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Omicidio stradale: appello inammissibile se di merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso delle parti civili in un caso di omicidio stradale con esito letale tra ciclisti. La Corte ha stabilito che non è possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei due gradi di merito, che avevano portato all’assoluzione degli imputati dall’accusa più grave. Il ricorso è stato respinto perché si concentrava sulla ricostruzione della dinamica dell’incidente, compito che non spetta alla Suprema Corte.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omicidio stradale: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7213 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti del giudizio di legittimità in materia di omicidio stradale. In questo caso, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalle parti civili contro l’assoluzione di due ciclisti dall’accusa più grave, ribadendo un principio fondamentale: la Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi a valutare la corretta applicazione delle norme di diritto.

I Fatti del Caso

L’incidente risale al 31 agosto 2013, quando, su una strada provinciale in un centro abitato, si verificò uno scontro fatale. Due ciclisti amatoriali su biciclette da corsa investirono un uomo su una bici da passeggio che stava attraversando la carreggiata. Il primo ciclista colpì la bicicletta della vittima, e subito dopo il secondo ciclista investì sia il velocipede che la persona stessa, causandone la morte poco dopo. Ai due ciclisti veniva contestata una velocità eccessiva e inadeguata alle condizioni dei luoghi, che non avrebbe permesso loro di evitare l’impatto.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno assolto i due imputati dal reato di omicidio stradale (all’epoca omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale) con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. I giudici hanno motivato la loro decisione sottolineando l’impossibilità di ricostruire con certezza l’esatta dinamica dell’incidente: non è stato possibile determinare la velocità esatta dei ciclisti, il loro comportamento specifico, né quello della vittima. Inoltre, sono stati assolti anche dall’accusa di “fuga” (art. 189, comma 6, Codice della Strada), poiché le videoriprese mostravano che si erano fermati sul posto, allontanandosi solo dopo l’arrivo dell’ambulanza. Tuttavia, sono stati condannati per il reato di omissione di soccorso (art. 189, comma 7), non avendo prestato assistenza diretta alla vittima.

Il Ricorso per Cassazione e il reato di omicidio stradale

Le parti civili, familiari della vittima, hanno presentato ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo i ricorrenti, le sentenze precedenti avrebbero ignorato elementi di prova che dimostravano la colpa degli imputati: il fatto che viaggiassero troppo vicini senza rispettare la distanza di sicurezza, la velocità non adeguata e la dinamica dell’impatto. In sostanza, chiedevano alla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio, che portasse a una condanna per omicidio stradale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. Gli Ermellini hanno chiarito che tutti i motivi proposti dalle parti civili miravano a una “ricostruzione degli accadimenti ed una valutazione degli stessi differente ed alternativa” rispetto a quella, coerente e logica, già effettuata dai giudici di merito. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato le loro conclusioni, spiegando perché non fosse possibile accertare con esattezza la velocità o la dinamica, pur riconoscendo che i ciclisti non tenevano la destra rigorosa a causa di auto parcheggiate. La Corte ha inoltre definito “erronee in diritto” alcune affermazioni del ricorso, come l’invocazione del concorso di persone nel reato (art. 110 c.p.), che si applica ai reati dolosi, e il riferimento al reato di “fuga”, dal quale gli imputati erano già stati irrevocabilmente assolti.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso per Cassazione non serve a ottenere una terza valutazione dei fatti, ma a verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. In assenza di prove certe e inconfutabili sulla dinamica di un sinistro, come nel caso di specie, la decisione assolutoria per omicidio stradale, se adeguatamente motivata, non può essere ribaltata dalla Suprema Corte sulla base di una diversa interpretazione delle prove proposta dalle parti.

Perché il ricorso delle parti civili è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori di diritto, chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze del giudice di legittimità.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove come filmati o testimonianze?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare in una nuova analisi del materiale probatorio.

Qual è stato l’esito finale per i due ciclisti imputati?
Gli imputati sono stati definitivamente assolti dalle accuse di omicidio stradale e di fuga. La loro condanna per il reato minore di omissione di soccorso stradale, invece, non era oggetto del ricorso e quindi è rimasta confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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