LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Omesso versamento ritenute: la prescrizione parziale

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una condanna per omesso versamento ritenute previdenziali, dichiarando la prescrizione per le condotte più risalenti. Ha confermato, tuttavia, la responsabilità per le omissioni successive, chiarendo che i modelli DM10 costituiscono piena prova del pagamento degli stipendi e che le omissioni ripetute configurano un ‘comportamento abituale’ che esclude la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento Ritenute: Prescrizione, Prova e Tenuità del Fatto secondo la Cassazione

L’omesso versamento ritenute previdenziali è un reato che pone i datori di lavoro di fronte a significative responsabilità penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34992 del 2024, offre importanti chiarimenti su tre aspetti cruciali di questa fattispecie: il calcolo della prescrizione, il valore probatorio dei modelli DM10 e l’inapplicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di violazioni reiterate. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I fatti di causa

Il caso riguarda l’amministratore di una società a responsabilità limitata, condannato sia in primo grado che in appello per il reato di omesso versamento all’INPS delle ritenute operate sulle retribuzioni dei propri dipendenti. Le omissioni si riferivano a diversi periodi, coprendo un arco temporale dal gennaio 2015 al novembre 2017, per importi superiori alla soglia di punibilità di 10.000 euro annui.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre argomenti principali: la maturata prescrizione per una parte delle condotte, la presunta erronea valutazione della prova e la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I motivi del ricorso: prescrizione e prova dell’omesso versamento ritenute

Il ricorrente ha sostenuto in primo luogo che le condotte relative al periodo gennaio-dicembre 2015 fossero ormai estinte per prescrizione, chiedendo di conseguenza una rideterminazione della pena.

In secondo luogo, ha contestato la decisione della Corte d’Appello di considerare i modelli DM10, trasmessi telematicamente all’ente previdenziale, come prova sufficiente dell’effettiva corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori. Secondo la difesa, l’obbligo di emettere la busta paga non implica necessariamente l’avvenuto pagamento, che potrebbe essere avvenuto in ritardo o tramite acconti.

Infine, ha lamentato la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, sostenendo che il superamento della soglia di punibilità fosse minimo e che la valutazione dovesse essere fatta su base annuale e non complessiva.

La decisione della Corte sulla prescrizione

La Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il reato di omesso versamento ritenute è un reato omissivo istantaneo. Ciò significa che si consuma nel momento esatto in cui scade il termine utile per il versamento, fissato al giorno 16 del mese successivo a quello cui si riferiscono i contributi.

Di conseguenza, il termine di prescrizione deve essere calcolato ‘mese per mese’, partendo da ogni singola scadenza non rispettata. Effettuando questo calcolo, la Corte ha stabilito che i reati relativi alle mensilità dal gennaio 2015 al dicembre 2015 si erano effettivamente prescritti prima della pronuncia della sentenza d’appello.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha invece rigettato gli altri due motivi del ricorso, fornendo chiarimenti di grande importanza.

La valenza probatoria dei modelli DM10

Sul tema della prova, la Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato (ius receptum). La presentazione da parte del datore di lavoro dei modelli DM10 (oggi parte del flusso UNIEMENS) costituisce piena prova della corresponsione degli stipendi ai dipendenti. Questi modelli, infatti, sono dichiarazioni generate sulla base dei dati forniti dallo stesso contribuente e hanno natura ricognitiva del suo debito.

Pertanto, spetta all’imputato l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando con certezza che i pagamenti non sono avvenuti o sono avvenuti in date diverse. Nel caso di specie, il ricorrente non ha fornito alcuna documentazione a sostegno delle sue affermazioni, rendendo il suo motivo di ricorso infondato.

L’inapplicabilità della particolare tenuità del fatto

Anche la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata respinta. La Corte ha spiegato che le plurime omissioni mensili, commesse sia nella stessa annualità che in anni diversi, configurano un ‘comportamento abituale’. Questa abitualità nella condotta illecita è una causa ostativa al riconoscimento del beneficio della particolare tenuità del fatto, poiché indica una devianza ‘non occasionale’. La reiterazione delle violazioni nel tempo dimostra una persistenza nell’illecito che va oltre un singolo episodio di scarsa gravità, rendendo la condotta e l’offesa non tenui.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alle condotte prescritte (fino a dicembre 2015). Ha dichiarato inammissibile il ricorso per il resto, confermando la responsabilità penale dell’imputato per i reati non prescritti. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena.

Questa sentenza ribadisce tre messaggi chiari per i datori di lavoro:
1. La prescrizione per l’omesso versamento delle ritenute si calcola per ogni singola mensilità.
2. La trasmissione dei flussi UNIEMENS all’INPS è una prova forte del pagamento degli stipendi, e l’onere di dimostrare il contrario grava sull’imprenditore.
3. Non si può sperare nel beneficio della tenuità del fatto se le omissioni sono sistematiche e ripetute nel tempo, poiché tale condotta è considerata ‘abituale’ e, quindi, non meritevole del trattamento di favore.

Come si calcola la prescrizione per il reato di omesso versamento delle ritenute?
La prescrizione si calcola separatamente per ogni singola mensilità omessa. Il reato è istantaneo e si consuma il giorno 16 del mese successivo a quello di riferimento della retribuzione, data dalla quale inizia a decorrere il termine di prescrizione.

La presentazione del modello DM10 (UNIEMENS) è sufficiente a provare il pagamento degli stipendi ai dipendenti?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, la presentazione di tali modelli da parte del datore di lavoro costituisce piena prova dell’avvenuta corresponsione delle retribuzioni. L’onere di dimostrare il contrario, ad esempio che i pagamenti non sono avvenuti, grava sull’imputato.

È possibile invocare la ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) in caso di omissioni contributive ripetute nel tempo?
No. La Corte ha stabilito che le plurime omissioni mensili, specialmente se commesse nel corso di più anni, integrano un ‘comportamento abituale’. Tale abitualità è una causa ostativa che impedisce l’applicazione del beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati