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Omessa pronuncia: la Cassazione annulla parzialmente

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un condannato che aveva presentato due istanze: detenzione domiciliare e affidamento in prova. Il Tribunale di sorveglianza aveva rigettato la prima per superamento dei limiti di pena, ma aveva commesso una omessa pronuncia sulla seconda. La Cassazione ha confermato il rigetto della detenzione domiciliare ma ha annullato parzialmente l’ordinanza, rinviando gli atti al Tribunale per una nuova valutazione sull’istanza di affidamento in prova ignorata.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Pronuncia: Quando il Giudice Dimentica una Domanda

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7871 del 2024, mette in luce un principio fondamentale del diritto processuale: il dovere del giudice di rispondere a tutte le istanze presentate dalle parti. Il caso in esame riguarda un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che, pur decidendo su una richiesta di detenzione domiciliare, ha completamente ignorato una contestuale domanda di affidamento in prova, commettendo così una omessa pronuncia. Questo errore ha portato all’annullamento parziale della decisione, con importanti conseguenze per il ricorrente.

Il Caso: Due Istanze, Una Sola Risposta

Un condannato, con una pena residua da scontare superiore ai due anni, presentava al Tribunale di sorveglianza competente una domanda per ottenere la detenzione domiciliare. Successivamente, e prima dell’udienza, presentava anche un’istanza per l’affidamento in prova al servizio sociale. Il Tribunale, tuttavia, si pronunciava solo sulla prima richiesta, dichiarandola inammissibile a causa dell’entità della pena, che superava i limiti previsti dalla legge. Nella sua ordinanza, il Tribunale non faceva alcun cenno alla seconda istanza, quella relativa all’affidamento in prova.

I Motivi del Ricorso: Omissione e Vizi Procedurali

Il condannato, tramite il suo legale, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali:
1. Un vizio procedurale: La presunta mancata notifica del decreto di citazione per l’udienza, che a suo dire avrebbe dovuto comportare la nullità del procedimento.
2. Un vizio sostanziale: La violazione di legge e il difetto di motivazione dovuti alla totale omessa pronuncia sull’istanza di affidamento in prova, regolarmente presentata e presente agli atti.

La Decisione della Cassazione sulla Omessa Pronuncia

La Suprema Corte ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi.

La questione della notifica: un motivo infondato

Innanzitutto, la Corte ha respinto la censura relativa al difetto di notifica. Ha osservato che il ricorrente non aveva fornito prove adeguate a sostegno della sua affermazione (ad esempio, allegando il verbale di udienza da cui risultasse la sollevata eccezione). Inoltre, i giudici hanno specificato che, data la palese inammissibilità della richiesta di detenzione domiciliare per superamento del limite di pena, il Tribunale avrebbe potuto legittimamente rigettarla anche con un decreto emesso senza fissare un’udienza, rendendo di fatto irrilevante la questione della notifica.

L’accoglimento del motivo sull’omessa pronuncia

Al contrario, la Cassazione ha ritenuto pienamente fondato il secondo motivo. Dopo aver verificato la presenza agli atti dell’istanza di affidamento in prova, la Corte ha constatato che il Tribunale di sorveglianza aveva effettivamente omesso di pronunciarsi su di essa. Questo comportamento costituisce un grave vizio dell’ordinanza, poiché priva una parte di una risposta giurisdizionale su una domanda ritualmente proposta.

le motivazioni
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il dovere del giudice è quello di esaminare e decidere su ogni singola domanda che gli viene sottoposta. Ignorare un’istanza equivale a negare la giustizia su quel punto specifico. Poiché l’esame del fascicolo processuale, consentito in sede di legittimità per la natura del vizio denunciato, ha confermato l’esistenza della domanda di affidamento in prova, l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza è risultata viziata da una palese omessa pronuncia. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che annullare la decisione nella parte in cui ha ignorato tale richiesta.

le conclusioni
La sentenza si conclude con l’annullamento parziale dell’ordinanza impugnata. La parte della decisione che dichiara inammissibile la detenzione domiciliare resta valida e definitiva. Tuttavia, il procedimento viene rinviato al Tribunale di sorveglianza di Catania per un nuovo giudizio che dovrà vertere esclusivamente sull’istanza di affidamento in prova al servizio sociale. Questa pronuncia riafferma un principio cardine: ogni istanza merita una risposta, e l’omessa pronuncia costituisce un errore che impone l’annullamento della decisione viziata, garantendo che il diritto di difesa del cittadino sia pienamente tutelato.

Cosa succede se un giudice ignora una delle richieste formulate in un atto?
Se un giudice omette di pronunciarsi su una domanda regolarmente presentata, la sua decisione è viziata per ‘omessa pronuncia’. La parte interessata può impugnare il provvedimento, e la Corte superiore, se accerta l’omissione, annullerà la decisione in quella parte e rinvierà gli atti al giudice precedente affinché si pronunci sulla domanda ignorata.

Una richiesta di detenzione domiciliare può essere dichiarata inammissibile senza un’udienza?
Sì. Secondo la sentenza, se una domanda è palesemente inammissibile perché mancano i presupposti di legge (in questo caso, la pena residua era superiore al limite massimo), il giudice può dichiararla tale con un decreto, senza necessità di fissare un’udienza, ai sensi dell’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale.

Perché l’ordinanza è stata annullata solo in parte e non totalmente?
L’ordinanza è stata annullata solo limitatamente alla parte viziata, cioè l’omessa pronuncia sull’affidamento in prova. La decisione sulla detenzione domiciliare, invece, era corretta in punto di diritto (la pena era troppo alta) e quindi quella parte della decisione è stata confermata. L’annullamento parziale permette di correggere l’errore senza rimettere in discussione le parti della decisione che sono invece giuridicamente corrette.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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