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Omessa comunicazione conclusioni: Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di percosse a causa della omessa comunicazione delle conclusioni del Pubblico Ministero alla difesa durante il giudizio d’appello. Questo vizio procedurale, considerato una nullità di ordine generale, ha reso invalida la sentenza di secondo grado. Poiché nel frattempo il reato si è estinto per prescrizione, la Corte ha annullato la condanna agli effetti penali, rinviando al giudice civile la decisione sulle richieste risarcitorie della parte lesa.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa comunicazione conclusioni: la Cassazione annulla la condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6045/2025, ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: l’omessa comunicazione delle conclusioni del Pubblico Ministero alla difesa nel giudizio d’appello “cartolare” costituisce una nullità insanabile. Questo vizio procedurale ha portato all’annullamento di una condanna per percosse, con conseguente estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di percosse (art. 581 c.p.) emessa dal Giudice di Pace e successivamente confermata dal Tribunale in secondo grado. L’imputato, ritenuto responsabile di aver percosso un’altra persona, ha deciso di ricorrere in Cassazione, lamentando diverse violazioni procedurali che avrebbero minato il suo diritto di difesa durante il processo d’appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato quattro motivi di ricorso. Tra questi, il più rilevante e decisivo è stato il primo, incentrato sulla violazione delle norme che regolano il giudizio d’appello celebrato con rito cartolare, introdotto durante il periodo emergenziale. In particolare, si contestava che le conclusioni scritte del Procuratore Generale non erano mai state comunicate al difensore dell’imputato, impedendogli di replicare adeguatamente e limitando di fatto il suo diritto al contraddittorio e alla difesa.

La Decisione della Corte: l’omessa comunicazione delle conclusioni e la nullità

La Quinta Sezione Penale della Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso. I giudici hanno chiarito che, nel contesto del giudizio d’appello cartolare, l’omessa comunicazione delle conclusioni del Procuratore Generale al difensore integra una nullità generale a regime intermedio, come previsto dall’art. 178, lett. c, del codice di procedura penale. Questa nullità deriva dalla violazione delle norme concernenti l’intervento e l’assistenza dell’imputato, che non può essere inteso come mera presenza fisica, ma come partecipazione attiva e consapevole al processo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il diritto al contraddittorio è un pilastro del giusto processo. Anche in un procedimento basato su atti scritti, la difesa deve essere messa in condizione di conoscere le argomentazioni dell’accusa per poterle efficacemente contrastare. L’omessa comunicazione delle conclusioni del PG ha quindi prodotto un vizio procedurale insanabile, che la difesa ha tempestivamente eccepito. Accertata la nullità, la Corte ha dovuto annullare la sentenza impugnata. A questo punto, verificando gli atti, i giudici hanno constatato che il termine massimo di prescrizione per il reato di percosse era già spirato. Di conseguenza, il reato è stato dichiarato estinto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce due punti cruciali. In primo luogo, l’annullamento della condanna agli effetti penali è stato disposto “senza rinvio”, poiché il reato non era più perseguibile. In secondo luogo, per quanto riguarda gli effetti civili (cioè la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla vittima), la Corte ha annullato la sentenza con rinvio al giudice civile competente in grado di appello. Ciò significa che, sebbene la responsabilità penale sia venuta meno, la persona offesa potrà ancora cercare di ottenere un risarcimento in sede civile, dove il processo dovrà ripartire per accertare la responsabilità dell’imputato ai soli fini risarcitori.

Cosa succede se le conclusioni scritte del Pubblico Ministero non vengono comunicate alla difesa in un processo d’appello cartolare?
Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione integra una nullità generale a regime intermedio, poiché viola il diritto dell’imputato all’intervento e al contraddittorio. Se eccepita tempestivamente, tale nullità porta all’annullamento della sentenza d’appello.

Perché il reato è stato dichiarato estinto?
Una volta accertata la nullità della sentenza di secondo grado, la Corte ha verificato i termini di prescrizione del reato contestato (percosse). Poiché era trascorso il tempo massimo previsto dalla legge senza una condanna definitiva e senza atti interruttivi validi, il reato si è estinto per prescrizione, impedendo la prosecuzione del processo penale.

La persona offesa dal reato ha ancora diritto a un risarcimento?
Sì. La Corte ha annullato la sentenza solo agli effetti penali. Per quanto riguarda le statuizioni civili, ha disposto un rinvio al giudice civile competente in grado di appello. Questo significa che la vittima potrà continuare la sua azione in sede civile per ottenere il risarcimento del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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