LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova etilometro: chi deve dimostrarlo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Con la sentenza in esame, è stato ribadito che l’onere della prova etilometro, in caso di presunto malfunzionamento, spetta alla difesa. L’illeggibilità degli scontrini non è sufficiente a invalidare il test se i risultati sono correttamente verbalizzati dagli agenti accertatori e confermati da altri sintomi evidenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della prova etilometro: spetta alla difesa dimostrare il malfunzionamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 46580/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di guida in stato di ebbrezza, chiarendo definitivamente a chi spetti l’onere della prova etilometro in caso di contestazioni sul suo corretto funzionamento. La Suprema Corte ha stabilito che non basta sollevare dubbi generici o puntare sull’illeggibilità degli scontrini: è compito della difesa fornire prove concrete che dimostrino un vizio dello strumento. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Un automobilista veniva fermato dalle forze dell’ordine a causa della sua andatura irregolare. Durante il controllo, manifestava chiari segni di alterazione alcolica: alito vinoso, difficoltà di espressione, equilibrio precario e un atteggiamento aggressivo. Sottoposto al test dell’etilometro, venivano rilevati valori molto elevati, pari a 1,86 g/l e 1,77 g/l, ben al di sopra della soglia massima prevista dalla legge. A seguito di ciò, l’uomo veniva condannato in primo grado, con sentenza poi confermata dalla Corte d’Appello in sede di rinvio dopo un primo annullamento della Cassazione per un vizio di notifica.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava un nuovo ricorso in Cassazione basato su due motivi principali:
1. Vizio di motivazione processuale: Si sosteneva che la Corte d’Appello si fosse limitata a ‘copiare e incollare’ la motivazione della precedente sentenza annullata, senza svolgere un’autonoma valutazione dei fatti.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione sulla responsabilità: La difesa contestava l’affidabilità dell’etilometro, adducendo l’illeggibilità degli scontrini e l’impossibilità di verificare il corretto auto-controllo del dispositivo. Si affermava, inoltre, che i sintomi fisici osservati potessero essere compatibili con una fascia di ebbrezza inferiore e meno grave.

Onere della prova etilometro: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le censure. La decisione si fonda su principi giurisprudenziali ormai consolidati, offrendo chiarimenti cruciali per la difesa in procedimenti simili.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha prima di tutto smontato la tesi del ‘copia-incolla’. I giudici hanno spiegato che, sebbene il giudice del rinvio non possa fare mero riferimento a una decisione annullata (in quanto atto non più valido), può legittimamente trascriverne delle parti, integrandole però in un percorso argomentativo autonomo e originale, come avvenuto nel caso di specie. La censura della difesa è stata quindi giudicata troppo generica.

Il punto centrale della sentenza riguarda però il secondo motivo, quello relativo all’onere della prova etilometro. La Corte ha affermato con forza che l’argomentazione era manifestamente infondata. Secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, l’illeggibilità degli scontrini dell’alcoltest è una circostanza irrilevante. Ciò che conta è il risultato annotato nel verbale di accertamento redatto dagli agenti, atto che fa piena fede fino a querela di falso. Inoltre, il risultato può essere provato anche tramite la testimonianza degli stessi agenti.

La Corte ha ribadito un principio cardine: mentre sull’accusa grava l’onere di dimostrare l’omologazione e la regolare verifica periodica dell’apparecchio, spetta all’imputato l’onere di fornire la ‘prova contraria’. La difesa non può limitarsi a contestazioni generiche, ma deve dimostrare in modo specifico la sussistenza di vizi, errori di strumentazione o difetti di omologazione. Nel caso in esame, la difesa non ha fornito alcuna prova concreta in tal senso.
Infine, i giudici hanno sottolineato come i risultati strumentali fossero ampiamente corroborati dai sintomi fisici manifestati dall’automobilista (alito vinoso, eloquio impastato, equilibrio instabile), che confermavano inequivocabilmente il grave stato di alterazione.

Le conclusioni

La sentenza n. 46580/2024 rafforza un importante principio di diritto: per contestare efficacemente un accertamento per guida in stato di ebbrezza non è sufficiente appellarsi a elementi formali come l’illeggibilità dello scontrino. La difesa ha il preciso onere di allegare e provare specifici difetti di funzionamento dell’etilometro. In assenza di prove concrete e circostanziate, e in presenza di risultati verbalizzati e sintomi evidenti, la prova della colpevolezza si considera pienamente raggiunta. Questa pronuncia serve da monito: le strategie difensive devono basarsi su elementi solidi e non su mere congetture per avere una speranza di successo.

Lo scontrino illeggibile dell’etilometro rende nullo l’accertamento?
No, la sentenza chiarisce che l’illeggibilità dello scontrino è irrilevante se il risultato del test è stato annotato nel verbale di accertamento, il quale fa fede fino a querela di falso. Il dato può essere confermato anche dalla testimonianza degli agenti.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro non funziona correttamente?
Spetta alla difesa dell’imputato fornire la prova contraria. L’accusa deve provare l’omologazione e le verifiche periodiche dello strumento, ma è l’imputato che deve dimostrare concretamente la sussistenza di vizi o errori di funzionamento.

I sintomi dell’ubriachezza, come l’alito vinoso, hanno valore di prova?
Sì, la sentenza conferma che i dati sintomatici (alito vinoso, difficoltà di espressione, equilibrio precario, stato di agitazione) costituiscono un’ulteriore e valida conferma dello stato di alterazione, rafforzando i risultati numerici forniti dall’etilometro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati