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Omissione contributiva: quando non è reato?

Un imprenditore, condannato per omissione contributiva, ha richiesto la revoca delle sentenze a seguito della depenalizzazione per importi inferiori a 10.000 euro annui. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice di merito che aveva respinto parzialmente la richiesta, criticando la motivazione lacunosa sul calcolo del superamento della soglia di punibilità. La sentenza sottolinea la necessità di un’analisi rigorosa e trasparente da parte del giudice, conformemente ai principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità per l’omissione contributiva.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione Contributiva: la Cassazione detta le regole per il calcolo della soglia di punibilità

L’omissione contributiva è un tema di grande attualità per imprenditori e datori di lavoro. Con la sentenza n. 25945/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per determinare la rilevanza penale del mancato versamento dei contributi previdenziali, a seguito della depenalizzazione introdotta dal D.Lgs. n. 8/2016. La decisione offre chiarimenti cruciali su come il Giudice dell’esecuzione debba calcolare la soglia di 10.000 euro annui, al di sotto della quale il fatto non costituisce più reato.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, destinatario di diversi decreti penali di condanna per omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei propri dipendenti, presentava un’istanza al Tribunale per la revoca di tali provvedimenti. La richiesta si basava sulla cosiddetta abolitio criminis parziale, introdotta nel 2016, che ha trasformato in illecito amministrativo le omissioni di importo annuo inferiore a 10.000 euro.

Il Giudice dell’esecuzione accoglieva solo parzialmente la richiesta. Per alcune annualità, revocava le condanne, mentre per altre (specificamente il 2008 e il 2009) rigettava l’istanza, ritenendo superata la soglia di punibilità sulla base di documentazione acquisita d’ufficio dall’INPS. L’imprenditore proponeva quindi ricorso in Cassazione, lamentando sia la violazione del contraddittorio, sia un errore di diritto nel calcolo dell’importo omesso.

La Soglia di Punibilità nell’Omissione Contributiva

Il ricorrente contestava al Giudice dell’esecuzione di aver errato nel non revocare i decreti penali relativi alle annualità 2008 e 2009. Secondo la difesa, il reato di omissione contributiva si perfeziona nel momento in cui l’importo non versato, calcolato a partire da gennaio, supera la soglia di punibilità. Le eventuali omissioni successive nello stesso anno non configurerebbero nuovi reati, ma farebbero parte di un’unica condotta a consumazione prolungata.

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato questo motivo di ricorso. Pur confermando che il giudice può acquisire documenti per verificare il superamento della soglia, ha rilevato una grave carenza motivazionale nell’ordinanza impugnata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza, richiamando i principi consolidati stabiliti dalle Sezioni Unite (sentenza n. 10424/2018, Del Fabro). Secondo tale orientamento, per calcolare l’importo annuo dell’omissione, si devono considerare le mensilità di scadenza dei versamenti contributivi incluse nel periodo che va dal 16 gennaio al 16 dicembre dell’anno di riferimento.

Il reato si configura come una fattispecie a progressione criminosa: una volta superato il limite di 10.000 euro, le ulteriori omissioni nello stesso anno non creano nuovi reati, ma aggravano la lesione del bene giuridico protetto. Il Giudice dell’esecuzione, nella sua ordinanza, non aveva chiarito:

1. Quali specifici decreti penali si riferissero alle annualità in cui era stata superata la soglia.
2. Come fosse stato effettuato il calcolo per determinare il superamento del limite.
3. Se avesse applicato correttamente i principi ermeneutici fissati dalla giurisprudenza di legittimità.

Questa mancanza di chiarezza nella motivazione ha reso impossibile verificare la correttezza del ragionamento seguito dal giudice, imponendo l’annullamento della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: in sede di esecuzione, il giudice chiamato a decidere sulla revoca di una condanna per omissione contributiva deve fornire una motivazione chiara, dettagliata e trasparente. Non è sufficiente affermare che la soglia di punibilità è stata superata, ma è necessario esplicitare il percorso logico-giuridico seguito, indicando quali importi sono stati considerati e come il calcolo sia stato allineato ai criteri dettati dalle Sezioni Unite. La decisione rappresenta una garanzia per il condannato, assicurando che la valutazione sull’abolitio criminis sia fondata su un’analisi rigorosa e non su conclusioni apodittiche.

Quando l’omissione contributiva non è più considerata un reato?
L’omissione contributiva non costituisce più reato ma un illecito amministrativo quando l’importo totale dei contributi non versati in un anno è inferiore a 10.000 euro. Questo principio deriva dalla depenalizzazione introdotta dal D.Lgs. n. 8 del 2016.

Il Giudice dell’esecuzione può acquisire nuovi documenti per decidere sulla revoca di una condanna?
Sì, la sentenza conferma che il Giudice dell’esecuzione, nell’esercizio dei suoi poteri istruttori, può acquisire d’ufficio la documentazione necessaria (ad esempio dall’INPS) per verificare se sussistono i presupposti per la revoca di una condanna, come il mancato superamento della soglia di punibilità.

Come si determina l’importo annuo per verificare se è stata superata la soglia di punibilità di 10.000 euro?
Secondo i principi affermati dalle Sezioni Unite e richiamati in questa sentenza, l’importo complessivo deve essere calcolato con riferimento alle mensilità di scadenza dei versamenti contributivi, che sono quelle incluse nel periodo dal 16 gennaio al 16 dicembre di ogni anno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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