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Omessa dichiarazione: dolo specifico anche con truffa

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omessa dichiarazione a carico dell’amministratore di una S.r.l. L’imputato sosteneva che, essendo le fatture finalizzate a una truffa, mancasse il dolo specifico di evasione. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il dolo di truffa può coesistere con quello di evasione fiscale e che l’obbligo dichiarativo sussiste anche per fatture relative a operazioni inesistenti.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Diritto Tributario, Giurisprudenza Penale

Omessa Dichiarazione: La Truffa non Esclude il Dolo di Evasione

L’omessa dichiarazione fiscale rappresenta uno dei reati tributari più comuni, ma le sue implicazioni possono diventare complesse quando si intrecciano con altre fattispecie criminose. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30533 del 2024, offre un chiarimento fondamentale: l’intento di commettere una truffa ai danni di un’altra società non esclude la responsabilità penale per il reato di omessa dichiarazione. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda l’amministratore di una società di consulenza, condannato in primo e secondo grado per il reato di omessa dichiarazione IVA, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa si riferiva all’anno d’imposta 2013, per un’imposta evasa superiore alla soglia di punibilità penale.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali: l’indeterminatezza del capo di imputazione e la mancanza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo specifico di evasione.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su due pilastri fondamentali per scardinare l’impianto accusatorio.

Nullità del Capo d’Imputazione

Secondo il ricorrente, l’accusa era nulla per indeterminatezza. Si lamentava la mancata specificazione, nel capo di imputazione, delle singole fatture che avrebbero generato il debito IVA non dichiarato. Questa carenza, a detta della difesa, impediva una corretta valutazione del superamento della soglia di punibilità e ledeva il diritto di difesa.

L’Assenza del Dolo Specifico di Evasione

Il punto centrale della difesa verteva sull’elemento soggettivo. L’imputato sosteneva che le fatture in questione erano state emesse non con lo scopo di evadere le imposte, ma come strumento per perpetrare una truffa ai danni di un’altra società. Di conseguenza, l’unica intenzione era quella di conseguire un profitto illecito dalla truffa, e l’omessa dichiarazione sarebbe stata solo una conseguenza amministrativa, priva del dolo specifico di evasione fiscale richiesto dalla norma.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte e fornendo importanti chiarimenti su entrambi i punti sollevati dalla difesa.

La Validità del Capo d’Imputazione nell’Omessa Dichiarazione

In primo luogo, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: nel reato di omessa dichiarazione, il capo d’imputazione non è indeterminato se indica chiaramente l’anno d’imposta e l’ammontare complessivo dell’imposta evasa. Non è necessaria l’elencazione analitica di ogni singola fattura, poiché questi elementi sono sufficienti a delineare la condotta contestata e a permettere all’imputato di difendersi adeguatamente. Inoltre, i giudici hanno osservato che tutta la documentazione era comunque disponibile nel fascicolo del Pubblico Ministero e quindi accessibile alla difesa.

La Coesistenza tra Dolo di Truffa e Dolo di Evasione

Sul punto più controverso, la Corte ha smontato la tesi difensiva. Ha affermato che il dolo di truffa e il dolo specifico di evasione fiscale possono benissimo coesistere. L’intenzione di ingannare un soggetto per ottenere un profitto illecito non esclude la contemporanea e consapevole volontà di non versare le imposte dovute su quelle stesse operazioni.

La Corte ha inoltre richiamato un principio cruciale della normativa tributaria: l’imposta sul valore aggiunto (IVA) è dovuta anche per le fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti. Pertanto, anche se le fatture erano state emesse nell’ambito di una truffa, su di esse gravava l’obbligo del versamento dell’IVA e, di conseguenza, l’obbligo di presentare la relativa dichiarazione. L’ampio superamento della soglia di rilevanza penale e il ruolo di amministratore unico ricoperto dall’imputato sono stati considerati elementi sufficienti a dimostrare la sua piena consapevolezza e volontà di evadere le imposte.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di grande rilevanza pratica: la commissione di un reato (come la truffa) non funge da scudo per la responsabilità derivante da un altro reato (l’omessa dichiarazione). Gli amministratori di società devono essere consapevoli che ogni operazione, anche se illecita sotto altri profili, genera obblighi fiscali che non possono essere ignorati. La volontà di non adempiere a tali obblighi integra il dolo specifico di evasione, indipendentemente da altre finalità criminose perseguite. La decisione conferma che l’ordinamento giuridico considera distintamente i diversi beni giuridici tutelati dalle norme penali, punendo ogni loro violazione.

Per configurare il reato di omessa dichiarazione, l’accusa deve elencare tutte le singole fatture non dichiarate?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per la validità del capo di imputazione è sufficiente indicare con chiarezza l’anno d’imposta di riferimento e l’ammontare complessivo dell’imposta che si presume evasa.

Se delle fatture vengono emesse per operazioni inesistenti come parte di una truffa, l’IVA è comunque dovuta?
Sì. La Corte ha ribadito che, secondo la normativa tributaria, l’imposta sul valore aggiunto (IVA) è dovuta anche per le fatture emesse per operazioni inesistenti. Di conseguenza, sorge anche l’obbligo di presentare la relativa dichiarazione fiscale.

L’intenzione di commettere una truffa esclude la responsabilità per il reato di omessa dichiarazione?
No. La Suprema Corte ha stabilito che il dolo di truffa può perfettamente coesistere con il dolo specifico di evasione fiscale. L’intento di ottenere un profitto illecito ai danni di un terzo non elimina la consapevole volontà di non adempiere agli obblighi dichiarativi e di versamento delle imposte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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