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Omessa traduzione imputato: sentenza nulla

Un imputato, condannato per false generalità, ha ottenuto l’annullamento della sentenza d’appello. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso per omessa traduzione dell’imputato, poiché, nonostante fosse detenuto per altra causa, era stato erroneamente dichiarato ‘libero assente’. La Corte ha ribadito che il giudice ha il dovere di verificare lo stato di detenzione, anche in caso di solo dubbio, per garantire il diritto di partecipazione al processo. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Traduzione dell’Imputato: Quando la Sentenza è Nulla

Il diritto di un imputato a partecipare al proprio processo è uno dei cardini fondamentali del giusto processo. Ma cosa accade se l’imputato è detenuto per un’altra causa e il giudice non ne dispone la traduzione in aula? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che l’omessa traduzione dell’imputato costituisce un vizio procedurale così grave da determinare la nullità della sentenza. Questo principio riafferma la centralità delle garanzie difensive nel nostro ordinamento.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale di Roma per il reato di false dichiarazioni sull’identità personale (art. 495 c.p.), fornite durante un controllo di polizia. La Corte d’Appello di Roma aveva successivamente confermato la condanna, unificando la pena con quella di un’altra sentenza precedente per un reato connesso, in regime di continuazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Omessa Traduzione dell’Imputato

La difesa ha impugnato la decisione d’appello davanti alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso. Il motivo principale, e decisivo, riguardava la nullità della sentenza per omessa traduzione dell’imputato.

In particolare, il difensore ha sostenuto che, al momento dell’udienza d’appello, il suo assistito si trovava detenuto per un’altra causa. Nonostante questa circostanza fosse nota o, comunque, dovesse essere nota alla Corte d’Appello (poiché emersa già nel corso del giudizio di primo grado), l’imputato era stato erroneamente qualificato come “libero assente” nel verbale d’udienza. Di conseguenza, il processo si era celebrato senza la sua presenza, pur essendo egli legittimamente impedito a comparire. Secondo la difesa, questa violazione delle norme procedurali avrebbe dovuto comportare la nullità della sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo relativo all’omessa traduzione dell’imputato, assorbendo gli altri motivi di ricorso. I giudici supremi hanno richiamato un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite (sentenza n. 7635/2021), secondo cui la detenzione per altra causa di un imputato (formalmente libero nel procedimento in corso) costituisce un legittimo impedimento a comparire.

Di fronte a tale situazione, il giudice ha il dovere di disporne la traduzione in udienza, a condizione che lo stato detentivo sia noto o emerga dagli atti. La Corte ha precisato che non è necessario che la prova della detenzione sia certa; è sufficiente che emerga un dubbio in merito perché scatti l’obbligo per l’autorità giudiziaria di effettuare una verifica. Nel caso di specie, dagli atti del processo di primo grado risultava che l’imputato fosse detenuto. La Corte d’Appello, pertanto, avrebbe dovuto effettuare un controllo più puntuale prima di procedere in sua assenza.

Non avendolo fatto, ha violato il diritto dell’imputato di partecipare al processo, causando una nullità insanabile. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti a una diversa sezione della Corte d’Appello di Roma per la celebrazione di un nuovo giudizio.

Conclusioni: L’Importanza delle Garanzie Procedurali

Questa decisione sottolinea l’importanza inderogabile delle garanzie procedurali a tutela del diritto di difesa. Il diritto di partecipare al proprio processo non è una mera formalità, ma un elemento essenziale per un giusto processo. La sentenza ribadisce che il giudice ha un ruolo attivo nel garantire questo diritto, dovendo verificare con scrupolo ogni possibile impedimento a comparire dell’imputato, specialmente quando dagli atti emergano indizi del suo stato di detenzione. L’omessa traduzione dell’imputato in queste circostanze non è un errore sanabile, ma un vizio che travolge la validità dell’intero giudizio.

Cosa succede se un imputato è detenuto per un’altra causa e non viene portato in udienza?
Se lo stato di detenzione dell’imputato è noto al giudice o emerge dagli atti, la sua mancata traduzione in aula costituisce un vizio procedurale. Questo vizio determina la nullità della sentenza emessa in sua assenza, in quanto viola il suo diritto di partecipare al processo.

Il giudice ha sempre l’obbligo di verificare se un imputato assente è in realtà detenuto?
Sì, secondo la Cassazione, il giudice ha l’obbligo di effettuare una verifica puntuale se dagli atti processuali emerge anche solo il dubbio che l’imputato, dichiarato assente, possa essere detenuto per altra causa. Non è richiesto che il difensore sollevi formalmente la questione, se gli elementi sono già a disposizione del giudice.

Che cos’è l’omessa traduzione dell’imputato e quale conseguenza ha sul processo?
L’omessa traduzione dell’imputato è la mancata disposizione, da parte del giudice, di condurre in aula un imputato detenuto per altra causa. Tale omissione, quando lo stato detentivo è noto o conoscibile, costituisce una violazione del diritto di difesa e del giusto processo, e ha come conseguenza la nullità della sentenza e la necessità di celebrare un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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