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Omologazione etilometro: onere della prova a carico

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso sostenendo la mancanza di omologazione dell’etilometro utilizzato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l’onere di provare la mancata omologazione etilometro o l’assenza delle verifiche periodiche spetta alla difesa dell’imputato. Non è sufficiente una contestazione generica o il richiamo a sentenze relative ad altri casi. La Corte ha quindi confermato la condanna e ha aggiunto il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omologazione Etilometro: la Cassazione ribadisce l’onere della prova a carico dell’imputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10001 del 2025, affronta un tema cruciale nei procedimenti per guida in stato di ebbrezza: la validità dei risultati dell’alcoltest e, in particolare, la contestazione relativa alla omologazione etilometro. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, chiarendo in modo definitivo che l’onere di dimostrare un difetto dello strumento ricade interamente sulla difesa.

I Fatti di Causa: dalla condanna al ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un automobilista per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada, confermata in secondo grado dalla Corte d’appello di Venezia. La difesa dell’imputato ha deciso di portare la questione fino in Cassazione, basando il proprio ricorso su un unico motivo: la presunta inutilizzabilità dei risultati dell’etilometro. Secondo il ricorrente, l’apparecchio utilizzato (un modello specifico) sarebbe stato privo della necessaria certificazione di omologazione, rendendo nullo l’accertamento.

L’onere della prova sulla omologazione etilometro

Il punto centrale della difesa era che l’apparecchio non fosse conforme alle normative tecniche. Tuttavia, questa affermazione non era supportata da prove concrete relative al caso specifico, ma si basava sulla mera allegazione di una sentenza emessa in un procedimento diverso. La difesa non ha fornito alcuna perizia tecnica né ha allegato elementi concreti idonei a contestare la regolarità dello strumento impiegato dalle forze dell’ordine.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, definendo il ricorso “manifestamente infondato”. I giudici hanno chiarito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. L’affidabilità di questi strumenti è garantita non solo dall’omologazione iniziale, ma anche dai controlli periodici (taratura) volti a verificarne il corretto funzionamento nel tempo.

Il Principio Sancito dalla Suprema Corte

La sentenza stabilisce un principio procedurale di fondamentale importanza: se la difesa intende contestare l’affidabilità dell’etilometro, non può limitarsi a una generica eccezione. È onere dell’imputato fornire la “prova contraria”. Questo significa che la difesa deve dimostrare attivamente l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti dalla legge. Tale prova può essere fornita, ad esempio, attraverso la produzione in giudizio del libretto metrologico dell’apparecchio o tramite la testimonianza del dirigente del reparto che si occupa dei controlli.

Nel caso di specie, l’imputato non ha fornito alcun elemento concreto in tal senso. La sua contestazione, basata su un’altra pronuncia giurisprudenziale, è stata ritenuta troppo generica e quindi inefficace. La Corte ha implicitamente confermato la validità dell’accertamento svolto in sede di merito, che aveva già attestato la regolare omologazione dell’apparecchio utilizzato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione in commento consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per chi si trova ad affrontare un’accusa di guida in stato di ebbrezza, non è sufficiente sollevare dubbi astratti sull’omologazione etilometro. È necessario intraprendere un’azione difensiva proattiva, acquisendo prove documentali o testimoniali che dimostrino in modo concreto un vizio dello strumento o della sua manutenzione. In assenza di tali prove specifiche, la contestazione rischia di essere dichiarata inammissibile, con conseguente conferma della condanna e l’ulteriore addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

A chi spetta l’onere di provare che un etilometro non è omologato o non è stato sottoposto a revisione periodica?
Secondo la Corte, l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando l’assenza di omologazione o la mancata effettuazione dei controlli periodici sull’etilometro, spetta alla difesa dell’imputato.

È sufficiente citare un’altra sentenza che ha riscontrato problemi su un modello di etilometro per invalidare il test?
No. La Corte ha stabilito che la mera allegazione di una sentenza emessa in un diverso procedimento, senza fornire prove concrete e specifiche relative all’apparecchio utilizzato nel proprio caso, costituisce un’eccezione generica e non è sufficiente a invalidare l’accertamento.

Cosa consegue alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza?
Oltre a rendere definitiva la condanna, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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