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Omessa pronuncia pene sostitutive: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello a causa di una omessa pronuncia sulla richiesta di pene sostitutive. L’imputato, condannato a sei mesi di reclusione, aveva chiesto la conversione in detenzione domiciliare. La Corte d’Appello non ha deciso sulla richiesta, violando l’obbligo di motivazione e portando all’annullamento della sentenza con rinvio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa pronuncia pene sostitutive: il Giudice deve sempre rispondere

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su ogni istanza presentata dalla difesa. In particolare, il caso esaminato riguarda una omessa pronuncia pene sostitutive, un vizio che ha portato all’annullamento di una sentenza di condanna. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

La vicenda ha origine da una condanna per violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). In secondo grado, la Corte di Appello di Torino, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva confermato una pena di sei mesi di reclusione e 1000 euro di multa.

Durante l’udienza di appello, il difensore dell’imputato aveva formalmente richiesto la sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare, allegando la relativa documentazione a supporto. Nonostante ciò, la Corte territoriale, nel riformare parzialmente la sentenza, non si era espressa in alcun modo su tale richiesta.

Il Ricorso in Cassazione per omessa pronuncia

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando un unico ma decisivo motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione. La difesa ha evidenziato come la Corte di Appello avesse completamente ignorato la richiesta di conversione della pena, non provvedendo né con la sentenza impugnata, né con un’ordinanza separata. Questo silenzio del giudice integrava una chiara omessa pronuncia pene sostitutive, rendendo la decisione illegittima.

Anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concordato con la tesi difensiva, chiedendo l’annullamento della sentenza con rinvio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui, in tema di pene sostitutive delle pene detentive brevi, il giudice di appello ha l’obbligo di pronunciarsi sulla loro applicabilità se l’imputato ne fa richiesta, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione.

Nel caso specifico, era pacifico che il difensore avesse avanzato la richiesta in udienza, con il consenso del suo assistito e presentando la documentazione necessaria. La Corte di Appello, invece, non ha fornito alcuna risposta. Nel testo della sentenza impugnata, infatti, non si rinviene alcun passaggio che spieghi perché la richiesta non sia stata accolta. Né, sottolinea la Cassazione, le ragioni del rigetto possono essere desunte implicitamente dal resto della motivazione.

Si è quindi configurato un palese vizio di mancanza di motivazione, che si verifica non solo quando questa è completamente assente, ma anche quando è priva di specifici passaggi esplicativi su punti decisivi sollevati dalle parti. L’obbligo di motivare ogni decisione è un pilastro del giusto processo e la sua violazione non può che portare all’annullamento della decisione stessa.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza il dovere del giudice di dare una risposta motivata a tutte le istanze difensive. Un’omessa pronuncia sulle pene sostitutive non è una mera dimenticanza, ma una violazione di legge che incide sul diritto di difesa e sulla corretta applicazione della pena. La decisione di annullare la sentenza con rinvio significa che un’altra sezione della Corte di Appello dovrà riesaminare il caso e, questa volta, dovrà necessariamente valutare nel merito la richiesta di applicazione della detenzione domiciliare, fornendo una motivazione chiara ed esplicita in caso di accoglimento o di rigetto.

Cosa succede se un giudice ignora una richiesta di applicazione delle pene sostitutive?
Se il giudice non si pronuncia su una specifica richiesta di sostituzione della pena (ad esempio, con la detenzione domiciliare) avanzata dall’imputato, la sentenza è viziata per mancanza di motivazione. Questo vizio, definito ‘omessa pronuncia’, porta all’annullamento della sentenza da parte della Corte di Cassazione.

Fino a quale momento del processo l’imputato può chiedere le pene sostitutive?
Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, l’imputato può richiedere l’applicazione delle pene sostitutive al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del giudizio di appello.

È sufficiente che il rigetto della richiesta di pene sostitutive sia implicito nella sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le ragioni del mancato accoglimento della richiesta non possono essere desunte implicitamente dal complesso della motivazione. Il giudice deve fornire momenti esplicativi chiari e specifici sul perché la richiesta non è stata accolta, altrimenti si configura un vizio di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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