Omesso Versamento Cauzione: la Cassazione Conferma la Condanna
L’omesso versamento cauzione è una questione che interseca la capacità economica del soggetto e gli obblighi imposti dalle misure di prevenzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per giustificare il mancato pagamento non è sufficiente una semplice dichiarazione di indigenza, ma occorrono prove concrete. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Caso
Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Tra gli obblighi imposti dal Tribunale vi era il versamento di una cauzione di 750,00 euro alla Cassa delle ammende entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento. L’uomo, tuttavia, ometteva di effettuare il pagamento nel termine stabilito, venendo così condannato in primo e secondo grado alla pena di quattro mesi di arresto per la violazione dell’art. 76, comma 4, del D.Lgs. 159/2011.
La difesa del ricorrente si basava interamente sulla presunta impossibilità di adempiere a causa di una condizione di indigenza. Egli sosteneva di non disporre delle risorse economiche necessarie per far fronte al pagamento della cauzione. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a valutare la fondatezza delle argomentazioni difensive.
La Decisione della Corte sull’Omesso Versamento Cauzione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi solidi e coerenti con la giurisprudenza consolidata.
L’Onere della Prova della Povertà
Il primo punto cruciale riguarda l’onere della prova. I giudici hanno chiarito che la prova dell’impossibilità di versare la cauzione per mancanza di risorse economiche grava interamente sul soggetto che la eccepisce. Non è sufficiente una “apodittica affermazione di versare in uno stato di indigenza”. In altre parole, chi afferma di non poter pagare deve fornire elementi concreti e specifici a sostegno della propria tesi, non potendosi limitare a una generica dichiarazione.
La Valutazione del Contesto Personale
Il secondo elemento, altrettanto determinante, è stata la valutazione del contesto di vita del ricorrente. La Corte ha ritenuto che il suo inserimento stabile e pluriennale nel mercato degli stupefacenti, dimostrato da un arresto avvenuto alcuni anni prima per il trasporto di un ingente quantitativo di hashish, rendesse del tutto implausibile la sua affermazione di indisponibilità economica. Le attività illecite, per loro natura, sono fonte di reddito e contraddicono una presunta condizione di povertà assoluta.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni della Corte di Cassazione sono state lineari e rigorose. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato i principi giuridici in materia. La giurisprudenza costante, citata anche nel provvedimento, stabilisce che la prova dell’impossibilità di adempiere per cause economiche comporta un onere di allegazione specifico, che non può essere soddisfatto da mere affermazioni generiche. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva fornito alcuna prova concreta del suo stato di indigenza.
Inoltre, la Corte ha valorizzato il fatto notorio dell’inserimento del soggetto in un ambiente criminale ad alta redditività. Il fatto che fosse stato arrestato in passato per il trasporto di cinque chilogrammi di hashish è stato considerato un elemento oggettivo che minava alla base la credibilità della sua dichiarazione di povertà. Tale attività, infatti, presuppone una disponibilità economica e una capacità di generare profitti illeciti, incompatibili con l’impossibilità di pagare una cauzione di 750 euro.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame rafforza un principio di grande rilevanza pratica: chi è sottoposto a misure di prevenzione non può sottrarsi agli obblighi economici, come l’omesso versamento cauzione, semplicemente dichiarandosi povero. È necessario fornire prove concrete e circostanziate che dimostrino l’effettiva impossibilità di adempiere. La valutazione del giudice, inoltre, non si limiterà alle sole dichiarazioni dell’interessato, ma terrà conto del suo complessivo stile di vita e delle sue attività, anche illecite, per accertare la plausibilità della sua condizione economica. La decisione serve da monito: gli obblighi di legge devono essere rispettati e le scuse, per essere valide, devono essere provate.
È sufficiente dichiarare di essere indigente per non pagare una cauzione imposta dal tribunale?
No, secondo la Corte di Cassazione, una semplice e non provata affermazione di versare in stato di indigenza non è sufficiente a giustificare l’omesso versamento della cauzione.
Su chi ricade l’onere di dimostrare l’impossibilità di pagare?
L’onere di allegare e dimostrare con prove concrete l’impossibilità di adempiere all’obbligo di pagamento per indisponibilità di risorse economiche ricade sulla persona soggetta alla misura.
Il passato criminale di una persona può influenzare la valutazione sulla sua capacità economica?
Sì, la Corte ha ritenuto che l’inserimento stabile e pluriennale del ricorrente in attività lucrative illecite, come il traffico di stupefacenti, non consentisse di ritenere plausibile la sua affermazione di indisponibilità economica.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20284 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20284 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 15/01/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Esaminato il ricorso proposto avverso la sentenza del 15 gennaio 2024, con la quale la Corte di appello di Palermo confermava la decisione impugnata, con cui NOME COGNOME era stato condannato alla pena di quattro mesi di arresto, per il reato di cui all’art. 76, comma 4, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, commesso a Palermo il 3 luglio 2019.
Ritenuto che i fatti di reato in contestazione, nella loro consistenza materiale, sono incontroversi, risultando dimostrato che COGNOME ometteva di versare la somma di 750,00 euro alla Cassa delle ammende, nel termine di trenta giorni dalla notifica della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza irrogata dal Tribunale di Palermo il 14 luglio 2017 e notificata il 3 giugno 2019.
Ritenuto che il percorso argomentativo seguito dalla Corte di appello di Palermo, in assenza di adeguate allegazioni difensive, è conforme alla giurisprudenza di questa Corte, secondo cui la prova dell’impossibilità di versare la cauzione per indisponibilità di risorse economiche, comporta «un onere di allegazione che non può dirsi soddisfatto dall’apodittica affermazione di versare in uno stato di indigenza », come nel caso di COGNOME (Sez. 5, n. 38729 del 03/04/2014, Okpere, Rv. 262208 – 01).
Ritenuto, peraltro, che l’inserimento, stabile e pluriennale, del ricorrente nell’ambiente del mercato degli stupefacenti – che risulta dimostrato dal fatto che, nel dicembre del 2015, era stato arrestato mentre trasportava cinque chilogrammi di hashish – non consente di ritenere plausibili le argomentazioni sostenute dal ricorrente sulla sua condizione di indisponibilità economica.
Per queste ragioni, il ricorso proposto da NOME COGNOME deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 9 maggio 2024.