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Omesso versamento contributi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un datore di lavoro condannato per omesso versamento contributi. La sentenza chiarisce la natura di reato unitario a consumazione prolungata, definendo il corretto calcolo della prescrizione, che include una moratoria di tre mesi. Si ribadisce che la notifica INPS è una condizione di non punibilità, non di procedibilità, e che i modelli UNIEMENS costituiscono piena prova dell’erogazione delle retribuzioni.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento Contributi: Quando Scatta la Prescrizione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29533/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per i datori di lavoro: il reato di omesso versamento contributi. La pronuncia offre chiarimenti fondamentali sul calcolo della prescrizione e sulla natura giuridica della diffida ad adempiere dell’INPS, confermando un orientamento ormai consolidato. Analizziamo insieme i punti salienti di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata in Appello nei confronti di un imprenditore per il reato di omesso versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per il periodo compreso tra dicembre 2015 e novembre 2016. La Corte d’Appello aveva dichiarato prescritta una parte del reato (relativa ai mesi da maggio a novembre 2015) e rideterminato la pena per il periodo residuo.

L’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. La mancata notifica dell’avviso di accertamento INPS.
2. Un errore nel calcolo del termine di prescrizione.
3. Un vizio di motivazione circa l’effettiva erogazione delle retribuzioni ai dipendenti.
4. Il travisamento della prova documentale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno respinto tutte le doglianze del ricorrente, confermando la correttezza della decisione della Corte d’Appello e fornendo un’analisi dettagliata delle questioni giuridiche sollevate.

Le Motivazioni: Omesso versamento contributi e calcolo della prescrizione

Le motivazioni della sentenza sono dense di principi giuridici rilevanti. Vediamole nel dettaglio.

L’irrilevanza della Notifica della Diffida INPS

Il primo motivo di ricorso, relativo all’omessa notifica della diffida INPS, è stato ritenuto inconsistente. La Corte ha chiarito un punto fondamentale: la diffida ad adempiere, che concede tre mesi per sanare l’inadempimento, non è una condizione di procedibilità del reato. Il reato si consuma con il mancato pagamento entro la scadenza prevista. La diffida, invece, apre la strada a una causa di non punibilità: se il datore di lavoro paga integralmente entro i tre mesi successivi, il reato, pur sussistendo, non è più punibile.

Nel caso specifico, la notifica si era comunque perfezionata per compiuta giacenza e, inoltre, il Tribunale di primo grado aveva concesso un ulteriore termine all’imputato per provvedere al pagamento, opportunità che non era stata colta. Pertanto, l’eventuale irregolarità della notifica non avrebbe inciso sulla sussistenza e punibilità del reato.

La Natura del Reato di Omesso Versamento Contributi

La Corte ha ribadito, richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite, che il reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali (per importi superiori a 10.000 euro annui) si configura come un reato unitario a consumazione prolungata. Questo significa che le omissioni mensili non costituiscono reati distinti, ma momenti esecutivi di un’unica condotta criminosa che si protrae nel tempo. La consumazione del reato cessa definitivamente con la scadenza del termine per il versamento dell’ultima mensilità dell’anno.

Il Calcolo Corretto della Prescrizione

Sulla base di questa qualificazione giuridica, la Cassazione ha smontato il secondo motivo di ricorso. Il termine di prescrizione non inizia a decorrere dalla singola omissione mensile, ma dal momento della cessazione della condotta. Nel caso in esame, l’ultima mensilità omessa era quella di novembre 2016, il cui termine di versamento scadeva il 16 dicembre 2016. È da questa data che inizia a decorrere la prescrizione.

Inoltre, la legge prevede un periodo di sospensione della prescrizione di tre mesi (la cosiddetta ‘moratoria’) coincidente con il termine concesso al datore di lavoro per pagare e beneficiare della non punibilità. Pertanto, al termine di prescrizione ordinario (sette anni e mezzo) vanno aggiunti questi tre mesi. Il calcolo effettuato dalla Corte ha dimostrato che, al momento della sentenza d’appello, il reato non era ancora prescritto.

Inammissibilità dei Motivi sul Merito

Infine, il terzo e il quarto motivo sono stati giudicati inammissibili perché miravano a una rivalutazione del merito dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha confermato che i modelli DM10/UNIEMENS, basati sulle denunce fornite dallo stesso contribuente, costituiscono piena prova dell’avvenuta corresponsione delle retribuzioni e, di conseguenza, dell’obbligo contributivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida principi chiave in materia di omesso versamento contributi. Per i datori di lavoro, le implicazioni pratiche sono chiare:
1. Valore Probatorio dei Flussi UNIEMENS: I dati inviati all’INPS tramite i flussi UNIEMENS hanno valore di piena prova. È onere del datore di lavoro dimostrare, con prove concrete, l’eventuale mancata corresponsione delle retribuzioni.
2. Calcolo della Prescrizione: Il reato si prescrive a partire dalla scadenza dell’ultima omissione contributiva dell’anno di riferimento, tenendo conto di un periodo di sospensione di tre mesi.
3. Funzione della Diffida INPS: Ricevere una diffida dall’INPS non è il presupposto del reato, ma l’ultima opportunità per evitarne le conseguenze penali attraverso il pagamento integrale del debito entro tre mesi.

La mancata notifica dell’avviso di accertamento dell’INPS rende il reato di omesso versamento contributi improcedibile?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il reato si consuma con il mancato pagamento alla scadenza. La notifica della diffida ad adempiere è irrilevante per la sussistenza del reato, ma è funzionale a una causa sopravvenuta di non punibilità, che si verifica solo se il datore di lavoro paga integralmente quanto dovuto entro tre mesi dal ricevimento della diffida.

Come si calcola il termine di prescrizione per il reato di omesso versamento dei contributi?
Il reato è considerato unitario e a consumazione prolungata. Il termine di prescrizione inizia a decorrere dalla data di scadenza del versamento dell’ultima mensilità omessa nell’anno solare. A questo termine iniziale si devono aggiungere tre mesi di sospensione (moratoria), periodo durante il quale il datore di lavoro può adempiere per beneficiare della non punibilità.

I modelli DM10/UNIEMENS sono sufficienti a provare l’avvenuta corresponsione delle retribuzioni ai dipendenti?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, i modelli DM10, formati secondo il sistema informatico UNIEMENS, possono essere valutati come piena prova dell’effettiva corresponsione delle retribuzioni. Questo perché sono dichiarazioni formate esclusivamente sulla base dei dati forniti dallo stesso contribuente (datore di lavoro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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