LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Omessi versamenti e concordato preventivo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omessi versamenti di contributi previdenziali, nonostante la sua azienda fosse in concordato preventivo. La Corte ha stabilito che la procedura concorsuale non costituisce una scusante automatica: l’imprenditore avrebbe dovuto attivare la procedura di autorizzazione al pagamento presso il tribunale fallimentare per estinguere il debito e non incorrere nel reato. La sentenza ribadisce che gli omessi versamenti e concordato preventivo sono due ambiti in cui l’imprenditore deve agire con diligenza per evitare conseguenze penali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessi versamenti e concordato: Non basta la procedura per evitare il reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 30529 del 2024, offre un importante chiarimento sul rapporto tra omessi versamenti e concordato preventivo. Molti imprenditori credono che l’avvio di una procedura concorsuale li esoneri automaticamente dalla responsabilità penale per il mancato pagamento dei contributi previdenziali. La Suprema Corte, tuttavia, ha ribadito un principio fondamentale: la crisi d’impresa non è una scusante automatica e l’imprenditore ha precisi doveri da adempiere per evitare la condanna.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda l’amministratore di una società a responsabilità limitata, condannato in primo e secondo grado per il reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali. La particolarità della vicenda risiede nel fatto che la società, prima della data di consumazione del reato, aveva presentato domanda di ammissione al concordato preventivo con riserva. Questo atto, secondo la difesa, avrebbe impedito all’imprenditore di pagare qualsiasi debito, inclusi i contributi, per non violare il principio della par condicio creditorum (parità di trattamento dei creditori).

La Difesa e il rapporto tra omessi versamenti e concordato

La tesi difensiva si basava sull’articolo 51 del codice penale, che esclude la punibilità quando un fatto è commesso nell’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica. Secondo il ricorrente, la normativa fallimentare, vietando i pagamenti dopo la presentazione della domanda di concordato, gli imponeva un dovere che rendeva non punibile l’omissione. In pratica, l’imprenditore si trovava di fronte a un bivio: pagare i contributi e violare le norme sul concordato, o non pagarli e commettere il reato. A suo avviso, la legge fallimentare avrebbe dovuto prevalere, scriminando la sua condotta.

L’Argomento del Divieto di Pagamento

Il ricorrente ha sostenuto che, una volta avviata la procedura di concordato, ogni pagamento era subordinato all’autorizzazione del giudice fallimentare. Tale autorizzazione, secondo la difesa, poteva essere concessa solo per atti urgenti e funzionali alla procedura stessa e al soddisfacimento dei creditori. Il pagamento dei contributi, a suo dire, non rientrava in questa categoria, in quanto avrebbe avvantaggiato un solo creditore (l’ente previdenziale) a discapito degli altri, alterando la parità di trattamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa interpretazione, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno chiarito che l’imprenditore in concordato preventivo non è completamente privato della gestione dei propri beni, ma si trova in una situazione di cosiddetto “spossessamento attenuato”.

Il punto cruciale della decisione è che la legge fallimentare (artt. 161, comma 7, e 167) offre uno strumento specifico per risolvere questo conflitto di doveri: la richiesta di autorizzazione al giudice per il compimento di atti di straordinaria amministrazione urgenti. L’imprenditore, per non incorrere nel reato di omesso versamento, avrebbe dovuto presentare un’istanza al Tribunale fallimentare per essere autorizzato al pagamento dei contributi.

Secondo la Cassazione, non spetta all’imprenditore decidere a priori se un pagamento sia utile o urgente per la procedura. Questa valutazione è di competenza esclusiva del giudice fallimentare. Omettendo di presentare tale istanza, l’imprenditore non ha fatto tutto il possibile per adempiere al suo obbligo contributivo, e la sua omissione rimane penalmente rilevante. La procedura concorsuale non crea una causa di giustificazione automatica, ma impone un percorso procedurale che l’imputato non ha seguito.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la crisi d’impresa e l’accesso a procedure come il concordato preventivo non costituiscono un “lasciapassare” per violare la legge penale. L’imprenditore che si trova in questa difficile situazione ha l’onere di attivarsi diligentemente, utilizzando tutti gli strumenti legali a sua disposizione, come la richiesta di autorizzazione al pagamento, per dimostrare di aver tentato di adempiere ai propri doveri. La scelta di rimanere inerte, confidando in un’automatica non punibilità, si rivela una strategia perdente che non trova accoglimento nelle aule di giustizia.

L’ammissione a un concordato preventivo giustifica automaticamente l’omesso versamento dei contributi previdenziali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la procedura di concordato preventivo non costituisce di per sé una causa di non punibilità. L’imprenditore ha il dovere di attivarsi per tentare di adempiere all’obbligo contributivo.

Cosa avrebbe dovuto fare l’imprenditore per evitare la condanna penale una volta avviato il concordato preventivo?
Avrebbe dovuto presentare un’istanza al Tribunale fallimentare per ottenere l’autorizzazione al pagamento dei contributi, ai sensi degli artt. 161, comma 7, e 167 della legge fallimentare, qualificando il pagamento come atto di straordinaria amministrazione urgente.

Il pagamento dei contributi previdenziali è considerato un atto che viola la par condicio creditorum durante un concordato?
Non necessariamente. La valutazione se il pagamento sia opportuno, urgente e non lesivo della parità di trattamento tra i creditori spetta esclusivamente al giudice fallimentare, a cui l’imprenditore deve sottoporre la richiesta di autorizzazione. Non è una decisione che l’imprenditore può prendere autonomamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati