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Omessa dichiarazione redditi: calcolo dell’imposta

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul reato di omessa dichiarazione redditi da parte di un socio di S.r.l. La sentenza conferma che, per calcolare l’imposta evasa sui dividendi, non si devono detrarre IRES e IRAP dal reddito della società, poiché il meccanismo di tassazione parziale del dividendo serve già a evitare la doppia imposizione. L’appello dell’imputato, che sosteneva un calcolo errato e la mancanza di dolo, è stato respinto.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Diritto Tributario, Giurisprudenza Penale

Omessa Dichiarazione Redditi: Come si Calcola l’Imposta Evàsa sui Dividendi?

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di omessa dichiarazione redditi, fornendo chiarimenti cruciali sul metodo di calcolo dell’imposta evasa quando i redditi non dichiarati derivano da partecipazioni in una società. La decisione sottolinea come la normativa fiscale miri a bilanciare la tassazione societaria con quella personale, evitando indebite detrazioni che potrebbero portare l’imposta evasa al di sotto della soglia di rilevanza penale.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un imprenditore, socio al 98% di una società a responsabilità limitata, condannato in primo e secondo grado per il reato di omessa dichiarazione. Secondo l’accusa, l’imputato non aveva dichiarato i dividendi percepiti dalla società, evadendo un’imposta IRPEF di quasi 60.000 euro, importo superiore alla soglia di punibilità prevista dalla legge. La condanna era stata fissata a un anno e due mesi di reclusione.

La Controversia sul Calcolo dell’Imposta

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali.

Il primo, di natura oggettiva, contestava il metodo di calcolo utilizzato dai giudici di merito. Secondo la difesa, per determinare il reddito imponibile del socio, dal totale dei ricavi non registrati dalla società si sarebbe dovuto detrarre non solo l’IVA, ma anche le imposte societarie come IRES e IRAP. Applicando questo calcolo, l’imposta evasa sarebbe scesa a circa 38.000 euro, una cifra inferiore alla soglia penalmente rilevante, facendo così venir meno il reato stesso.

Il secondo motivo, di carattere soggettivo, riguardava la mancanza del dolo specifico, ossia l’intenzione consapevole di evadere le imposte.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’omessa dichiarazione redditi

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna e la correttezza del calcolo effettuato dalla Corte di Appello.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato la tesi difensiva con un argomento solido e privo di vizi logici. I giudici hanno chiarito che la base imponibile per calcolare l’imposta evasa dal socio non è il ricavo complessivo della società, ma il dividendo che egli percepisce come persona fisica.

Il punto centrale della motivazione risiede nel meccanismo fiscale previsto per evitare la cosiddetta ‘doppia imposizione’. Lo stesso reddito, infatti, viene tassato prima a livello societario (con IRES e IRAP) e poi a livello del socio quando viene distribuito come dividendo (con IRPEF). Per attenuare questo effetto, la legge prevede che solo una parte del dividendo percepito (nel caso di specie, il 49,72%) concorra a formare il reddito imponibile del socio persona fisica. Questo meccanismo, ha spiegato la Corte, ha proprio la finalità di attenuare la doppia imposizione. Pertanto, detrarre ulteriormente IRES e IRAP dal calcolo, come richiesto dalla difesa, sarebbe stato un errore, poiché avrebbe vanificato lo scopo della norma, portando a una doppia agevolazione non prevista.

Per quanto riguarda la questione del dolo, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. La difesa, infatti, non aveva mai sollevato questa specifica contestazione nel giudizio di appello, limitandosi a discutere sulla ripartizione formale delle quote societarie. Introdurre per la prima volta un argomento così rilevante nel giudizio di legittimità è contrario alle regole processuali.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati tributari legati all’omessa dichiarazione redditi da partecipazioni societarie. Il calcolo dell’imposta evasa deve seguire scrupolosamente le regole fiscali che disciplinano la tassazione dei dividendi, tenendo conto dei meccanismi già previsti per evitare la doppia imposizione. La pretesa di detrarre le imposte societarie dal reddito da cui si calcola il dividendo è stata giudicata infondata. Inoltre, la pronuncia serve da monito sull’importanza di strutturare una strategia difensiva completa sin dai primi gradi di giudizio, poiché non è possibile introdurre nuove contestazioni di merito davanti alla Corte di Cassazione.

Nel reato di omessa dichiarazione redditi, come si calcola l’imposta evasa sui dividendi percepiti da un socio di una S.r.l.?
Secondo la sentenza, dal totale dei corrispettivi non registrati dalla società si detrae l’IVA. Sull’utile risultante si calcola la quota spettante al socio (nel caso di specie, il 98%). Su questo importo si applica l’aliquota per le partecipazioni qualificate (all’epoca dei fatti, 49,72%) per determinare il reddito imponibile IRPEF del socio. Non devono essere detratti anche IRES e IRAP.

Perché IRES e IRAP pagate dalla società non vengono detratte prima di calcolare il dividendo imponibile per il socio?
La Corte spiega che il meccanismo di tassazione parziale del dividendo in capo al socio (con l’aliquota del 49,72%) serve proprio ad attenuare la doppia imposizione economica (tassazione prima sulla società e poi sul socio). Detrarre nuovamente IRES e IRAP sarebbe un errore concettuale che porterebbe a una doppia agevolazione non prevista.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la mancanza di dolo specifico, cioè l’intenzione di evadere le tasse?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile questa doglianza perché era stata proposta per la prima volta con il ricorso per cassazione e non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Le contestazioni devono essere presentate tempestivamente, secondo le regole del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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