LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova etilometro: chi deve dimostrarlo?

La Cassazione chiarisce l’onere della prova etilometro: spetta all’imputato dimostrare il malfunzionamento del dispositivo. Un ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le contestazioni erano generiche e non supportate da prove concrete, confermando la condanna per guida in stato di ebbrezza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: La Cassazione Conferma la Piena Validità dell’Alcoltest

Quando si viene fermati per un controllo e l’alcoltest risulta positivo, sorge spontanea una domanda cruciale: lo strumento è affidabile? E a chi spetta dimostrarlo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto fondamentale del diritto stradale e processuale: l’onere della prova etilometro. Con questa decisione, i giudici supremi ribadiscono un principio consolidato, ovvero che l’esito positivo del test costituisce piena prova dello stato di ebbrezza, e spetta all’imputato, non all’accusa, fornire prove concrete di un eventuale malfunzionamento del dispositivo.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso di un automobilista, condannato sia in primo grado dal Tribunale di Milano che in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. L’imputato ha deciso di portare il caso fino in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. Le sue doglianze si concentravano sulla presunta inaffidabilità dell’etilometro utilizzato per l’accertamento, sostenendo che l’apparecchio non fosse regolarmente omologato e tarato annualmente. Inoltre, contestava la logicità della motivazione della Corte d’Appello riguardo sia al funzionamento dello strumento sia alla determinazione della pena.

I Motivi del Ricorso e l’Onere della Prova sull’Etilometro

Il ricorrente ha fondato la sua difesa su due argomenti principali:
1. Mancata omologazione e taratura: L’automobilista sosteneva che l’apparecchio non fosse conforme ai requisiti di legge, mettendo in dubbio la validità dei risultati.
2. Contraddittorietà della motivazione: A suo avviso, i giudici di merito non avevano adeguatamente risposto alle sue eccezioni sul regolare funzionamento del dispositivo.

La questione centrale ruotava attorno a chi dovesse provare la correttezza o meno dell’accertamento. Secondo la difesa, doveva essere l’accusa a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la perfetta funzionalità dell’etilometro. La Cassazione, tuttavia, ha seguito un orientamento giuridico del tutto opposto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno riaffermato con forza che l’esito positivo dell’alcoltest è di per sé una prova legale dello stato di ebbrezza. Questo inverte l’onere della prova etilometro: non è l’accusa a dover dimostrare il perfetto funzionamento dello strumento, ma è la difesa a dover suffragare, con allegazioni specifiche e concrete, l’esistenza di vizi o errori.

La Differenza tra Etilometro e Autovelox

Un punto interessante toccato dalla Corte riguarda il paragone con gli autovelox. La difesa, implicitamente, faceva riferimento alla nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 113/2015) che ha imposto verifiche periodiche di funzionalità e taratura per i misuratori di velocità. La Cassazione ha chiarito che tale principio non è estensibile agli etilometri. Esiste, infatti, un apparato normativo specifico che regola le caratteristiche e i controlli periodici degli etilometri, rendendo le due tipologie di strumenti non assimilabili sotto questo profilo.

La Validità dei Controlli Periodici

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che le contestazioni dell’imputato erano generiche. Il libretto metrologico dell’apparecchio attestava i regolari controlli per il periodo in cui era avvenuta la rilevazione. La presunta mancanza di calibrature per fasce di misurazione specifiche (0,40 e 1,5 mg/l) non è stata ritenuta un elemento sufficiente a invalidare il test, che aveva comunque riportato un esito positivo. Anche l’assenza di uno ‘scontrino’ di verifica preliminare è stata considerata irrilevante, poiché nessuna norma ne impone la produzione e un testimone aveva confermato l’esecuzione del test preventivo.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’onere di dimostrare un malfunzionamento dell’etilometro spetti all’imputato. L’esito positivo dell’alcoltest è considerato prova sufficiente dello stato di ebbrezza, a meno che la difesa non fornisca elementi concreti e specifici che ne minino l’affidabilità. Le semplici allegazioni generiche sulla mancanza di omologazione o taratura non sono sufficienti, soprattutto se smentite dalla documentazione ufficiale come il libretto metrologico. Inoltre, la Corte ha stabilito che i principi giurisprudenziali validi per gli autovelox non si applicano automaticamente agli etilometri, i quali sono disciplinati da una normativa autonoma e specifica. Infine, la pena inflitta è stata giudicata congrua, in quanto non superiore alla media edittale, e quindi non necessitava di una motivazione particolarmente dettagliata da parte del giudice di merito.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di guida in stato di ebbrezza: la validità dell’alcoltest si presume fino a prova contraria. Per l’automobilista che intende contestare l’esito del test, non è sufficiente sollevare dubbi generici. È necessario presentare prove concrete, come perizie tecniche o documentazione specifica, che dimostrino un vizio dello strumento o un errore nella procedura di misurazione. In assenza di tali elementi, l’esito positivo dell’etilometro rimane una prova solida e sufficiente per una sentenza di condanna. La decisione serve come monito: l’onere della prova in questi casi è un ostacolo significativo per la difesa, che deve passare da mere affermazioni a dimostrazioni fattuali.

In un processo per guida in stato di ebbrezza, chi deve dimostrare che l’etilometro non funziona correttamente?
Spetta all’imputato (e alla sua difesa) l’onere di dimostrare, attraverso allegazioni specifiche e prove concrete, l’esistenza di vizi, errori di strumentazione o problemi legati all’omologazione dell’apparecchio. L’esito positivo del test è di per sé considerato una prova.

L’esito positivo dell’alcoltest è una prova sufficiente per la condanna?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza. La validità di tale prova può essere superata solo se la difesa fornisce elementi idonei a dimostrare l’inaffidabilità dell’accertamento.

Le norme sulla revisione periodica degli autovelox si applicano anche agli etilometri?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che i principi affermati dalla Corte Costituzionale per gli autovelox (che richiedono verifiche periodiche di funzionalità e taratura) non sono automaticamente applicabili agli etilometri, poiché questi ultimi sono regolati da un apparato normativo specifico e distinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati