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Onere della prova etilometro: a chi spetta?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. La Corte ribadisce che l’esito positivo del test è prova sufficiente e spetta alla difesa l’onere della prova etilometro, ossia dimostrare il cattivo funzionamento dello strumento. Il ricorso è stato respinto perché reiterava questioni già trattate e non consentite nel giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: la Cassazione Conferma i Principi

In tema di guida in stato di ebbrezza, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova etilometro, ovvero la dimostrazione di un suo malfunzionamento, grava sull’imputato e non sull’accusa. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico, offrendo importanti chiarimenti per gli automobilisti e i loro difensori. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un controllo stradale avvenuto in provincia di Padova, durante il quale un automobilista veniva sottoposto ad alcoltest. L’esito dell’accertamento con etilometro rivelava un tasso alcolemico notevolmente superiore ai limiti di legge, con misurazioni di 2,55 g/l e 2,70 g/l, configurando l’ipotesi più grave del reato previsto dal Codice della Strada.

Sorprendentemente, in primo grado, l’imputato veniva assolto. Tuttavia, la Procura impugnava la sentenza e la Corte d’Appello di Venezia ribaltava la decisione, condannando l’automobilista. Contro questa sentenza di condanna, la difesa proponeva ricorso per Cassazione.

Il Ricorso e l’Onere della Prova Etilometro

Il ricorso presentato alla Suprema Corte si basava su motivi ritenuti inammissibili. La difesa, infatti, riproponeva le stesse argomentazioni già discusse in appello, incentrate sulla presunta illegittimità dell’utilizzo dell’etilometro. Tali argomentazioni, secondo i giudici, costituivano doglianze non consentite nel giudizio di legittimità, il quale si limita a valutare la corretta applicazione della legge e non a riesaminare i fatti.

La Corte ha sottolineato come le lamentele della difesa fossero in contrasto con la giurisprudenza consolidata. I giudici d’appello avevano correttamente evidenziato che la tesi difensiva, basata su una consulenza di parte, si traduceva in una disapplicazione di fatto della normativa vigente sull’accertamento dello stato di ebbrezza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione su principi chiari e ormai stabili. I giudici hanno ribadito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. Questo si basa sull’affidabilità dello strumento, garantita dai controlli periodici di omologazione e taratura.

Di conseguenza, si verifica un’inversione dell’onere della prova. Non è l’accusa a dover dimostrare, oltre al risultato positivo, il perfetto funzionamento dell’apparecchio. È, al contrario, l’onere della difesa dell’imputato fornire la prova contraria. L’imputato deve dimostrare attivamente l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti, ad esempio richiedendo l’esame del dirigente del reparto addetto ai controlli o producendo in giudizio una copia del libretto metrologico dell’etilometro. In assenza di tali prove, il risultato del test è da considerarsi valido e attendibile.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame non introduce novità, ma consolida un principio cruciale: chi viene trovato positivo all’alcoltest non può limitarsi a contestare genericamente l’affidabilità dello strumento. Per avere successo, una difesa deve portare prove concrete che mettano in discussione la corretta manutenzione e calibrazione dell’etilometro. A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a conferma della temerarietà del ricorso.

A chi spetta l’onere della prova sul funzionamento dell’etilometro?
Spetta alla difesa dell’imputato. La giurisprudenza consolidata stabilisce che l’esito positivo dell’alcoltest è prova dello stato di ebbrezza; pertanto, è l’imputato a dover dimostrare un eventuale difetto di funzionamento dello strumento o la mancanza dei controlli periodici prescritti.

Come può la difesa provare il malfunzionamento dell’etilometro?
La difesa può fornire la prova contraria dimostrando l’assenza o l’inattualità dei controlli obbligatori. Ciò può avvenire, ad esempio, tramite l’escussione in tribunale del dirigente del reparto di polizia addetto ai controlli oppure producendo una copia del libretto metrologico dello specifico etilometro utilizzato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. Come conseguenza, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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