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Omessa denuncia di reato: quando non scatta l’obbligo

La Corte di Cassazione conferma l’assoluzione di un comandante della polizia locale dall’accusa di omessa denuncia di reato. La decisione si fonda sul principio che l’obbligo di denuncia scatta solo in presenza di una ‘notizia di reato vestita’, ovvero sufficientemente chiara e credibile. Nel caso specifico, le informazioni su una presunta estorsione erano state ritenute vaghe e provenienti da una fonte inattendibile, giustificando la mancata segnalazione all’autorità giudiziaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Denuncia di Reato: L’Importanza di una Notizia “Vestita”

L’obbligo di denuncia per un pubblico ufficiale non è automatico. Affinché sorga la responsabilità per omessa denuncia di reato, è necessario che l’informazione ricevuta sia chiara, specifica e credibile. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente sentenza, confermando l’assoluzione di un comandante della Polizia Locale che non aveva denunciato una presunta estorsione riferitagli in modo confuso e da una fonte indiretta. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere i confini del dovere di denuncia.

I Fatti del Caso

Un comandante della Polizia Locale veniva accusato del reato di cui all’art. 361 c.p. per non aver denunciato un presunto illecito commesso da un suo agente. La vicenda trae origine dalla confidenza che un altro ufficiale, in servizio nello stesso comando, aveva fatto al comandante. Questi gli aveva riferito di aver appreso da un suo amico, con precedenti penali, che un loro collega stava compiendo una condotta estorsiva ai danni di un imprenditore locale.

Nello specifico, l’agente avrebbe preteso la somma di 10.000 euro dall’imprenditore, minacciando, in caso di rifiuto, di fargli “spaccare le gambe” da un gruppo di persone di nazionalità albanese.

L’ufficiale che riportava i fatti aveva espresso al comandante le proprie perplessità sull’attendibilità della fonte, trattandosi di una notizia appresa de relato (di seconda mano) da una persona poco affidabile. Nonostante ciò, aveva suggerito all’amico intermediario di rivolgersi al Commissariato di P.S. per organizzare uno scambio controllato e far arrestare l’agente corrotto, cosa che poi avvenne con successo.

Il comandante, ricevuta questa informazione confusa e dubbia, non aveva né dato disposizioni né redatto un’annotazione di polizia giudiziaria da trasmettere all’autorità competente. Per questo motivo, il Pubblico Ministero aveva avviato un procedimento a suo carico per omessa denuncia.

La Decisione della Corte: i Limiti dell’Omessa Denuncia di Reato

Il Tribunale di primo grado aveva assolto il comandante con la formula “perché il fatto non sussiste”. La motivazione si basava sul fatto che l’imputato non avesse ricevuto una vera e propria “notizia di reato vestita”, cioè un’informazione sufficientemente circostanziata e credibile da far scattare l’obbligo di denuncia. Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo un’erronea applicazione della legge penale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la decisione assolutoria. In primo luogo, ha precisato che, essendo il reato in questione punito con la sola pena pecuniaria, la sentenza di proscioglimento non era appellabile ma solo ricorribile per cassazione. Nel merito, ha ritenuto che la valutazione del Tribunale non fosse illogica né viziata.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra una mera informazione e una “notizia di reato” qualificata. Secondo la giurisprudenza consolidata, il delitto di omessa denuncia di reato si configura quando il pubblico ufficiale omette di segnalare un reato perseguibile d’ufficio del quale sia in grado di individuare gli elementi essenziali.

Nel caso analizzato, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente valutato i seguenti elementi:

1. Modalità Confuse della Comunicazione: La notizia era stata riferita in modo indiretto e confuso.
2. Inattendibilità della Fonte: L’informazione proveniva da una persona terza, nota per avere precedenti penali, e non direttamente dalla presunta vittima.
3. Perplessità dell’Informatore: Lo stesso agente che aveva riferito i fatti al comandante aveva manifestato dubbi sulla veridicità della vicenda.
4. Azione Già in Corso: L’agente aveva già consigliato all’intermediario di rivolgersi al Commissariato di P.S., che peraltro stava già indagando sul collega per altri reati, consiglio che aveva portato all’arresto in flagranza.

Sulla base di questi elementi, la Cassazione ha concluso che la valutazione del giudice di merito, secondo cui i fatti riferiti erano “vaghi” e la notizia non era “vestita”, era del tutto logica. Non era quindi ravvisabile in capo al comandante l’obbligo di denuncia previsto dall’art. 361 c.p.

Le Conclusioni

Questa sentenza chiarisce un principio fondamentale: il dovere di un pubblico ufficiale di denunciare un reato non è un automatismo che scatta al minimo sospetto. È necessario che l’informazione pervenuta abbia i caratteri di serietà, concretezza e credibilità. Voci, pettegolezzi o informazioni frammentarie e provenienti da fonti palesemente inattendibili non sono sufficienti a configurare una “notizia di reato” e, di conseguenza, la loro mancata trasmissione all’autorità giudiziaria non integra il delitto di omessa denuncia. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione ponderata da parte del pubblico ufficiale, che deve distinguere tra un’informazione fondata e una mera diceria.

Quando un pubblico ufficiale non è obbligato a denunciare un reato?
Un pubblico ufficiale non è obbligato alla denuncia se l’informazione che riceve non costituisce una ‘notizia di reato vestita’, ovvero quando è vaga, confusa, o proviene da una fonte di dubbia credibilità, al punto da non permettere di individuare gli elementi essenziali del presunto crimine.

Cosa si intende giuridicamente per notizia di reato ‘vestita’?
Si intende una segnalazione di reato che possiede un grado di specificità e credibilità sufficiente a delineare gli elementi essenziali di un fatto-reato perseguibile d’ufficio. Non è una semplice voce o un sospetto, ma un’informazione circostanziata.

Perché il Tribunale ha assolto il comandante della polizia locale?
Il Tribunale lo ha assolto perché ha ritenuto che le informazioni ricevute sulla presunta estorsione fossero troppo confuse, indirette e provenienti da una fonte inattendibile per essere considerate una vera notizia di reato. La Corte di Cassazione ha confermato che questa valutazione era logica e ben motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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