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Omissione patrimonio mobiliare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cittadina condannata per aver ottenuto il Reddito di Cittadinanza omettendo di dichiarare un ingente patrimonio mobiliare detenuto su conti gioco. La decisione conferma che tale omissione costituisce reato e che la gravità del fatto, data dagli importi e dalla reiterazione delle false dichiarazioni, impedisce l’applicazione di benefici come la non punibilità per particolare tenuità o le attenuanti generiche.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione Patrimonio Mobiliare: la Cassazione conferma la condanna

L’ordinanza in esame affronta un caso significativo di omissione patrimonio mobiliare ai fini dell’ottenimento del Reddito di Cittadinanza. La Corte di Cassazione si è pronunciata sull’inammissibilità del ricorso presentato da un’imputata, condannata per aver deliberatamente nascosto ingenti somme depositate su conti gioco online. Questa decisione ribadisce la rigidità della legge e le conseguenze penali per chi fornisce dichiarazioni ISEE non veritiere per accedere a benefici statali.

La Vicenda Giudiziaria: Dichiarazioni False per il Reddito di Cittadinanza

Il caso ha origine dalle domande per il Reddito di Cittadinanza presentate da una cittadina all’INPS. In tali dichiarazioni, la richiedente attestava di non possedere depositi o conti correnti bancari/postali nell’anno precedente. Tuttavia, le indagini hanno fatto emergere una realtà ben diversa: la donna era titolare di diversi conti gioco online, sui quali erano transitate somme considerevoli. Nello specifico, si parla di oltre 9.500 euro in un anno e più di 53.300 euro in un altro periodo. Tali importi costituivano un patrimonio mobiliare che, se dichiarato correttamente, avrebbe precluso l’accesso al sussidio. La Corte d’Appello aveva quindi confermato la sua responsabilità penale per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata valutazione delle prove: Si contestava la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, tentando di offrire una lettura alternativa delle prove, in particolare riguardo alla titolarità dei conti gioco.
2. Mancata applicazione della non punibilità: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto.
3. Diniego delle attenuanti generiche: Si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale, che avrebbero comportato una riduzione della pena.

L’analisi della Corte sulla omissione patrimonio mobiliare

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che la Cassazione opera in sede di legittimità e non può riesaminare i fatti o le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge, non fornire una nuova valutazione del merito. Le doglianze dell’imputata erano semplici contestazioni fattuali, inammissibili in questa sede.

Il rigetto delle attenuanti e della non punibilità

Anche gli altri due motivi sono stati ritenuti infondati. La Corte ha spiegato che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata correttamente esclusa a causa della gravità dell’offesa. Tale gravità è stata desunta non solo dagli ingenti importi indebitamente percepiti, ma anche dalla reiterazione delle false dichiarazioni nel corso degli anni, un comportamento che denota una precisa volontà fraudolenta.
Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la loro concessione deve essere giustificata dalla presenza di elementi positivi che motivino un trattamento di favore. In assenza di tali elementi, il giudice può negarle motivando semplicemente sulla base di tale assenza, come correttamente fatto dalla Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità e nella corretta applicazione dei principi penali da parte dei giudici di merito. La Corte ha ritenuto che la decisione impugnata fosse logica e giuridicamente ineccepibile. L’omissione patrimonio mobiliare è stata provata e la condotta dell’imputata non presentava alcun elemento che potesse giustificare una mitigazione della responsabilità penale. La decisione di condannare la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza della manifesta infondatezza del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sulla serietà degli obblighi dichiarativi legati all’accesso a prestazioni sociali. L’omissione di componenti del patrimonio, inclusi i conti gioco, non è una semplice dimenticanza, ma un reato con precise conseguenze penali. La decisione sottolinea che né la particolare tenuità del fatto né le attenuanti generiche possono essere invocate quando la condotta illecita è caratterizzata da importi significativi e da una persistenza nel tempo, elementi che ne dimostrano la piena gravità.

Dimenticare di dichiarare un conto gioco nell’ISEE per il Reddito di Cittadinanza è un reato?
Sì, l’ordinanza conferma che omettere di dichiarare un patrimonio mobiliare, come i fondi su un conto gioco, al fine di ottenere il beneficio, integra il reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4 del 2019, trattandosi di una dichiarazione non veritiera.

È possibile ottenere l’assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ se si omettono importi elevati?
No, la Corte ha escluso questa possibilità. La gravità dell’offesa, valutata in base agli importi significativi omessi (in questo caso, decine di migliaia di euro) e alla reiterazione delle false dichiarazioni negli anni, impedisce l’applicazione di tale causa di non punibilità.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, il provvedimento ribadisce che la Corte di Cassazione opera in ‘sede di legittimità’. Ciò significa che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o i fatti, ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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