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Omicidio doloso: sparo in direzione di ladri di notte

Un uomo, allertato della presenza di ladri nella sua proprietà agricola, spara di notte dal balcone con un fucile a pallettoni, uccidendone uno. I giudici di merito qualificano il fatto come omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento. La Procura ricorre in Cassazione, sostenendo la tesi dell’omicidio doloso, almeno nella forma del dolo eventuale. La Suprema Corte accoglie il ricorso, annullando la sentenza con rinvio. La motivazione dei giudici di merito è stata ritenuta contraddittoria e illogica, in quanto non ha adeguatamente valutato la volontarietà dell’azione di sparare con un’arma letale in direzione di persone la cui presenza era nota, configurando così un possibile omicidio doloso.

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Pubblicato il 17 agosto 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omicidio Doloso: la Cassazione sulla Volontà di Uccidere

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12752 del 2019, offre un’importante analisi sulla sottile linea che separa l’omicidio colposo dall’omicidio doloso, specialmente in contesti di presunta difesa della proprietà. Il caso riguarda un uomo che, di notte, ha sparato dalla sua abitazione verso ladri presenti nel suo terreno, causandone la morte di uno. Questa decisione chiarisce come l’uso di armi letali, anche in condizioni di scarsa visibilità, possa essere interpretato come accettazione del rischio di uccidere.

I Fatti del Caso: Uno Sparo Notturno in Campagna

I fatti si svolgono in piena notte presso l’azienda agricola dell’imputato. Avvisato dal figlio della presenza di intrusi intenti a rubare carburante, l’uomo preleva un fucile calibro 12 caricato a pallettoni. Salito sul balcone al primo piano, esplode un primo colpo in aria a scopo intimidatorio, seguito da un secondo colpo indirizzato più in basso, verso l’area dove si trovavano i malintenzionati. Tre dei quindici proiettili colpiscono mortalmente uno dei ladri alle spalle.

I giudici di primo e secondo grado, pur riconoscendo la responsabilità dell’imputato, riqualificano l’accusa originaria di omicidio volontario in omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento. Secondo la loro ricostruzione, l’imputato non avrebbe agito con la volontà di uccidere, ma con grave negligenza, prevedendo l’evento ma sperando che non si verificasse.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi dell’Omicidio Doloso

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza, contestando la qualificazione del fatto. Secondo l’accusa, la condotta dell’imputato integrava gli estremi dell’omicidio doloso, almeno nella forma del dolo eventuale. Gli elementi a sostegno di questa tesi erano chiari:

* Posizione sopraelevata: L’imputato ha sparato dall’alto verso il basso.
* Conoscenza dei luoghi: Sapeva della presenza di persone nell’area verso cui ha sparato.
* Arma e munizioni: Ha utilizzato un fucile a pallettoni, un’arma con un’ampia rosata e un’elevata capacità lesiva, destinata ad attingere chiunque si trovi nel suo raggio d’azione.

La Procura ha sostenuto che, considerando queste circostanze, l’imputato non poteva non aver accettato il rischio concreto di colpire e uccidere qualcuno.

La Questione Procedurale delle Dichiarazioni Spontanee

Un primo motivo di ricorso, poi respinto dalla Corte, riguardava l’inutilizzabilità delle dichiarazioni spontanee rese dall’imputato alla polizia nell’immediatezza dei fatti e annotate in una relazione di servizio. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: affinché tali dichiarazioni siano utilizzabili, devono essere formalizzate in un verbale sottoscritto dall’indagato. Una semplice annotazione non è sufficiente a garantire la genuinità e la volontarietà della dichiarazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché la Condotta Potrebbe Essere Dolosa

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, individuando profonde contraddizioni e lacune nel ragionamento dei giudici di merito. La motivazione della sentenza d’appello è stata giudicata illogica nell’affermare che l’imputato non potesse vedere i malfattori e che quindi il colpo fosse stato sparato “alla cieca”.

La Cassazione ha evidenziato che:
1. Consapevolezza della Presenza Umana: L’imputato era stato avvertito della presenza di persone e conosceva la loro posizione approssimativa.
2. Direzione del Colpo: Il secondo colpo è stato volontariamente indirizzato verso il basso, nella direzione in cui si trovava la vittima.
3. Caratteristiche dell’Arma: L’uso di pallettoni, noti per la loro ampia dispersione, rende altamente probabile colpire un bersaglio anche senza una mira precisa. Chi utilizza tale munizionamento in direzione di persone si rappresenta e accetta l’elevatissimo rischio di causare la morte.

Secondo la Corte, questi elementi non sono stati adeguatamente ponderati. Affermare che la vittima sia stata colpita da “proiettili periferici” o che l’imputato non potesse vederla è una spiegazione insufficiente e illogica che non esclude la volontarietà dell’azione, quantomeno sotto il profilo del dolo eventuale.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà colmare le lacune motivazionali e rivalutare i fatti alla luce dei principi espressi dalla Suprema Corte, verificando se la condotta dell’imputato configuri un omicidio doloso.

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: l’atto di sparare con un’arma letale in direzione di persone, anche se in condizioni di scarsa visibilità e con l’intento di spaventare, comporta l’accettazione del rischio di un esito mortale. Non si può invocare la casualità o l’imprevedibilità quando si utilizzano strumenti intrinsecamente progettati per offendere e uccidere.

Sparare ‘alla cieca’ nella direzione di una persona esclude l’omicidio doloso?
No. Secondo la Cassazione, sparare con un’arma letale come un fucile a pallettoni in un’area dove si sa che ci sono persone, anche se non viste chiaramente, contiene elementi che possono configurare il dolo, almeno nella forma del dolo eventuale (accettazione del rischio), rendendo illogica la conclusione che si tratti di un evento meramente colposo.

Le dichiarazioni spontanee rese alla polizia subito dopo il fatto sono sempre utilizzabili nel processo?
No. La Corte ha chiarito che, per essere utilizzabili in un giudizio, tali dichiarazioni devono essere formalizzate in un verbale sottoscritto dalla persona indagata. Una semplice annotazione su una relazione di servizio da parte della polizia giudiziaria non è considerata una forma sufficiente per il loro utilizzo processuale.

Cosa significa che la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio?
Significa che la sentenza della Corte d’Appello è stata cancellata. Il processo deve essere celebrato di nuovo da un’altra sezione della stessa Corte d’Appello. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare il caso seguendo i principi di diritto indicati dalla Cassazione, in particolare dovrà rivalutare se il fatto costituisca omicidio doloso invece che colposo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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