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Omessa comunicazione e Reddito di Cittadinanza: la Corte

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di omessa comunicazione ai fini del reddito di cittadinanza. La Corte ha chiarito che non comunicare l’applicazione di una misura cautelare personale non costituisce reato, poiché tale circostanza comporta la ‘sospensione’ del beneficio e non la sua ‘revoca’ o ‘riduzione’. La legge, infatti, pone l’obbligo di comunicazione in capo all’autorità giudiziaria e non al cittadino, distinguendo nettamente le diverse ipotesi.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: Obbligo di Comunicazione e Misure Cautelari

La recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale in tema di omessa comunicazione reddito di cittadinanza. La questione centrale riguarda la responsabilità penale di un beneficiario che non comunica all’INPS di essere stato sottoposto a una misura cautelare personale. La Corte ha stabilito che tale omissione non integra il reato previsto dalla legge, tracciando una netta distinzione tra le cause di ‘sospensione’ e quelle di ‘revoca’ del beneficio.

I Fatti di Causa

Nel caso di specie, una persona, beneficiaria del reddito di cittadinanza, era stata condannata sia in primo grado che in appello per il reato di cui all’art. 7, comma 2, del D.L. n. 4/2019. L’accusa era quella di non aver comunicato tempestivamente all’INPS di essere stata sottoposta a una misura cautelare personale. Secondo i giudici di merito, tale informazione era rilevante ai fini della revoca o riduzione del beneficio, e la sua omissione configurava quindi un reato.

La difesa ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo un’erronea applicazione della legge. In particolare, ha evidenziato che la normativa sul reddito di cittadinanza prevede una disciplina specifica per i casi di applicazione di misure cautelari, contenuta nell’art. 7-ter del medesimo decreto, che dispone la ‘sospensione’ e non la ‘revoca’ del beneficio.

L’Analisi della Corte e l’Omessa Comunicazione del Reddito di Cittadinanza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Il ragionamento della Corte si fonda sulla distinzione fondamentale tra le diverse tipologie di informazioni che il beneficiario è tenuto a comunicare.

L’articolo 7, comma 2, del D.L. 4/2019 punisce l’omessa comunicazione di variazioni del reddito, del patrimonio o di ‘altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio’.

Tuttavia, l’applicazione di una misura cautelare non è una causa di revoca o riduzione, bensì di ‘sospensione’, come espressamente previsto dall’art. 7-ter. Questa norma specifica stabilisce che ‘l’erogazione del beneficio […] è sospesa’ nei confronti di chi sia sottoposto a una misura cautelare.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha sottolineato che il legislatore ha creato due binari distinti. Da un lato, l’art. 7, comma 2, sanziona penalmente il cittadino che omette di comunicare informazioni che incidono direttamente sui requisiti economici e che porterebbero alla revoca o alla riduzione del sussidio. Dall’altro, l’art. 7-ter gestisce la situazione della misura cautelare in modo diverso: prevede la sospensione e, soprattutto, pone l’obbligo di comunicazione in capo all’autorità giudiziaria procedente, non al singolo individuo.

Il comma 4 dell’art. 7-ter, infatti, stabilisce che i provvedimenti di sospensione sono comunicati ‘dall’autorità giudiziaria procedente’ all’INPS entro quindici giorni. Questa previsione esclude implicitamente un obbligo di comunicazione a carico del beneficiario e, di conseguenza, la sua responsabilità penale in caso di omissione. La condotta di mancata comunicazione dell’assoggettamento a misura cautelare personale, pertanto, non rientra nell’ambito di applicazione della norma incriminatrice contestata.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione offre un’importante interpretazione che delimita con precisione gli obblighi di comunicazione del percettore del reddito di cittadinanza e le relative conseguenze penali. Viene stabilito il principio secondo cui, se la legge prevede una specifica procedura (la sospensione) e individua un soggetto diverso dal beneficiario (l’autorità giudiziaria) come responsabile della comunicazione, non può configurarsi un reato di omessa comunicazione reddito di cittadinanza a carico del cittadino. La decisione annulla la condanna perché il fatto, semplicemente, non costituisce reato.

È reato non comunicare all’INPS di essere sottoposti a una misura cautelare se si percepisce il reddito di cittadinanza?
No, secondo la Corte di Cassazione non è reato. La legge prevede che tale circostanza porti alla sospensione del beneficio e che l’obbligo di comunicarlo all’INPS spetti all’autorità giudiziaria, non al cittadino.

Qual è la differenza tra sospensione e revoca del reddito di cittadinanza in questo contesto?
La revoca è la cancellazione definitiva del beneficio, tipicamente legata a variazioni di reddito o patrimonio non comunicate. La sospensione è un’interruzione temporanea, prevista specificamente dalla legge in caso di applicazione di una misura cautelare, che non dipende da una comunicazione del beneficiario.

Su chi ricade l’obbligo di comunicare l’applicazione di una misura cautelare all’INPS?
L’obbligo ricade sull’autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento. L’art. 7-ter del D.L. 4/2019 stabilisce che è il giudice a dover comunicare i provvedimenti di sospensione all’INPS entro quindici giorni dalla loro adozione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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