LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova etilometro: chi deve dimostrarlo?

Un automobilista ha impugnato la sua condanna per guida in stato di ebbrezza, contestando l’affidabilità dell’etilometro per la mancata produzione del libretto metrologico completo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’onere della prova etilometro grava sulla difesa. Spetta all’imputato, infatti, fornire elementi concreti che dimostrino il malfunzionamento dell’apparecchio, non essendo sufficienti contestazioni generiche sulla sua manutenzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: la Cassazione fa Chiarezza

L’affidabilità dell’etilometro è una questione centrale nei processi per guida in stato di ebbrezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12578/2024) ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova etilometro, ovvero la dimostrazione di un suo eventuale malfunzionamento, spetta alla difesa dell’imputato. L’esito positivo dell’alcoltest è, di per sé, prova sufficiente dello stato di ebbrezza, data l’affidabilità presunta dello strumento, garantita dai controlli periodici.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per guida in stato di ebbrezza, reato previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. La difesa decideva di ricorrere in Cassazione, basando la propria argomentazione su un vizio di motivazione e sulla mancata assunzione di una prova ritenuta decisiva. Nello specifico, si contestava la regolarità dell’etilometro utilizzato per l’accertamento. Sebbene il Pubblico Ministero avesse prodotto la documentazione relativa all’ultima revisione annuale, la difesa lamentava la mancata acquisizione del libretto metrologico completo, che avrebbe dovuto attestare anche la visita primitiva e tutte le verifiche periodiche precedenti.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova Etilometro

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per consolidare un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. I giudici hanno chiarito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova della condizione di ebbrezza. Lo strumento è considerato affidabile in virtù dei controlli periodici a cui è sottoposto dopo l’omologazione e la taratura iniziale.

Di conseguenza, si verifica un’inversione dell’onere della prova. Non è l’accusa a dover dimostrare, caso per caso, il perfetto funzionamento dell’apparecchio, ma è la difesa che deve fornire la prova contraria. L’imputato che intende contestare il risultato deve dimostrare attivamente l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti, ad esempio tramite la produzione di una copia del libretto metrologico o l’escussione del dirigente del reparto tecnico preposto ai controlli.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto le deduzioni difensive infondate perché miravano a screditare in via generale lo strumento, senza però addurre elementi concreti. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione sulla testimonianza dell’agente di Polizia Giudiziaria, il quale aveva confermato di aver verificato la regolarità delle revisioni. La difesa, dal canto suo, non aveva prospettato rilievi specifici e fondati sull’inattendibilità di tale deposizione.

Richiamando precedenti pronunce (tra cui Cass. n. 31843/2023 e n. 33978/2021), la Corte ha sottolineato che il dubbio sul regolare funzionamento dell’etilometro non può basarsi su un mero rilievo formale, come la mancata verifica annuale. La deduzione di un malfunzionamento deve sempre essere collegata a elementi concreti e non può risolversi in una generica richiesta di produzione di dati relativi all’omologazione e alla revisione. Poiché le ragioni del ricorrente erano generiche e non supportate da prove specifiche, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la strategia difensiva nei processi per guida in stato di ebbrezza non può limitarsi a una contestazione formale della regolarità dell’etilometro. Per avere successo, è necessario un approccio proattivo: la difesa ha l’onere di raccogliere e presentare prove concrete che indichino un possibile difetto di funzionamento o una palese irregolarità nelle procedure di controllo e manutenzione dello strumento. In assenza di tali elementi, la presunzione di affidabilità dell’alcoltest e il suo esito positivo restano pienamente validi ai fini della condanna.

Chi deve provare che l’etilometro funziona correttamente?
L’apparecchio è presunto funzionante in virtù delle procedure di omologazione e dei controlli periodici. È onere della difesa fornire la prova contraria, dimostrando con elementi concreti l’assenza delle verifiche o un malfunzionamento specifico.

È sufficiente chiedere di visionare il libretto metrologico completo per invalidare il test?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una richiesta generica di produzione del libretto o dei dati di omologazione, senza indicare elementi concreti che facciano sospettare un’irregolarità, non è sufficiente a screditare il risultato dell’alcoltest.

Cosa succede se la difesa non fornisce prove concrete del malfunzionamento dell’etilometro?
In assenza di prove specifiche e fondate fornite dalla difesa, l’esito positivo dell’etilometro viene considerato piena prova dello stato di ebbrezza, e la condanna basata su tale accertamento viene confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati