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Omesso versamento IVA: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31016/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omesso versamento IVA. La Corte ha ribadito che il reato si configura con la semplice omissione del pagamento dovuto in base alla dichiarazione, seguendo il principio di competenza e non quello di cassa, ritenendo l’argomentazione contraria manifestamente infondata.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento IVA: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’omesso versamento IVA è una delle fattispecie di reato tributario più comuni, ma le cui fondamenta giuridiche sono spesso oggetto di interpretazioni errate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 31016/2024) offre un chiaro promemoria sui principi che regolano questo illecito, confermando la consolidata giurisprudenza in materia e sanzionando con l’inammissibilità i ricorsi basati su pretese infondate.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un imprenditore, emessa prima dal Tribunale e poi confermata dalla Corte di Appello di Brescia, per il reato di cui all’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000. L’imputato era stato ritenuto colpevole di non aver versato, entro il termine previsto, l’imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla dichiarazione annuale. Contro la sentenza di secondo grado, l’imprenditore ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il Motivo del Ricorso: Principio di Cassa vs. Competenza

Il ricorrente lamentava un presunto vizio di motivazione della sentenza impugnata. Nello specifico, la sua difesa si basava su un’argomentazione di natura ermeneutica: a suo dire, l’imposta sul valore aggiunto dovrebbe essere pagata secondo un principio ‘di cassa’ (ovvero, solo dopo l’effettivo incasso dei corrispettivi) e non ‘per competenza’ (ovvero, in base a quanto dichiarato, a prescindere dall’incasso).
Secondo questa tesi, la mera omissione del versamento relativo alla dichiarazione non sarebbe stata sufficiente a integrare il reato, se non accompagnata dalla prova dell’effettiva riscossione delle somme da parte dell’imprenditore.

La Decisione della Corte sull’Omesso Versamento IVA

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno qualificato il motivo di ricorso come manifestamente infondato, sottolineando come l’interpretazione proposta dal ricorrente si ponga in netto contrasto sia con il dato normativo sia con la consolidata giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che il reato di omesso versamento IVA è un reato di natura omissiva istantanea, che si perfeziona con il mancato versamento dell’imposta risultante dalla dichiarazione annuale entro la scadenza fissata dalla legge. Il presupposto del reato non è l’effettivo incasso delle somme, ma l’esistenza di un debito IVA cristallizzato nella dichiarazione presentata dal contribuente.

L’argomento del ‘principio di cassa’ è stato ritenuto un ‘preteso enunciato ermeneutico’ privo di qualsiasi fondamento giuridico in relazione a questa specifica fattispecie. Di conseguenza, vista la palese infondatezza del ricorso e l’assenza di elementi che potessero far presumere una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, la Corte ha applicato l’art. 616 del codice di procedura penale. L’imputato è stato quindi condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti i contribuenti titolari di partita IVA: l’obbligo di versamento dell’imposta sorge con la presentazione della dichiarazione e non è subordinato all’effettivo incasso delle fatture. Tentare di difendersi in giudizio sostenendo il contrario costituisce una strategia destinata al fallimento, che può comportare, come in questo caso, ulteriori conseguenze economiche. La decisione serve da monito sulla serietà degli adempimenti fiscali e sulla necessità di basare eventuali impugnazioni su motivi solidi e giuridicamente pertinenti, per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nelle relative sanzioni pecuniarie.

Per quale reato è stato condannato l’imputato?
Per il reato di omesso versamento di IVA previsto dall’art. 10-ter del D.Lgs. 74 del 2000, per aver omesso di versare l’imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla dichiarazione annuale.

Qual era l’argomento principale del ricorso presentato alla Corte di Cassazione?
Il ricorrente sosteneva che il reato non sussistesse perché l’IVA andrebbe pagata ‘per cassa’ (cioè solo dopo aver incassato il denaro) e non ‘per competenza’ (cioè in base alle fatture emesse), un’interpretazione che la Corte ha ritenuto manifestamente infondata.

Quali sono state le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di € 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale per i ricorsi inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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