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Omessa valutazione prove: annullato DASPO di 8 anni

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un DASPO della durata di otto anni con obbligo di presentazione. La decisione si fonda sulla omessa valutazione, da parte del giudice, di una sentenza di assoluzione prodotta dalla difesa. Tale documento era cruciale per contestare la recidiva amministrativa e la pericolosità del soggetto, influenzando la proporzionalità della misura. La Corte ha ribadito che il giudice ha l’obbligo di esaminare in modo sostanziale le deduzioni difensive, pena la nullità del provvedimento per violazione del diritto di difesa.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa valutazione delle prove difensive: la Cassazione annulla un DASPO di 8 anni

Il diritto di difesa è un pilastro del nostro ordinamento e la sua violazione può portare all’annullamento di provvedimenti anche molto afflittivi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, censurando un caso di omessa valutazione di prove documentali decisive presentate da un cittadino colpito da un DASPO. L’analisi di questa decisione offre spunti fondamentali sull’obbligo del giudice di considerare tutte le argomentazioni difensive prima di convalidare misure di prevenzione.

I Fatti del Caso: Il DASPO e il Ricorso in Cassazione

Un uomo veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che gli imponeva un DASPO con obbligo di presentazione alla polizia prima e dopo ogni incontro sportivo, per una durata di otto anni. Il provvedimento si basava sulla presunta pericolosità del soggetto, aggravata da una ‘recidiva amministrativa’, ovvero dalla preesistenza di altri DASPO a suo carico.

Il destinatario della misura, tramite il suo difensore, presentava una memoria difensiva al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), incaricato di convalidare il provvedimento. In questa memoria, contestava la durata della misura e, soprattutto, la sussistenza della recidiva. A sostegno delle sue tesi, allegava una sentenza di assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’, relativa proprio ai fatti che avevano dato origine a uno dei precedenti DASPO.

Nonostante ciò, il GIP convalidava il provvedimento del Questore, limitandosi a menzionare i precedenti divieti senza fare alcun cenno alla sentenza di assoluzione prodotta. Contro questa decisione, l’uomo proponeva ricorso per cassazione, lamentando proprio l’omessa valutazione delle sue deduzioni difensive.

Omessa Valutazione: L’Errore del Giudice di Primo Grado

Il cuore del ricorso si è concentrato sulla palese violazione del diritto di difesa. Il ricorrente ha evidenziato come il giudice avesse completamente ignorato un documento fondamentale: la sentenza di assoluzione. Questo documento, pur non determinando automaticamente la revoca del DASPO (che è una misura amministrativa e non penale), era essenziale per valutare correttamente la pericolosità attuale del soggetto.

L’assoluzione con formula piena (‘perché il fatto non sussiste’) per uno degli episodi usati per giustificare la recidiva avrebbe dovuto indurre il giudice a una motivazione più approfondita. Invece, il GIP si è limitato a un richiamo generico ai precedenti, senza spiegare perché, alla luce della nuova prova documentale, la misura di otto anni fosse ancora proporzionata e necessaria.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Diritto di Difesa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha riaffermato un principio consolidato: quando la difesa presenta una memoria entro i termini di legge (48 ore dalla notifica del provvedimento), il giudice non può ignorarla. L’ordinanza di convalida che non contenga alcun riferimento, non solo formale ma anche sostanziale, alle deduzioni difensive è nulla per violazione del diritto di difesa.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che il proscioglimento dai reati che hanno originato un DASPO non ne causa la decadenza automatica. Tuttavia, il giudice della convalida deve tenere conto di tale circostanza per valutare se le condizioni che giustificavano la misura siano venute meno o siano cambiate. Nel caso specifico, il GIP si era limitato a menzionare il precedente DASPO del 2019 e a citare genericamente ‘quelli che poi saranno gli esiti del procedimento penale’, ignorando che un esito c’era già stato ed era una sentenza di assoluzione allegata agli atti.

Questa omessa valutazione ha reso la motivazione del provvedimento illogica e carente, soprattutto riguardo alla valutazione della pericolosità e alla congruità della durata di otto anni, ben superiore al minimo di cinque previsto per i casi di recidiva. Il giudice avrebbe dovuto spiegare perché, nonostante l’assoluzione, il soggetto fosse da ritenere ancora così pericoloso da meritare una misura tanto lunga.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato gli atti al Tribunale di Roma per un nuovo giudizio, che dovrà tenere conto della documentazione prodotta dalla difesa. Ha inoltre sospeso l’efficacia del provvedimento del Questore per quanto riguarda l’obbligo di presentazione. Questa sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa nei procedimenti di prevenzione, sottolineando che il ruolo del giudice non è quello di un mero ratificatore delle decisioni dell’autorità amministrativa, ma quello di un garante imparziale che deve vagliare attentamente tutte le prove e le argomentazioni delle parti.

Un’assoluzione in sede penale annulla automaticamente un DASPO emesso per gli stessi fatti?
No, secondo la sentenza, il proscioglimento dai fatti-reato non determina l’automatica decadenza del DASPO, in quanto quest’ultimo è un provvedimento amministrativo basato su una valutazione di pericolosità sociale e non sull’accertamento di un reato. Tuttavia, può essere revocato o modificato se vengono meno le condizioni che ne hanno giustificato l’emissione.

Cosa succede se il giudice non valuta una memoria difensiva presentata nei termini di legge?
L’ordinanza di convalida del provvedimento del Questore è nulla per violazione del diritto di difesa. Il giudice ha l’obbligo di fornire un riferimento non solo formale, ma anche sostanziale, alle deduzioni presentate dalla difesa, altrimenti il suo provvedimento è illegittimo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento in questo caso specifico?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché il giudice di primo grado ha commesso una omessa valutazione, ignorando completamente una prova documentale decisiva allegata dalla difesa: una sentenza di assoluzione per i fatti posti a fondamento di un precedente DASPO. Questa omissione ha viziato la valutazione sulla pericolosità del soggetto e sulla congruità della durata della misura (otto anni).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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