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Onere della prova etilometro: Cassazione chiarisce

Una conducente è stata condannata per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico elevato. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, chiarendo l’onere della prova sull’etilometro. La Corte ha stabilito che l’accusa deve fornire la prova della taratura solo se la difesa solleva dubbi specifici sul malfunzionamento dell’apparecchio. È stata inoltre negata la non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’elevato pericolo dimostrato dalla condotta.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: l’onere della prova etilometro. La decisione chiarisce in modo netto i doveri della difesa e dell’accusa riguardo la dimostrazione del corretto funzionamento dell’apparecchio, stabilendo principi importanti anche in tema di concordato in appello e di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso: La Condanna per Guida in Stato di Ebbrezza

Il caso riguarda una conducente condannata sia in primo grado che in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico accertato significativamente alto, pari a 2 g/l e 1,97 g/l. Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.

Le Questioni Giuridiche Sottoposte alla Cassazione

L’imputata ha sollevato tre questioni principali:

1. Vizio di motivazione sull’onere della prova: La difesa sosteneva che l’accusa non avesse provato la regolare omologazione e le verifiche periodiche dell’etilometro, e che la Corte d’Appello avesse erroneamente posto a carico della difesa un onere di contestazione del buon funzionamento.
2. Errore procedurale (error in procedendo): Si lamentava che, dopo aver rigettato un’ipotesi di concordato sulla pena (c.d. patteggiamento in appello), il giudice non avesse concesso un termine per formulare una nuova proposta, procedendo subito alla decisione.
3. Errata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, basata, a dire della difesa, unicamente sull’elevato tasso alcolemico riscontrato.

Analisi della Decisione: L’Onere della Prova sull’Etilometro

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, fornendo chiarimenti fondamentali. Sul punto centrale dell’onere della prova etilometro, la Suprema Corte ha consolidato un orientamento ormai maggioritario. Si è stabilito che l’onere per il Pubblico Ministero di dimostrare l’omologazione e la revisione periodica dell’apparecchio sorge solo a seguito di una specifica allegazione da parte dell’imputato.

Non è sufficiente, quindi, una mera richiesta generica di visionare la documentazione o una semplice affermazione della sua assenza agli atti. La difesa ha un onere di allegazione qualificata: deve introdurre elementi concreti idonei a far dubitare del corretto funzionamento dell’apparecchio. In assenza di una simile contestazione, la prova fornita dall’alcoltest è da considerarsi valida.

La Gestione del Concordato Rigettato e la Tenuità del Fatto

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. Per quanto riguarda la procedura successiva al rigetto del concordato in appello, la Cassazione ha chiarito che, secondo la normativa vigente (art. 599-bis c.p.p.), se il giudice respinge l’accordo in un’udienza con la partecipazione delle parti, deve semplicemente disporre la prosecuzione del giudizio. Non vi è alcun obbligo di concedere un termine per la formulazione di un nuovo accordo, potendo le parti riproporlo nel corso della stessa udienza.

Infine, sull’esclusione della particolare tenuità del fatto, la Corte ha precisato che la decisione dei giudici di merito non era basata unicamente sul dato numerico del tasso alcolemico. Tale valore, infatti, è stato considerato come una concreta modalità della condotta, indicativa di un elevato grado di pericolo, ulteriormente confermato da una “evidente difficoltà di governare la vettura”. La valutazione, quindi, è stata complessa e ha tenuto conto di tutte le peculiarità del caso concreto, giustificando l’esclusione del beneficio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali e sostanziali. La ripartizione dell’onere probatorio sull’etilometro mira a evitare contestazioni puramente dilatorie, richiedendo alla difesa un contributo attivo e specifico. La disciplina del concordato rigettato è interpretata nel senso di garantire la celerità del processo, senza però precludere alle parti la possibilità di negoziare. Infine, la valutazione sulla tenuità del fatto viene ancorata a un’analisi complessiva della condotta e del pericolo generato, dove il tasso alcolemico, pur non essendo l’unico elemento, assume un’importanza decisiva come indicatore della gravità dell’illecito.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre importanti indicazioni pratiche. Per gli avvocati difensori, emerge la necessità di non limitarsi a una contestazione generica dell’alcoltest, ma di ricercare e allegare elementi specifici che ne mettano in dubbio l’affidabilità. Per gli imputati, la pronuncia conferma che un tasso alcolemico molto elevato, specialmente se accompagnato da una guida insicura, rende estremamente difficile ottenere il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La decisione consolida un approccio che bilancia il diritto di difesa con l’esigenza di un’efficace repressione di un reato di grave allarme sociale.

Chi deve provare che l’etilometro funziona correttamente?
L’onere della prova per l’accusa di dimostrare l’omologazione e la taratura dell’etilometro sorge solo se la difesa contesta specificamente il suo funzionamento, presentando elementi concreti che ne mettano in dubbio l’affidabilità. Una semplice richiesta della documentazione non è sufficiente.

Se il giudice d’appello rigetta un accordo sulla pena (concordato), deve concedere tempo per proporne uno nuovo?
No. Secondo la normativa attuale, se l’udienza si svolge con la partecipazione delle parti, il giudice, dopo aver rigettato l’accordo, dispone la prosecuzione del dibattimento. Le parti possono riproporre un nuovo accordo nella stessa udienza, ma non hanno diritto a un rinvio specifico per questo scopo.

Un tasso alcolemico molto alto esclude sempre la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
Non in modo automatico, ma è un fattore determinante. Il giudice deve compiere una valutazione complessa di tutte le circostanze. In questo caso, l’elevato tasso alcolemico, unito alla palese difficoltà nel controllare il veicolo, ha dimostrato un livello di pericolo tale da rendere il fatto non meritevole del beneficio della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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