succede se si contesta il funzionamento dell’apparecchio che ha misurato il tasso alcolemico? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’onere della prova etilometro. La Corte ha chiarito che spetta all’imputato, e non all’accusa, dimostrare con prove concrete l’inaffidabilità dello strumento, ribaltando una comune percezione difensiva.

I Fatti di Causa: Il Ricorso dell’Automobilista

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’art. 186, comma 2, lett. c) del Codice della Strada. La condanna, emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, prevedeva la sospensione della patente di guida per un anno e la confisca del veicolo.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la presunta inattendibilità dell’accertamento effettuato con l’etilometro. Secondo la difesa, l’apparecchio utilizzato non possedeva la prescritta e aggiornata omologazione e non era stato sottoposto a corretta taratura. Tale argomentazione configurava, a detta del ricorrente, un vizio di motivazione per travisamento della prova.

L’Onere della Prova dell’Etilometro: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato come le censure mosse dall’imputato fossero una mera riproposizione di argomenti già esaminati e correttamente respinti nei gradi di merito, senza introdurre elementi di critica specifici contro le motivazioni della sentenza d’appello.

La Corte ha colto l’occasione per riaffermare un principio consolidato nella sua giurisprudenza: l’esito positivo di un alcoltest, registrato su uno scontrino, costituisce piena prova della condizione di ebbrezza. Di conseguenza, l’onere della prova etilometro si inverte. Non è l’accusa a dover dimostrare il perfetto funzionamento dello strumento, ma è la difesa che deve fornire prove concrete e specifiche per invalidare l’accertamento.

Le Motivazioni della Corte

Il Principio Consolidato della Giurisprudenza

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giuridico ben radicato. In tema di guida in stato di ebbrezza, l’esito positivo dell’alcoltest è di per sé una prova sufficiente. Per contestarne la validità, l’imputato ha il dovere di “suffragare con idonee allegazioni la prospettata invalidità dell’accertamento”. Ciò significa che non basta una generica lamentela, ma è necessario dimostrare l’esistenza di vizi e errori specifici dello strumento, oppure carenze documentate relative alla sua omologazione o alla periodicità dei controlli previsti dalla legge.

L’Applicazione al Caso di Specie

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano già evidenziato come la difesa non avesse fornito alcun elemento a sostegno delle proprie tesi. Al contrario, dagli atti processuali, in particolare dal verbale redatto dalla Polizia Giudiziaria, emergeva che l’accertamento era stato eseguito con un’apparecchiatura specifica (modello ALCOLTEST) dotata di un numero di matricola e serie, e che risultava regolarmente revisionata fino a una data certa. Di fronte a questi dati oggettivi, la semplice affermazione di un difetto di omologazione o taratura, non supportata da alcuna prova, è stata ritenuta insufficiente a scalfire la validità dell’accertamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza in esame rafforza un importante principio a beneficio della chiarezza processuale. Per chi si trova a difendersi dall’accusa di guida in stato di ebbrezza, non è strategicamente efficace contestare in modo generico il funzionamento dell’etilometro. La giurisprudenza richiede un approccio proattivo: è indispensabile che la difesa si attivi per reperire e presentare prove concrete, come perizie tecniche o documentazione attestante la mancata revisione, che possano effettivamente minare l’attendibilità del risultato dell’alcoltest. In assenza di una tale dimostrazione, l’esito positivo dell’esame rimane una prova pienamente valida, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Chi deve provare che l’etilometro non funziona correttamente?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare il malfunzionamento, vizi di strumentazione, la mancanza di omologazione o l’inattualità dei controlli dell’etilometro spetta alla difesa dell’imputato, che deve fornire allegazioni idonee e specifiche.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente a dimostrare lo stato di ebbrezza?
Sì, la Corte ha ribadito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé prova dello stato di ebbrezza del conducente.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere argomenti già respinti nei precedenti gradi di giudizio?
Se il ricorso è meramente riproduttivo di censure già adeguatamente esaminate e respinte dal giudice di merito, senza una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, viene dichiarato manifestamente infondato e quindi inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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