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Omissione lavori pericolanti: quando è lecita la confisca

La titolare di un’attività ricettiva è stata condannata per il reato di omissione lavori pericolanti a causa di una struttura abusiva e instabile. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, chiarendo che il reato è permanente e non si interrompe con il sequestro del bene. Tuttavia, ha annullato la confisca, stabilendo che, essendo facoltativa, deve essere supportata da una motivazione specifica sulla pericolosità intrinseca del bene e sul rischio di recidiva del reo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione Lavori Pericolanti: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Confisca

L’omissione di lavori pericolanti è un reato che mira a tutelare la sicurezza pubblica, sanzionando chi, essendo proprietario di un edificio o di una costruzione che minaccia rovina, omette di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso, offrendo chiarimenti cruciali sulla natura permanente di questo reato e, soprattutto, sui presupposti per la confisca del bene. La decisione sottolinea come la responsabilità del proprietario persista anche dopo il sequestro dell’immobile e come la misura ablativa della confisca richieda una motivazione rafforzata da parte del giudice.

I Fatti del Caso: Una Struttura Precaria in un Agriturismo

Il caso ha origine dalla condanna della titolare di un’attività agrituristica per il reato previsto dall’art. 677 del codice penale. La donna aveva realizzato, senza le dovute autorizzazioni, una grande struttura in legno di circa 250 mq, adibita a uso ricettivo. Il manufatto, situato in una zona sismica e a rischio idrogeologico, era stato giudicato instabile e pericoloso in quanto privo di adeguate fondazioni. Nel 2012, la struttura era stata sottoposta a sequestro. Nonostante ciò, la proprietaria è stata ritenuta penalmente responsabile per non aver eliminato la situazione di pericolo.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Omissione Lavori Pericolanti

La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione basato su diversi motivi, tra cui la presunta prescrizione del reato e l’insussistenza di un pericolo concreto. La Suprema Corte ha respinto gran parte delle doglianze, confermando la solidità dell’impianto accusatorio.

La Natura Permanente del Reato

I giudici hanno ribadito che l’omissione lavori pericolanti è un reato permanente. La sua consumazione perdura finché il pericolo per la pubblica incolumità non cessa. Il sequestro del bene, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, non interrompe la permanenza del reato. Anche se l’uso del bene viene inibito, il proprietario mantiene la piena disponibilità di fatto e giuridica per richiedere le autorizzazioni e compiere gli interventi necessari a metterlo in sicurezza. Il fatto che l’imputata avesse successivamente tentato, seppur in modo inefficace, di eseguire dei lavori, ha confermato la sua concreta possibilità di agire.

La Valutazione del Pericolo

La Corte ha inoltre precisato che la valutazione del pericolo deve essere effettuata tramite un giudizio prognostico ex ante, basato cioè sulla situazione esistente al momento della condotta omissiva. Il fatto che l’edificio non sia crollato nel corso degli anni è irrilevante. Ciò che conta è la probabilità che, a causa della sua precarietà strutturale, potesse derivarne un danno all’incolumità delle persone.

L’Annullamento della Confisca Facoltativa: Un Obbligo di Motivazione

Il punto cruciale della sentenza, che ha portato all’accoglimento parziale del ricorso, riguarda la confisca del manufatto. La Corte di Cassazione ha stabilito che la confisca prevista in questi casi è facoltativa e non automatica. Pertanto, il giudice che la dispone ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e approfondita. Non è sufficiente constatare il legame tra il bene e il reato commesso.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di garanzia. Per poter sottrarre definitivamente un bene al suo proprietario, il giudice deve illustrare il percorso logico che lo ha portato a tale decisione. Nello specifico, la motivazione deve riguardare due aspetti fondamentali:
1. L’intrinseca e irrimediabile pericolosità del bene, tale da renderne necessaria la sottrazione alla disponibilità dell’imputato.
2. La circostanza che il reo, se mantenesse il possesso del bene, potrebbe commettere nuovi reati. Si tratta di una valutazione sulla pericolosità sociale del soggetto in relazione a quel bene specifico.
Nel caso di specie, il Tribunale di merito aveva ordinato la confisca senza fornire alcuna spiegazione su questi punti, limitandosi a disporla come conseguenza automatica della condanna. Questa carenza motivazionale ha costituito un vizio di legittimità, portando all’annullamento della sentenza su questo specifico punto con rinvio a un nuovo giudice.

le conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, i proprietari di immobili hanno un dovere costante di vigilanza e intervento per garantire la sicurezza, un dovere che non viene meno neppure a seguito di un provvedimento di sequestro. In secondo luogo, la decisione riafferma che la confisca, specialmente quella facoltativa, non è una sanzione accessoria scontata, ma una misura di sicurezza che incide profondamente sul diritto di proprietà e che, come tale, deve essere sempre supportata da una motivazione rigorosa e puntuale da parte dell’autorità giudiziaria.

Il sequestro di un immobile pericolante interrompe il reato di omissione di lavori?
No, il sequestro non interrompe la permanenza del reato. Il proprietario, anche se privato dell’uso, mantiene la disponibilità di fatto e il dovere giuridico di intervenire per eliminare il pericolo per la pubblica incolumità.

Per configurare il reato di cui all’art. 677 c.p., è necessario che l’edificio sia effettivamente crollato?
No, non è necessario. Il reato si basa su un giudizio prognostico ex ante sulla concreta pericolosità dell’immobile. Il fatto che non sia avvenuto un crollo non esclude la sussistenza del pericolo e, quindi, del reato.

In caso di omissione lavori pericolanti, la confisca dell’immobile è sempre obbligatoria?
No, è una misura facoltativa. Per disporla, il giudice deve fornire una motivazione specifica che non si limiti a constatare il legame tra il bene e il reato, ma che spieghi perché il bene è intrinsecamente e irrimediabilmente pericoloso e perché vi è il rischio che il proprietario possa commettere nuovi reati se ne mantenesse il possesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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