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Omissione di soccorso: il dolo eventuale è sufficiente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per omissione di soccorso. L’imputato, dopo aver causato la caduta di un ciclista, aveva solo rallentato senza fermarsi. La Corte ha confermato che per configurare il reato è sufficiente il dolo eventuale, ossia l’accettazione del rischio che la persona coinvolta nell’incidente potesse aver bisogno di aiuto, senza che sia necessaria la certezza del suo stato di ferimento.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione di soccorso: basta accettare il rischio per essere condannati

L’omissione di soccorso stradale, disciplinata dall’art. 189 del Codice della Strada, è un reato che tutela il bene primario della vita e della salute delle persone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8591/2024) ha ribadito un principio fondamentale riguardo all’elemento psicologico necessario per la condanna: non serve l’intenzione diretta di non aiutare, ma è sufficiente il cosiddetto ‘dolo eventuale’. Vediamo nel dettaglio cosa significa.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un automobilista ritenuto responsabile, nei precedenti gradi di giudizio, per aver causato la caduta di un ciclista e per non essersi fermato a prestare assistenza. La difesa dell’imputato sosteneva che mancasse la prova della volontà di commettere il reato, contestando quindi la sussistenza dell’elemento soggettivo.

Secondo la ricostruzione, l’automobilista, dopo l’incidente, aveva rallentato per verificare l’accaduto, notando il ciclista a terra, ma aveva poi proseguito la sua marcia senza fermarsi per sincerarsi delle sue condizioni e prestare il dovuto soccorso.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e il concetto di omissione di soccorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che la valutazione dei fatti e l’apprezzamento delle prove sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e che la Suprema Corte può intervenire solo in caso di vizi logici o giuridici nella motivazione, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Il punto centrale della decisione riguarda l’elemento soggettivo del reato di omissione di soccorso. La Corte ha ribadito che per questo tipo di reato è sufficiente la presenza del ‘dolo eventuale’.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un ragionamento logico e giuridico ineccepibile. Il fatto che l’imputato abbia rallentato per guardare cosa fosse successo dimostra che si era reso conto dell’incidente e della potenziale necessità di aiuto da parte del ciclista caduto a terra. Proseguendo la marcia, l’automobilista ha consapevolmente accettato il rischio che la persona coinvolta potesse aver subito delle lesioni e necessitasse di assistenza.

Questo atteggiamento mentale integra pienamente il dolo eventuale: l’agente non persegue direttamente l’evento (la mancata assistenza), ma prevede la sua possibile conseguenza e, nonostante ciò, agisce ugualmente, accettandone il rischio. La Corte di Appello, secondo la Cassazione, ha fornito una motivazione congrua e adeguata, basata sulle evidenze processuali, per affermare la responsabilità penale dell’imputato.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio di grande importanza pratica e di civiltà giuridica. Chiunque sia coinvolto in un sinistro stradale ha l’obbligo di fermarsi e prestare assistenza. Non è possibile sottrarsi a tale dovere semplicemente ipotizzando che non vi siano state conseguenze gravi. La legge richiede un comportamento attivo e responsabile. La decisione della Cassazione ci ricorda che anche il solo dubbio sulla necessità di soccorso impone l’obbligo di fermarsi. Ignorare questa eventualità, accettando il rischio che qualcuno possa essere in pericolo, configura il reato di omissione di soccorso.

Per essere condannati per omissione di soccorso è necessario avere la certezza che la persona sia ferita?
No, secondo l’ordinanza non è necessaria la certezza. È sufficiente il cosiddetto ‘dolo eventuale’, ovvero la consapevolezza che dall’incidente possa essere derivato un danno alla persona e la conseguente necessità di assistenza, accettando il rischio di non fermarsi.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non ha riesaminato i fatti del caso, ma ha stabilito che i motivi presentati nel ricorso non erano validi per legge. La Corte ha ritenuto che la decisione del giudice precedente fosse ben motivata e priva di vizi logici, e quindi non potesse essere modificata.

Qual è la differenza tra rallentare e fermarsi dopo un incidente secondo questa ordinanza?
L’ordinanza chiarisce che il solo fatto di rallentare per verificare l’accaduto non esclude il reato. Al contrario, tale comportamento può dimostrare che il conducente si è reso conto dell’incidente. L’obbligo di legge impone di fermarsi e prestare l’assistenza necessaria, non solo di accertarsi a distanza di quanto successo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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