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Omissione condanne e reddito di cittadinanza: ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver omesso di dichiarare una precedente condanna penale nella domanda per il reddito di cittadinanza. La Corte ha ritenuto l’omissione consapevole e rilevante ai fini dell’ottenimento del beneficio, respingendo le richieste di applicazione della particolare tenuità del fatto e di sanzioni sostitutive a causa della gravità del precedente e della condotta recidiva dell’imputato.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omissione Condanne e Reddito di Cittadinanza: La Cassazione Conferma la Condanna

L’omissione di condanne penali nella richiesta di accesso a benefici statali, come il reddito di cittadinanza, costituisce un reato grave e non ammette scorciatoie. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile il ricorso di un cittadino condannato proprio per aver taciuto un suo precedente penale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Dichiarazione Incompleta

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019. L’imputato, nel presentare due distinte domande per ottenere il reddito di cittadinanza (nel 2019 e nel 2020), aveva deliberatamente omesso di dichiarare di aver riportato una precedente condanna, divenuta irrevocabile nel 2015, per reati gravi come l’estorsione.

I giudici di merito avevano stabilito che tale informazione era essenziale e rilevante per l’erogazione del beneficio economico. Di fronte alla conferma della condanna in Appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso sull’Omissione Condanne

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, ritenendoli tutti manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. Vediamo perché.

Primo Motivo: La Colpevolezza

L’imputato contestava la sua colpevolezza, tentando di offrire una ricostruzione alternativa dei fatti. La Corte ha respinto questa argomentazione, sottolineando che i giudici di merito avevano adeguatamente dimostrato che l’omissione era stata consapevole e volontaria, finalizzata proprio a ottenere un beneficio altrimenti non spettante.

Secondo Motivo: La Particolare Tenuità del Fatto

La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.). Anche questo motivo è stato rigettato. I giudici hanno evidenziato che la condotta non poteva essere considerata di lieve entità, poiché si era manifestata attraverso due distinte dichiarazioni fraudolente, rese in un ampio arco temporale. Questa reiterazione del comportamento illecito è stata considerata ostativa all’applicazione del beneficio.

Terzo Motivo: Le Sanzioni Sostitutive

Infine, è stata respinta la richiesta di applicare una sanzione sostitutiva alla pena detentiva. La Corte ha motivato la sua decisione sulla base della gravità del precedente penale a carico dell’imputato e della sua assenza di ‘resipiscenza’, ovvero di pentimento. La commissione di questi nuovi reati dimostrava, secondo i giudici, una persistente inclinazione a delinquere, incompatibile con la concessione di sanzioni alternative al carcere.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso non presentava argomentazioni giuridiche valide, ma si limitava a contrapporre una diversa valutazione dei fatti, operazione non consentita nel giudizio di legittimità. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata logica, coerente e fondata su considerazioni razionali.

La decisione si basa sul principio che l’omissione di condanne rilevanti è un atto doloso che mina la fiducia nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e altera le condizioni per l’accesso a importanti misure di sostegno economico. La condotta, aggravata dalla sua ripetizione nel tempo e dal curriculum criminale del soggetto, non può beneficiare di istituti premiali come la non punibilità per tenuità del fatto o le sanzioni sostitutive.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma con forza un principio fondamentale: l’onestà e la completezza delle dichiarazioni rese alla Pubblica Amministrazione sono un requisito imprescindibile per accedere ai benefici statali. L’omissione di condanne penali non è una semplice dimenticanza, ma un reato che viene perseguito e punito severamente. La decisione della Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso, non solo conferma la condanna dell’imputato ma lo obbliga anche al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a sottolineare la serietà della violazione commessa.

È reato omettere precedenti condanne penali nella domanda per il reddito di cittadinanza?
Sì, la sentenza conferma che omettere consapevolmente di dichiarare una precedente condanna penale, rilevante ai fini dei requisiti, integra il reato previsto dall’art. 7 del decreto legge n. 4 del 2019.

La particolare tenuità del fatto è applicabile se l’omissione è ripetuta nel tempo?
No, la Corte ha stabilito che la condotta, essendosi manifestata in più dichiarazioni fraudolente (di tipo omissivo) rese in un esteso arco temporale, non può essere considerata di particolare tenuità e quindi non può beneficiare della causa di non punibilità prevista dall’art. 131 bis del codice penale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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