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Omessa confisca: la Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati tributari a causa della omessa confisca dei profitti illeciti. Un’amministratrice di società era stata condannata per omessa dichiarazione IVA, occultamento di scritture contabili e indebita compensazione. Il giudice di primo grado, però, non aveva disposto la confisca obbligatoria prevista dalla legge. Su ricorso del Procuratore Generale, la Cassazione ha ribadito che la confisca è una misura inderogabile in questi casi e deve essere applicata anche in assenza di un precedente sequestro. La causa è stata rinviata al Tribunale per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Confisca nei Reati Tributari: la Cassazione Annulla la Sentenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati fiscali: in caso di condanna, la confisca del profitto del reato è obbligatoria. Il caso in esame riguarda un’imputata condannata per gravi illeciti fiscali, la cui sentenza è stata annullata proprio a causa della omessa confisca da parte del giudice di primo grado. Analizziamo la vicenda e le importanti implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Caltanissetta aveva condannato l’amministratrice di una società a responsabilità limitata per una serie di reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000. Le accuse includevano:

* Omessa presentazione della dichiarazione IVA (art. 5);
* Occultamento o distruzione di scritture contabili per impedire la ricostruzione del volume d’affari (art. 10);
* Indebita compensazione di crediti non spettanti (art. 10-quater).

Nonostante la condanna a una pena detentiva (con sospensione condizionale), il Giudice dell’udienza preliminare aveva omesso di disporre la confisca, diretta o per equivalente, delle somme costituenti il profitto dei reati commessi.

Il Ricorso del Procuratore e la Questione della Omessa Confisca

Contro questa sentenza ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale, lamentando un’erronea applicazione della legge penale. Il punto centrale del ricorso era proprio l’omessa confisca. Secondo il Procuratore, l’articolo 12-bis del D.Lgs. 74/2000 impone al giudice di ordinare sempre la confisca dei beni che rappresentano il prezzo o il profitto del reato in caso di condanna per i delitti fiscali contestati.

Si tratta, infatti, di una misura di sicurezza patrimoniale a carattere obbligatorio, che non può essere discrezionalmente disapplicata dal giudice. Il Procuratore ha sostenuto che tale omissione costituisse un grave errore di diritto, tale da giustificare l’annullamento della sentenza.

La Natura Obbligatoria della Confisca Tributaria

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla natura e l’applicazione della confisca nei reati tributari. Gli Ermellini hanno ribadito che la confisca prevista dall’art. 12-bis è un atto dovuto che consegue automaticamente alla sentenza di condanna o di patteggiamento.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su punti chiari e consolidati. In primo luogo, la confisca, sia essa diretta (sui beni che costituiscono il profitto diretto del reato) o per equivalente (su altri beni di valore corrispondente), è una conseguenza imperativa della condanna. Il giudice non ha facoltà di scegliere se applicarla o meno; deve disporla.

In secondo luogo, la Corte ha specificato che l’applicazione della misura non è subordinata all’esistenza di un precedente provvedimento di sequestro preventivo. Il giudice della cognizione può e deve ordinare la confisca anche se durante le indagini non era stato sequestrato alcun bene. Questo perché la confisca in sede di sentenza è un provvedimento autonomo con finalità sanzionatorie e ripristinatorie.

Tuttavia, la Cassazione non ha potuto disporre direttamente la confisca, poiché tale operazione richiede accertamenti di fatto, come il calcolo esatto del profitto del reato e la verifica della disponibilità di beni in capo al condannato. Per questo motivo, la sentenza impugnata è stata annullata con rinvio.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rafforza il principio di legalità e l’efficacia delle misure sanzionatorie in ambito fiscale. La sentenza chiarisce che l’omessa confisca del profitto illecito in una condanna per reati tributari costituisce un vizio di legittimità che porta all’annullamento della decisione. Per gli imputati, ciò significa che una condanna per questi reati comporta quasi certamente la perdita di beni per un valore pari all’evasione fiscale accertata. Per i giudici, è un monito a applicare scrupolosamente una misura considerata dal legislatore come essenziale per contrastare l’illegalità fiscale.

La confisca per reati tributari è sempre obbligatoria?
Sì, secondo la sentenza, per i reati previsti dal D.Lgs. 74/2000, la confisca del prezzo o del profitto del reato è una misura obbligatoria che deve essere sempre disposta dal giudice in caso di condanna.

Il giudice può ordinare la confisca anche se non c’è stato un sequestro preventivo dei beni?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice della cognizione può e deve emettere il provvedimento di confisca anche in assenza di un precedente sequestro cautelare.

Cosa succede se il giudice non dispone la confisca in una sentenza di condanna per reati fiscali?
L’omissione costituisce un errore di diritto. La sentenza può essere impugnata dal Pubblico Ministero e, come nel caso di specie, la Corte di Cassazione può annullarla con rinvio a un nuovo giudice, affinché provveda a disporre la misura ablatoria omessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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