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Omesso deposito scritture contabili: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per l’omesso deposito scritture contabili dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte sottolinea che il reato consiste nella mancata ottemperanza all’ordine del tribunale, rendendo irrilevante la corretta tenuta delle stesse. Anche il motivo sulla quantificazione della pena è stato respinto in quanto la decisione era stata adeguatamente motivata dal giudice di merito.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Deposito Scritture Contabili: Quando la Difesa è Inefficace

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: l’omesso deposito scritture contabili a seguito di un ordine del tribunale costituisce un reato autonomo, e difendersi sostenendo la loro corretta tenuta è una strategia inefficace. Questa pronuncia offre spunti cruciali per comprendere la natura di questo illecito e le responsabilità che gravano sull’imprenditore dichiarato fallito.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, a seguito della dichiarazione di fallimento della sua attività, veniva condannato per il reato previsto dall’art. 220 della Legge Fallimentare. La contestazione non riguardava irregolarità nella contabilità, bensì la sua mancata ottemperanza all’ordine del tribunale di depositare i bilanci e le altre scritture contabili entro il termine perentorio di tre giorni dalla comunicazione della sentenza di fallimento.

Nonostante la condanna in primo grado e in appello, l’imprenditore ricorreva in Cassazione, articolando la sua difesa su due punti principali: l’insussistenza del reato, poiché a suo dire le scritture erano sempre state tenute correttamente, e un’errata applicazione delle norme sulla determinazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende. La decisione dei giudici si fonda su una chiara distinzione tra la tenuta delle scritture contabili e l’obbligo di depositarle quando richiesto dall’autorità giudiziaria.

Le Motivazioni e la rilevanza dell’omesso deposito scritture contabili

Le motivazioni della Corte chiariscono in modo inequivocabile la logica dietro la decisione.

### Irrilevanza della Corretta Tenuta delle Scritture

Il punto centrale della decisione è che il fatto tipico oggetto di addebito non era la irregolare tenuta della contabilità, ma la specifica condotta omissiva: non aver rispettato l’ordine del tribunale. La Corte ha sottolineato che l’imputato continuava a sostenere di aver tenuto correttamente le scritture contabili, senza avvedersi che il fulcro dell’accusa era un altro. L’omesso deposito scritture contabili è un reato che sanziona la disobbedienza all’autorità giudiziaria nell’ambito di una procedura fallimentare, indipendentemente dalla regolarità dei documenti stessi.

### Genericità e Infondatezza del Ricorso

Di conseguenza, il primo motivo di ricorso è stato giudicato generico e manifestamente infondato. La difesa dell’imputato non affrontava il nucleo dell’accusa, ma si concentrava su un aspetto (la corretta contabilità) che non era mai stato messo in discussione. La Corte d’Appello aveva già fornito una chiara risposta su questo punto, rendendo il ricorso in Cassazione una mera ripetizione di argomenti irrilevanti.

### Discrezionalità nella Graduazione della Pena

Anche il secondo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato respinto. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. In questo caso, la pena era stata giustificata in modo adeguato, e le attenuanti generiche erano già state concesse in primo grado. Pertanto, non vi era alcun vizio di legittimità da censurare.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio cardine del diritto penale fallimentare: gli ordini del tribunale emessi nel contesto di una procedura concorsuale devono essere eseguiti con la massima diligenza. La sentenza dimostra come una linea difensiva non centrata sulla specifica accusa sia destinata al fallimento. Per gli imprenditori, la lezione è chiara: gli obblighi che sorgono dopo la dichiarazione di fallimento, come il deposito dei documenti contabili, sono cogenti e la loro violazione integra una fattispecie di reato autonoma, la cui punibilità non è esclusa dalla precedente regolarità della gestione aziendale.

È una difesa valida sostenere di aver tenuto correttamente le scritture contabili se si è accusati di non averle depositate dopo il fallimento?
No. La sentenza chiarisce che il reato contestato è l’omissione del deposito, un inadempimento a un ordine specifico del giudice. La corretta tenuta dei registri è del tutto irrilevante rispetto a questa specifica accusa.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi addotti erano generici e manifestamente infondati. L’imputato non ha contestato il fatto principale (la mancata consegna dei documenti), ma ha basato la sua difesa su un argomento non pertinente, ovvero la corretta tenuta delle scritture.

Può la Corte di Cassazione modificare la pena decisa dal giudice di merito?
La Corte di Cassazione ha un potere di controllo limitato alla legittimità della decisione e non può entrare nel merito della quantificazione della pena, a meno che la motivazione del giudice non sia palesemente illogica o assente. In questo caso, la Corte ha ritenuto che il giudice avesse adeguatamente giustificato la sua decisione, esercitando legittimamente la propria discrezionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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