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Omesso versamento ritenute: prova della consegna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per omesso versamento ritenute, stabilendo un principio chiave: per la sussistenza del reato, non è sufficiente la sola trasmissione telematica delle Certificazioni Uniche all’Agenzia delle Entrate. È indispensabile che l’accusa provi l’effettiva consegna di tali certificazioni ai lavoratori. La Corte ha ritenuto che la presentazione della dichiarazione dei redditi da parte dei dipendenti non costituisca una prova adeguata, in quanto i dati possono essere ottenuti tramite il ‘cassetto fiscale’. Di conseguenza, il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio che accerti questo specifico elemento.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento Ritenute: La Prova della Consegna della CU è Fondamentale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35324/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale del reato di omesso versamento ritenute, disciplinato dall’art. 10-bis del D.Lgs. 74/2000. La Corte ha stabilito che, per configurare il reato, non basta provare il mancato versamento e la trasmissione telematica delle Certificazioni Uniche (CU) all’Agenzia delle Entrate; è necessario dimostrare che tali certificazioni siano state effettivamente rilasciate e consegnate ai lavoratori. Questa pronuncia ridefinisce i contorni della prova a carico dell’accusa.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda l’amministratore di una società, condannato in primo e secondo grado per l’omesso versamento ritenute operate sulle retribuzioni dei dipendenti per un importo superiore a 400.000 euro. La condanna si basava sul mancato versamento, entro i termini di legge, delle ritenute relative all’anno d’imposta 2017.

La Difesa dell’Imputato in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Difetto di correlazione tra accusa e sentenza: La difesa sosteneva che l’accusa originaria si riferiva all’omissione di versamento di ritenute dichiarate nel modello 770, una condotta non più penalmente rilevante dopo l’intervento della Corte Costituzionale (sentenza n. 175/2022). La condanna, invece, si fondava sull’omissione di ritenute certificate ai dipendenti, fattispecie diversa che avrebbe richiesto una modifica del capo d’imputazione.
2. Vizio di motivazione sulla prova: Il punto focale del ricorso. La difesa ha contestato che la Corte d’appello avesse dato per provato il rilascio delle certificazioni ai dipendenti basandosi su elementi indiziari insufficienti, come la presentazione delle loro dichiarazioni dei redditi. Secondo il ricorrente, la trasmissione telematica delle CU all’Agenzia delle Entrate è un adempimento distinto dalla consegna materiale al lavoratore e non può sostituirla ai fini della prova.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’omesso versamento ritenute

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sentenza con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici.

L’irrilevanza del Difetto di Correlazione

Sul primo punto, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. L’imputazione è stata considerata sufficientemente ‘aperta’ da includere entrambe le condotte. Con la sentenza della Corte Costituzionale, il campo del penalmente rilevante si è semplicemente ristretto alla sola ipotesi di omissione di versamento di ritenute certificate, senza che ciò violasse il diritto di difesa dell’imputato.

Il Punto Cruciale: La Prova del Rilascio delle Certificazioni

Sul secondo motivo, la Corte ha dato pienamente ragione alla difesa. I giudici di legittimità hanno ribadito che, ai fini della configurabilità del reato di omesso versamento ritenute, è un elemento costitutivo della fattispecie l’avvenuto rilascio delle certificazioni ai sostituiti. Questo adempimento non può essere confuso con la trasmissione telematica dei dati all’Amministrazione Finanziaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione netta tra i due obblighi del sostituto d’imposta: la trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate e la consegna della certificazione al percipiente. Provare il primo non significa provare il secondo. L’inferenza logica compiuta dalla Corte d’appello, secondo cui la presentazione della dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori proverebbe la ricezione della CU, è stata definita una ‘mera congettura’. I lavoratori, infatti, avrebbero potuto ottenere i dati necessari consultando il proprio ‘cassetto fiscale’ online o tramite intermediari come CAF e patronati, che accedono a queste informazioni per conto del contribuente. Di conseguenza, manca la prova certa e ‘al di là di ogni ragionevole dubbio’ che le certificazioni siano state materialmente consegnate, un elemento essenziale per la sussistenza del reato.

Le Conclusioni

La sentenza n. 35324/2024 ha importanti implicazioni pratiche. Per affermare la responsabilità penale per l’omesso versamento ritenute, l’accusa deve fornire la prova rigorosa non solo del mancato pagamento ma anche dell’effettiva consegna delle certificazioni ai lavoratori. La sola disponibilità dei dati nel cassetto fiscale o la trasmissione telematica non sono sufficienti. La Corte di Cassazione ha quindi annullato la condanna, rinviando il processo al giudice d’appello che dovrà compiere nuovi e più approfonditi accertamenti per verificare se questo elemento cruciale del reato sia stato effettivamente integrato.

Per il reato di omesso versamento ritenute, è sufficiente la trasmissione telematica della Certificazione Unica all’Agenzia delle Entrate?
No, la sentenza chiarisce che la trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate e il rilascio della certificazione al lavoratore (sostituito) sono due adempimenti distinti. Per la configurabilità del reato è necessario provare l’effettiva consegna della certificazione al sostituito.

Come è cambiato il reato di cui all’art. 10-bis d.lgs. 74/2000 dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 175/2022?
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il reato sussiste solo per l’omesso versamento delle ritenute ‘risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti’. Non è più penalmente rilevante l’omesso versamento delle ritenute semplicemente indicate nella dichiarazione annuale del sostituto d’imposta (Mod. 770) se non sono state certificate ai percipienti.

La presentazione della dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori prova che hanno ricevuto la Certificazione Unica dal datore di lavoro?
No, secondo la Corte di Cassazione, questa è una mera congettura. I dati necessari per la dichiarazione dei redditi possono essere ricavati anche in altri modi, ad esempio consultando il ‘cassetto fiscale’ online del contribuente o tramite intermediari (CAF), senza che vi sia stata la materiale consegna del documento da parte del datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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