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Omessa dichiarazione: quando scatta la prescrizione?

Un imprenditore, condannato per omessa dichiarazione IVA, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata declaratoria di prescrizione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’eccezione era manifestamente infondata. Il termine di prescrizione di 10 anni, infatti, non era ancora decorso al momento della sentenza d’appello, poiché il calcolo deve partire dalla scadenza dei 90 giorni successivi al termine ordinario di presentazione della dichiarazione.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa dichiarazione e prescrizione: la Cassazione fa chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35314/2024, offre un’importante lezione sul calcolo della prescrizione nel reato di omessa dichiarazione e sulle conseguenze di un ricorso basato su motivi manifestamente infondati. Il caso riguarda un imprenditore condannato per non aver presentato la dichiarazione IVA, il cui tentativo di far valere la prescrizione in sede di legittimità si è scontrato con una declaratoria di inammissibilità. Analizziamo la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I fatti di causa

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore, legale rappresentante di una S.r.l., per il reato di cui all’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era di aver omesso la presentazione della dichiarazione annuale IVA relativa all’anno d’imposta 2012, con una conseguente evasione di oltre 143.000 euro. Il fatto è stato contestato come commesso nell’anno 2013.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello di Napoli avevano confermato la colpevolezza dell’imputato, condannandolo a due anni di reclusione con pena sospesa. L’imprenditore, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: il difetto assoluto di motivazione da parte della Corte d’Appello in merito all’eccezione di prescrizione del reato, sollevata nelle conclusioni scritte.

L’eccezione di prescrizione e il ricorso in Cassazione

La difesa sosteneva che, essendo i fatti risalenti al 2013, fossero ormai trascorsi i termini di prescrizione previsti dalla legge. La Corte d’Appello, nella sua sentenza del luglio 2023, non aveva tuttavia speso una parola su tale richiesta. Questo silenzio motivazionale è stato posto a fondamento del ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte sul calcolo della prescrizione per l’omessa dichiarazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, seguendo un ragionamento logico-giuridico impeccabile.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’omessa valutazione di una memoria difensiva non costituisce di per sé un motivo di nullità della sentenza. Può, al più, incidere sulla coerenza della motivazione, ma solo se i temi proposti dalla difesa erano effettivamente pertinenti e fondati.

Nel caso specifico, l’eccezione di prescrizione era del tutto priva di fondamento. La Corte ha spiegato che, per il reato di omessa dichiarazione, il termine massimo di prescrizione è di 10 anni. Il punto cruciale, però, è la corretta individuazione del momento dal quale tale termine inizia a decorrere (il cosiddetto dies a quo).

Secondo la giurisprudenza costante, il reato si consuma non alla scadenza del termine ordinario per la presentazione (30 settembre 2013 per la dichiarazione 2012), ma allo spirare dei successivi 90 giorni che la legge concede al contribuente per una presentazione tardiva ma ancora valida ai fini penali. Di conseguenza, il termine di prescrizione decennale ha iniziato a decorrere solo alla fine di dicembre 2013, per maturare il 31 dicembre 2023. Poiché la sentenza della Corte d’Appello era stata emessa il 12 luglio 2023, a quella data il reato non era ancora prescritto.

Le motivazioni

La Suprema Corte fonda la sua decisione su due pilastri argomentativi. Il primo riguarda la manifesta infondatezza dell’eccezione difensiva: la richiesta di declaratoria di prescrizione era basata su un calcolo errato dei termini e, pertanto, il silenzio della Corte d’Appello sul punto era irrilevante. Il secondo pilastro è di natura processuale: un ricorso basato su motivi manifestamente infondati è inammissibile. Tale inammissibilità originaria impedisce la valida instaurazione del giudizio di legittimità e, di conseguenza, preclude alla Corte di Cassazione la possibilità di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione eventualmente maturata dopo la sentenza impugnata ma prima della propria decisione. L’inammissibilità, in pratica, ‘congela’ la situazione giuridica al momento della decisione di secondo grado.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti spunti di riflessione. Sul piano sostanziale, consolida l’interpretazione sul momento consumativo del reato di omessa dichiarazione, chiarendo che ai fini della prescrizione è necessario aggiungere 90 giorni alla scadenza ordinaria. Sul piano processuale, la decisione funge da monito sull’importanza di presentare ricorsi solidamente argomentati. Proporre un’impugnazione basata su motivi palesemente infondati non solo non porta al risultato sperato, ma espone al rischio concreto di una declaratoria di inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, impedendo inoltre di beneficiare di eventuali cause estintive del reato maturate nel frattempo.

Da quando decorre il termine di prescrizione per il reato di omessa dichiarazione?
Secondo la sentenza, il termine di prescrizione decorre non dalla scadenza ordinaria per la presentazione della dichiarazione, ma dalla scadenza del termine dilatorio di novanta giorni concesso al contribuente per presentarla tardivamente ma ancora valida ai fini penali.

Cosa succede se un motivo di ricorso è manifestamente infondato?
Se un motivo di ricorso è manifestamente infondato, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo impedisce al giudice di esaminare il merito della questione e comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Se la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione, può essere dichiarata?
No. Se il ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati, ciò impedisce la valida instaurazione del giudizio di legittimità. Di conseguenza, la Corte non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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