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Onere della prova etilometro: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il ricorrente contestava l’affidabilità dell’etilometro, ma la Corte ha ribadito che l’onere della prova etilometro spetta all’imputato. Non è sufficiente una generica contestazione del funzionamento del dispositivo, ma è necessario fornire prove concrete di vizi o difetti di strumentazione per invalidare il test.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: Non Basta Dire ‘Non Funziona’

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per chiunque sia coinvolto in un procedimento per guida in stato di ebbrezza: l’onere della prova etilometro. La Suprema Corte ha chiarito, ancora una volta, che non è sufficiente una semplice contestazione generica sul funzionamento dell’apparecchio per invalidare l’accertamento. Spetta, invece, all’imputato dimostrare concretamente il difetto dello strumento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Modena che in secondo grado dalla Corte di Appello di Bologna. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la presunta inutilizzabilità dei risultati dell’alcoltest a causa dell’omessa verifica del corretto funzionamento dell’etilometro da parte delle forze dell’ordine.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova Etilometro

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: la contestazione del risultato dell’etilometro non può essere generica. Il conducente che sostiene il malfunzionamento dell’apparecchio ha un preciso onere di allegazione e prova.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la normativa e la giurisprudenza di legittimità non impongono alle forze dell’ordine di presentare la documentazione relativa a omologazione, revisione e taratura dell’etilometro come condizione di validità del test. Questi elementi, infatti, non costituiscono una prova preliminare per l’accertamento dello stato di ebbrezza.
Il principio fondamentale è che l’onere della prova etilometro si inverte: una volta che il test fornisce un risultato positivo, si presume che l’apparecchio funzioni correttamente. Spetta quindi all’imputato fornire una ‘prova contraria’.

Questa prova contraria, sottolinea la Corte, non può consistere in una mera affermazione di difettosità. L’imputato deve, invece, dimostrare in modo specifico e concreto:
1. La sussistenza di vizi ed errori di strumentazione.
2. Vizi correlati all’omologazione dell’apparecchio.
3. L’assenza o l’inattualità dei controlli periodici prescritti.

Nel caso specifico, il ricorrente non ha fornito alcun elemento concreto in tal senso, limitandosi a una contestazione generica. Per tale ragione, il suo ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso e consolidato. Per contestare efficacemente un alcoltest, non è sufficiente sollevare dubbi generici. È necessario intraprendere una difesa tecnica precisa, supportata da elementi concreti che dimostrino un vizio specifico dell’apparecchio utilizzato. In assenza di tale prova, il risultato dell’etilometro è da considerarsi pienamente valido ed efficace ai fini della condanna. La decisione serve da monito: la strategia difensiva deve essere fondata su basi solide e non su mere supposizioni.

È sufficiente contestare genericamente il funzionamento dell’etilometro per annullare un alcoltest?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una contestazione generica del buon funzionamento dell’apparecchio è del tutto insufficiente. Il ricorso basato su tale motivo è considerato manifestamente infondato.

Su chi ricade l’onere della prova del malfunzionamento dell’etilometro?
L’onere della prova ricade sull’imputato. Non è l’accusa a dover dimostrare il perfetto funzionamento dello strumento, ma è il conducente a dover fornire la prova contraria di un suo vizio o difetto.

Cosa deve fare l’imputato per dimostrare che l’etilometro non funzionava correttamente?
L’imputato deve fornire prove concrete, come ‘dimostrando la sussistenza di vizi ed errori di strumentazione, ovvero vizi correlati all’omologazione dell’apparecchio’, oppure ‘dimostrando l’assenza o l’inattualità dei prescritti controlli’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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