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Omesso versamento IVA: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omesso versamento IVA per oltre 328.000 euro. I giudici hanno respinto le argomentazioni sulla prescrizione del reato, chiarendo che le sospensioni del processo, dovute sia alla normativa Covid sia a una richiesta della difesa, sono state calcolate correttamente. Con questa sentenza, si conferma che i rinvii su richiesta dell’imputato interrompono il decorso della prescrizione per tutta la loro durata.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento IVA: La Cassazione e i Termini di Prescrizione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 14433 del 2025, offre importanti chiarimenti sul reato di omesso versamento IVA e, in particolare, sul calcolo dei termini di prescrizione in presenza di rinvii processuali. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, confermando la condanna per non aver versato l’IVA dovuta per un importo superiore a 328.000 euro. Analizziamo i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: un Debito IVA non Saldato

Il legale rappresentante di una società di costruzioni è stato condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’articolo 10 ter del d.lgs. 74/2000. L’accusa era di aver omesso il versamento dell’IVA relativa all’anno d’imposta 2014, per un totale di 328.992,00 euro, entro il termine previsto per il versamento dell’acconto dell’anno successivo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imprenditore ha presentato ricorso per Cassazione affidandosi a due motivi principali.

La Questione della Prescrizione e dei Rinvii

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla presunta violazione delle norme sulla prescrizione. La difesa sosteneva che alcuni rinvii delle udienze, uno dovuto alla normativa emergenziale Covid e un altro concesso su richiesta della stessa difesa per riunire il procedimento ad un altro, non avrebbero dovuto sospendere il decorso della prescrizione. Secondo la tesi difensiva, il reato si sarebbe quindi estinto per il decorso del tempo.

La Critica sulla Pena Accessoria

Con il secondo motivo, si lamentava la mancanza di motivazione da parte della Corte d’Appello riguardo alla durata della pena accessoria dell’interdizione dagli uffici direttivi di persone giuridiche e imprese. La difesa riteneva che i giudici non avessero adeguatamente spiegato le ragioni della scelta di una durata di un anno.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati.

Le Motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno fornito una chiara spiegazione per la loro decisione, smontando punto per punto le tesi difensive.

Il Calcolo della Prescrizione e l’omesso versamento IVA

La Corte ha ribadito che, in tema di omesso versamento IVA, il reato si consuma alla scadenza del termine per il versamento dell’acconto dell’anno successivo (il 27 dicembre). Aspetto cruciale della sentenza è la gestione dei rinvii. La Cassazione ha confermato un principio consolidato: quando il rinvio dell’udienza è disposto su richiesta della difesa, il corso della prescrizione è sospeso per tutta la durata del differimento. Lo stesso vale per le sospensioni straordinarie, come quelle introdotte per l’emergenza Covid. Effettuando un calcolo corretto, che teneva conto di questi periodi di sospensione, il termine di prescrizione non era ancora scaduto al momento della sentenza d’appello. Di conseguenza, la doglianza è stata ritenuta infondata.

La Congruità della Pena Accessoria

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha osservato che la durata della pena accessoria inflitta era molto più vicina al minimo edittale che alla media. In tali circostanze, l’obbligo di motivazione può ritenersi assolto anche con l’uso di espressioni sintetiche come “pena adeguata”, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni: Quando un Ricorso è Manifestamente Infondato

La decisione sottolinea un importante principio processuale: l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione maturata dopo la sentenza impugnata. In sostanza, un ricorso palesemente infondato non può essere utilizzato come strumento per guadagnare tempo e far maturare la prescrizione. L’imprenditore è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un ricorso privo di fondamento.

Quando si consuma il reato di omesso versamento IVA?
Il reato si considera consumato alla scadenza del termine previsto per il versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta successivo, ovvero il 27 dicembre dell’anno seguente a quello di riferimento della dichiarazione IVA.

Un rinvio del processo richiesto dalla difesa sospende la prescrizione?
Sì, la sentenza conferma che un rinvio dell’udienza disposto in accoglimento di un’istanza difensiva comporta la sospensione del corso della prescrizione per tutta la durata del differimento concesso dal giudice.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, il tempo trascorso dopo la decisione impugnata non può essere considerato utile ai fini della prescrizione. Inoltre, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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