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Omissione di soccorso: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7411/2024, ha confermato la condanna per omissione di soccorso a un automobilista fuggito dopo un incidente. L’imputato aveva invocato lo stato di necessità, sostenendo di dover assistere la madre anziana caduta a casa. I giudici hanno respinto la tesi, chiarendo che per l’omissione di soccorso è sufficiente il dolo eventuale, ovvero la semplice accettazione del rischio che dall’incidente possano essere derivate lesioni, e che lo stato di necessità richiede prove concrete di un pericolo grave e imminente, non una mera preoccupazione soggettiva.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione di soccorso e stato di necessità: la Cassazione traccia i confini

L’omissione di soccorso dopo un incidente stradale è un reato grave, che trova la sua ratio nella tutela della vita e dell’incolumità delle persone. Ma cosa succede se chi guida si allontana perché convinto di dover fronteggiare un’altra emergenza, come la caduta di un genitore anziano? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7411 del 2024, offre chiarimenti cruciali sulla differenza tra una giustificazione valida e una semplice scusa, definendo i contorni del dolo eventuale e dello stato di necessità in questo contesto.

Il caso: un incidente e una fuga giustificata?

Un automobilista, dopo aver causato un sinistro stradale in cui un’altra persona riportava lesioni, non si fermava per prestare assistenza. In sua difesa, sosteneva di non essersi reso conto della gravità del fatto e, in subordine, di aver agito in uno “stato di necessità”. Affermava, infatti, di aver ricevuto una telefonata proprio in quel frangente, che lo informava di una caduta della sua anziana madre, spingendolo a correre da lei. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello, tuttavia, lo condannavano per i reati di fuga e omissione di soccorso, ritenendo le sue giustificazioni non credibili. L’uomo ricorreva quindi in Cassazione.

Dolo eventuale nell’omissione di soccorso: cosa significa?

Uno dei punti centrali della difesa era la presunta assenza dell’elemento psicologico del reato (il dolo). La Cassazione coglie l’occasione per ribadire un principio fondamentale. Per integrare i reati previsti dall’art. 189 del Codice della Strada non è necessario che il conducente abbia la certezza di aver provocato lesioni; è sufficiente il cosiddetto dolo eventuale.

Questo significa che il reato si configura anche quando il conducente, dopo un incidente, si rappresenta la semplice possibilità o probabilità di aver causato un danno a persone e, ciononostante, sceglie di non fermarsi e di non prestare aiuto, accettando così il rischio che le conseguenze dannose si verifichino. Nel caso di specie, la dinamica dell’urto (con la rottura dello specchietto retrovisore) era tale da rendere impossibile non percepire l’accaduto e la concreta eventualità di un danno alla persona offesa.

Lo stato di necessità: una scusa non sempre valida

La giustificazione più forte dell’imputato era legata allo stato di necessità. Tuttavia, la Corte Suprema smonta anche questa tesi, chiarendo che la scriminante dello stato di necessità non si basa su una mera percezione soggettiva di pericolo, ma richiede dati di fatto concreti e oggettivi.

Perché lo stato di necessità sia valido, l’agente deve trovarsi di fronte a un pericolo attuale di un danno grave alla persona, non altrimenti evitabile. Nel caso esaminato, l’imputato non ha fornito alcuna prova a supporto della sua affermazione: non risultava che fosse stata chiamata un’ambulanza per la madre, né che lui fosse l’unica persona in grado di prestarle soccorso. Una semplice telefonata che informa di una caduta, senza ulteriori dettagli sulla gravità, non è sufficiente a integrare quella situazione di pericolo grave e imminente che la legge richiede per giustificare la violazione di un dovere fondamentale come quello di fermarsi dopo un incidente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso basandosi su argomentazioni solide e coerenti con la giurisprudenza consolidata. In primo luogo, ha distinto nettamente il reato di fuga (art. 189, comma 6 C.d.S.), finalizzato a garantire l’identificazione dei soggetti coinvolti, da quello di omissione di soccorso (art. 189, comma 7 C.d.S.), volto a tutelare le persone ferite. Per entrambi, il dolo eventuale è sufficiente: basta rappresentarsi la possibilità che vi siano feriti per avere l’obbligo di fermarsi.

In secondo luogo, ha sottolineato che l’allegazione dello stato di necessità deve essere supportata da prove concrete, non da un semplice stato d’animo o da una preoccupazione soggettiva. L’assenza di elementi oggettivi che attestassero un pericolo grave per la madre ha reso la scusante inapplicabile. Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), in quanto sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa pronuncia ribadisce un messaggio chiaro e inequivocabile per tutti gli utenti della strada: in caso di incidente, l’obbligo di fermarsi e prestare assistenza è prioritario e non ammette deroghe basate su giustificazioni soggettive o non provate. La legge non chiede la certezza del danno, ma impone un dovere di diligenza che si attiva già con il semplice e ragionevole dubbio di aver potuto ferire qualcuno. Affidarsi a scusanti come un’emergenza familiare, senza che questa presenti i caratteri di un pericolo grave, attuale e inevitabile, significa esporsi a una sicura condanna penale.

Basta il semplice dubbio di aver ferito qualcuno per essere obbligati a fermarsi dopo un incidente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, per il reato di omissione di soccorso è sufficiente il dolo eventuale. Questo significa che anche la sola possibilità o il dubbio di aver causato un danno a persone impone l’obbligo di fermarsi e prestare assistenza.

Un’emergenza familiare, come la notizia della caduta di un genitore anziano, può giustificare la fuga dopo un incidente?
No, non automaticamente. Per invocare con successo lo stato di necessità, è necessario dimostrare con dati di fatto concreti che esisteva un pericolo attuale di un danno grave alla persona, non altrimenti evitabile. Una semplice telefonata, senza prove oggettive della gravità della situazione e dell’impossibilità di delegare il soccorso, non è considerata una giustificazione valida.

Qual è la differenza tra il reato di “fuga” e quello di “omissione di soccorso” stradale?
Il reato di “fuga” (art. 189, comma 6 C.d.S.) punisce chi non si ferma dopo un incidente per impedire la propria identificazione e la ricostruzione dei fatti. Il reato di “omissione di soccorso” (art. 189, comma 7 C.d.S.) punisce, invece, una condotta ulteriore: quella di non prestare l’assistenza necessaria alle persone che potrebbero essere rimaste ferite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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