LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Omesso versamento IVA: la delega non salva l’amm.

Un amministratore di S.r.l. è stato condannato per un omesso versamento IVA di oltre 500.000 euro. La Cassazione ha confermato la condanna, respingendo la tesi della delega di funzioni a terzi e chiarendo che la responsabilità dell’amministratore per gli obblighi fiscali è personale e non delegabile. Inoltre, la confisca del profitto del reato, applicata insieme alla pena detentiva, non viola il principio del ne bis in idem.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso versamento IVA: la delega di funzioni non salva l’amministratore

La responsabilità penale per l’omesso versamento IVA grava personalmente sull’amministratore di una società e non può essere elusa semplicemente delegando gli adempimenti fiscali a terzi. Questo è il principio cardine ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente sentenza che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per non aver versato oltre 500.000 euro di IVA.

I Fatti del Caso: una condanna per omesso versamento IVA

Il caso riguarda l’amministratore di una S.r.l., condannato in primo e secondo grado per il reato di omesso versamento dell’IVA dovuta per l’anno d’imposta 2016, per un ammontare di circa 521.000 euro. La condanna prevedeva una pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione, oltre all’applicazione di pene accessorie e alla confisca del profitto del reato. L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha tentato di smontare l’impianto accusatorio sostenendo due tesi.

La tesi della delega di responsabilità

In primo luogo, si è lamentata un’errata applicazione della legge penale. L’amministratore sosteneva di non essere responsabile, poiché nella società erano presenti altri soggetti, specificamente incaricati di curare gli adempimenti fiscali e contributivi. Secondo la difesa, la responsabilità sarebbe dovuta ricadere su questi delegati e non sull’amministratore, il quale non avrebbe compiuto atti gestori concreti né sarebbe stato consapevole dell’entità del debito tributario. La semplice sottoscrizione della dichiarazione IVA non sarebbe stata, a suo dire, sufficiente a fondare una responsabilità penale.

La presunta violazione del “ne bis in idem”

Il secondo motivo di ricorso denunciava la violazione del principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto). La difesa argomentava che l’applicazione congiunta della pena detentiva e della confisca per equivalente del profitto del reato costituisse una duplicazione di sanzioni di natura penale per il medesimo fatto, in contrasto con la normativa nazionale ed europea.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, ritenendo il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

La responsabilità personale per l’omesso versamento IVA

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’amministratore di una società è il diretto destinatario degli obblighi di legge, inclusi quelli fiscali. L’accettazione della carica comporta doveri di vigilanza e controllo che non possono essere elusi con una semplice delega a terzi. L’obbligo di versare le imposte è considerato personale e indelegabile. Nel caso specifico, l’imputato era presidente del consiglio di amministrazione da anni, legale rappresentante e aveva personalmente sottoscritto la dichiarazione IVA relativa all’anno in questione. Questi elementi dimostrano inequivocabilmente l’esercizio di funzioni gestorie e la piena consapevolezza degli obblighi violati. L’affidamento a un professionista, hanno chiarito i giudici, non esonera in alcun modo l’amministratore dalla sua responsabilità penale.

L’insussistenza del “ne bis in idem”

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha innanzitutto evidenziato come tale doglianza fosse stata sollevata per la prima volta in Cassazione, rendendola di per sé inammissibile. Nel merito, comunque, i giudici hanno specificato che non sussiste alcuna violazione del ne bis in idem. La giurisprudenza ha da tempo chiarito che, quando sanzioni penali e misure patrimoniali (come la confisca) vengono irrogate all’interno dello stesso procedimento, esse non costituiscono una duplicazione sanzionatoria, ma una “risposta unitaria e articolata” all’illecito. La pena detentiva e la confisca colpiscono aspetti diversi della condotta (la riprovazione personale e il profitto illecito) e sono parte di un unico sistema sanzionatorio previsto dalla legge. Pertanto, la loro applicazione congiunta è legittima e proporzionata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame conferma con fermezza che la carica di amministratore comporta responsabilità dirette e non delegabili, specialmente in ambito fiscale. Chi accetta tale ruolo non può successivamente invocare una delega di funzioni per sottrarsi alle conseguenze penali di un omesso versamento IVA. La decisione rafforza inoltre il principio secondo cui la confisca del profitto del reato è una misura complementare alla pena principale e non una violazione del divieto di doppia punizione, garantendo così che il reato non porti alcun vantaggio economico al suo autore.

L’amministratore di una società può evitare la responsabilità penale per l’omesso versamento IVA se ha delegato gli adempimenti fiscali a un’altra persona?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’amministratore è il diretto destinatario degli obblighi di legge e ha doveri di vigilanza e controllo. La responsabilità per il versamento delle imposte è personale e non può essere elusa tramite una delega a terzi.

La sola firma della dichiarazione IVA è sufficiente per provare la responsabilità dell’amministratore?
Nel contesto del caso, la firma della dichiarazione IVA, unita alla carica di presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante, è stata considerata un elemento che dimostra l’esercizio di funzioni gestorie e la consapevolezza degli obblighi fiscali, contribuendo a fondare la sua responsabilità penale.

L’applicazione della confisca del profitto del reato insieme a una pena detentiva viola il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di doppia punizione)?
No. La Corte ha stabilito che quando la pena detentiva e la confisca sono disposte nello stesso procedimento, non si ha una duplicazione di sanzioni. Esse costituiscono una risposta sanzionatoria unitaria e articolata che colpisce diversi profili dell’illecito, e quindi la loro applicazione congiunta è legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati