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Omesso versamento IVA: il ricorso deve essere specifico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso relativo a un sequestro preventivo per il reato di omesso versamento IVA. La Corte ha stabilito che il motivo di ricorso era troppo generico, in quanto la difesa si è limitata a citare la giurisprudenza sul rigo VL38 della dichiarazione IVA senza contestare specificamente le ragioni per cui il giudice di merito aveva invece valorizzato il dato del rigo VL41, dal quale emergeva il superamento della soglia di punibilità.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso versamento IVA: la specificità del ricorso è cruciale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22086/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati tributari e, più in generale, nel diritto processuale penale: la specificità dei motivi di ricorso. Il caso in esame riguarda un sequestro preventivo per omesso versamento IVA, e la decisione sottolinea come una difesa basata su argomentazioni astratte, senza un confronto diretto con le motivazioni del provvedimento impugnato, sia destinata all’inammissibilità.

I Fatti del Caso: Il Sequestro per Reato Tributario

Il Tribunale di Foggia aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un valore di quasi 4 milioni di euro nei confronti di un imprenditore. L’accusa era quella prevista dall’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000, ovvero l’omesso versamento IVA dovuta in base alla dichiarazione annuale, per un ammontare superiore alla soglia di punibilità. Secondo l’accusa, dalla dichiarazione IVA dell’indagato emergeva un debito fiscale evaso ben al di sopra del limite legale.

La Tesi Difensiva: La Rilevanza del Rigo VL38

La difesa dell’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione su un unico motivo. Sosteneva che, per determinare l’imposta evasa nel reato di omesso versamento IVA, si dovesse considerare esclusivamente l’importo indicato nel rigo VL38 della dichiarazione annuale, che rappresenta l’imposta complessiva dovuta. Secondo il ricorrente, il Tribunale avrebbe invece errato, effettuando un calcolo ‘sostanziale’ e non meramente ‘formale’, traendo l’ammontare dell’imposta evasa anche da altre voci della dichiarazione (nello specifico, il rigo VL41), ricavandone così il superamento della soglia di punibilità.

La Decisione della Cassazione sul tema dell’omesso versamento IVA

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per mancanza di specificità. I giudici hanno chiarito che, sebbene sia corretto affermare che l’imposta dovuta ai fini del reato è, di norma, quella risultante dalla dichiarazione del contribuente (rigo VL38), questo principio non è assoluto. Il giudice può infatti prescindere da tale importo se la sua inattendibilità emerge dall’esame formale della dichiarazione stessa.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sul difetto del ricorso. Il Tribunale, nel suo provvedimento, aveva basato la contestazione sul dato emergente dal rigo VL41 della dichiarazione, da cui risultava un’imposta evasa superiore alla soglia di legge (nella fattispecie, oltre 350.000 euro). La difesa, invece di contestare nel merito questa specifica scelta, si è limitata a richiamare in modo del tutto astratto e generico la giurisprudenza relativa al rigo VL38. In altre parole, non ha spiegato per quale ragione concreta, nel caso di specie, si sarebbe dovuto ignorare il dato del rigo VL41 per dare prevalenza a quello del rigo VL38. Questo modo di argomentare rende il motivo di ricorso non specifico, poiché non si confronta con le effettive ragioni della decisione impugnata, ma si limita a contrapporre un principio giuridico generale senza calarlo nella realtà processuale.

Conclusioni

La sentenza offre un’importante lezione pratica: in un processo, e in particolare nel giudizio di Cassazione, non è sufficiente enunciare principi di diritto. È indispensabile che la difesa articoli le proprie doglianze in modo puntuale e specifico, dimostrando l’errore commesso dal giudice di merito nell’applicare la legge al caso concreto. Un ricorso che si limiti a citare massime giurisprudenziali in modo decontestualizzato, senza attaccare il nucleo argomentativo della decisione avversaria, è destinato a fallire. Per i professionisti del settore, ciò significa che ogni ricorso deve essere costruito come una critica mirata e dettagliata del provvedimento impugnato, pena una declaratoria di inammissibilità che preclude ogni discussione nel merito.

Per il reato di omesso versamento IVA, quale importo si deve considerare?
Di norma, si considera l’imposta risultante dalla dichiarazione annuale del contribuente, come indicata nel rigo VL38. Tuttavia, il giudice può basarsi su altri dati presenti nella stessa dichiarazione (come il rigo VL41) se l’importo del rigo VL38 non è giustificato o appare incoerente all’esame formale del documento.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non era specifico. La difesa ha argomentato in modo astratto citando la giurisprudenza sul rigo VL38, senza spiegare perché, nel caso concreto, il Tribunale avrebbe sbagliato a considerare l’importo indicato nel rigo VL41.

Cosa significa che un motivo di ricorso deve essere ‘specifico’?
Significa che deve confrontarsi direttamente con le ragioni esposte nel provvedimento che si sta impugnando. Non può limitarsi a enunciare principi generali di diritto, ma deve spiegare puntualmente perché quelle ragioni sono errate nel contesto specifico del caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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