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Omicidio stradale aggravato: non basta il test

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31190/2024, ha annullato con rinvio una condanna per omicidio stradale aggravato. La Corte ha stabilito che, ai fini della configurabilità dell’aggravante della guida sotto l’effetto di stupefacenti, non è sufficiente l’esito positivo degli esami tossicologici. È necessario dimostrare, attraverso dati sintomatici, che il conducente fosse effettivamente in uno stato di alterazione psico-fisica al momento del sinistro. La responsabilità per la causazione dell’incidente è stata invece confermata, così come è stato rigettato il motivo relativo al mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omicidio Stradale Aggravato: Positività al Test Non Basta a Provare l’Alterazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31190/2024) getta nuova luce su un aspetto cruciale del reato di omicidio stradale aggravato: la prova dello stato di alterazione dovuto all’uso di sostanze stupefacenti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo di un test tossicologico, da solo, non è sufficiente a configurare l’aggravante. È necessario dimostrare che il conducente fosse effettivamente e attualmente sotto l’effetto della sostanza al momento del fatto. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un tragico sinistro stradale in cui una giovane conducente, alla guida della sua auto, perdeva il controllo del veicolo, causando la morte di una passeggera. Le condizioni della strada erano precarie, con asfalto reso viscido dalla pioggia e scarsa illuminazione. La conducente veniva sottoposta ad esami ematici e delle urine, che rivelavano la pregressa assunzione di sostanze stupefacenti e una minima presenza di alcol, inferiore al limite di legge.

Nei primi due gradi di giudizio, l’imputata veniva condannata per omicidio stradale, con il riconoscimento dell’aggravante di aver commesso il fatto in stato di alterazione psico-fisica derivante dall’assunzione di droghe. La difesa, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, contestando diversi punti della decisione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha articolato il ricorso su tre motivi principali:

1. Errata valutazione della responsabilità: Si contestava che la responsabilità per l’incidente non fosse stata provata “al di là di ogni ragionevole dubbio”, suggerendo cause alternative non adeguatamente escluse dai giudici.
2. Illegittimità dell’aggravante: Il punto centrale del ricorso. La difesa sosteneva che la sola positività ai test non potesse dimostrare che la guida fosse avvenuta sotto l’effetto attuale delle sostanze, mancando qualsiasi altro elemento sintomatico di alterazione.
3. Mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento: Si lamentava il mancato riconoscimento dell’attenuante per aver risarcito il danno, nonostante il pagamento fosse stato effettuato dalla compagnia assicuratrice.

Omicidio Stradale Aggravato: l’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi.

La Responsabilità per l’Incidente

Sul primo punto, la Corte ha respinto il ricorso, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello adeguata e logica. I giudici di merito avevano correttamente individuato la causa dell’incidente nella condotta di guida imprudente e disattenta dell’imputata, che non era riuscita a gestire il veicolo in condizioni stradali difficili ma prevedibili.

L’Aggravante dello Stato di Alterazione

Questo è il cuore della sentenza. La Cassazione ha accolto il secondo motivo, annullando la sentenza su questo specifico punto. Ha richiamato il suo consolidato orientamento secondo cui, per provare l’omicidio stradale aggravato dalla guida sotto effetto di droghe, non basta un esame biologico positivo. È indispensabile che tale dato sia corroborato da “dati sintomatici” rilevati al momento del fatto. Questi dati possono includere la condotta di guida, le condizioni fisiche e psichiche del conducente, testimonianze o altri elementi che dimostrino un’effettiva alterazione delle sue capacità. Nel caso di specie, i giudici di merito si erano limitati a valorizzare l’esito degli esami, senza individuare alcun elemento esterno che provasse lo stato di alterazione al momento del sinistro.

L’Attenuante del Risarcimento del Danno

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Corte ha confermato che, affinché il risarcimento effettuato da un terzo (l’assicurazione) possa valere come attenuante per l’imputato, è necessario che quest’ultimo dimostri di aver avuto conoscenza del pagamento e di aver manifestato la volontà di “farlo proprio”. Nel caso esaminato, l’imputata non aveva fornito alcuna prova in tal senso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra la semplice assunzione di una sostanza e lo stato di alterazione che ne deriva. Un esame delle urine o del sangue può rilevare la presenza di metaboliti di una sostanza anche a distanza di giorni o settimane dall’assunzione, quando ogni effetto psico-fisico è ormai svanito. La norma penale, invece, punisce con maggiore severità non chi ha assunto una sostanza in un momento imprecisato del passato, ma chi si mette alla guida mentre i suoi effetti ne compromettono le capacità. Per questo, la prova deve andare oltre il dato chimico e basarsi su elementi concreti e fattuali che descrivano una condizione di reale e attuale menomazione. In assenza di tali “dati sintomatici”, l’aggravante non può essere legalmente configurata, in quanto mancherebbe la prova del nesso tra l’assunzione e la condotta di guida pericolosa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma di un principio di garanzia nel diritto penale. Per affermare la sussistenza dell’aggravante nell’omicidio stradale aggravato, l’accusa deve fornire una prova rigorosa e completa, che non può esaurirsi nel solo dato scientifico del test tossicologico. È necessario un accertamento fattuale dello stato del conducente al momento del sinistro. La decisione comporterà l’annullamento parziale della condanna e un nuovo processo d’appello, limitatamente alla questione dell’aggravante, nel quale la Corte territoriale dovrà rivalutare il punto attenendosi a questo principio. Questo approccio garantisce che la maggiore severità della sanzione sia applicata solo quando è provato che l’uso di stupefacenti ha avuto un ruolo concreto e attuale nel determinare la tragedia.

Per configurare l’omicidio stradale aggravato dalla guida sotto stupefacenti è sufficiente un test tossicologico positivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo degli esami biologici (sangue o urine) non è, da solo, sufficiente. È necessario che questo dato sia supportato da ulteriori “dati sintomatici” che dimostrino uno stato di alterazione psico-fisica effettivo e attuale al momento della guida.

Il risarcimento del danno pagato dall’assicurazione vale automaticamente come attenuante per l’imputato?
No. Affinché il pagamento effettuato dalla compagnia assicuratrice possa essere riconosciuto come circostanza attenuante per l’imputato, quest’ultimo deve fornire la prova di essere stato a conoscenza del risarcimento e di aver manifestato la volontà di farlo proprio, come se lo avesse effettuato personalmente.

Perché la responsabilità dell’imputata per aver causato l’incidente è stata comunque confermata?
La responsabilità è stata confermata perché i giudici hanno ritenuto provato che l’incidente fu causato da una condotta di guida imprudente e disattenta, a prescindere dall’aggravante. La perdita di controllo del veicolo in condizioni di asfalto bagnato e scarsa illuminazione è stata imputata a un calo di attenzione e a una guida non adeguata alle condizioni della strada, elementi sufficienti a fondare un giudizio di colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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