Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Basta che le Offese Siano Udibili, non Udite
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sul reato di oltraggio a pubblico ufficiale, stabilendo che per la sua configurazione è sufficiente la mera potenzialità che le espressioni offensive siano udite dai presenti, senza che sia necessario provarne l’effettivo ascolto. Questa decisione, che dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, rafforza la tutela del prestigio e della serenità operativa dei funzionari pubblici.
Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro la Condanna per Oltraggio
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un cittadino contro una sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per il reato di oltraggio. Il motivo principale del ricorso si basava sulla tesi difensiva secondo cui le frasi offensive, rivolte a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, non erano state effettivamente sentite dalle altre persone presenti sulla scena. Secondo il ricorrente, l’assenza di una prova concreta dell’ascolto da parte di terzi avrebbe dovuto escludere la sussistenza stessa del reato.
La Decisione della Corte e il Principio sull’Oltraggio a Pubblico Ufficiale
La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa linea difensiva, definendo il motivo del ricorso come “manifestamente infondato”. I giudici hanno chiarito che la norma incriminatrice non richiede che le offese vengano concretamente percepite dai presenti. È invece sufficiente che sussista la possibilità che vengano udite. Questa interpretazione si fonda sulla natura stessa del reato, che non tutela solo l’onore del singolo funzionario, ma anche il prestigio e il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Le Motivazioni della Sentenza
La Corte ha spiegato che la sola potenzialità che le offese vengano udite costituisce un “aggravio psicologico” per il pubblico ufficiale. Questo stato di pressione può compromettere la sua prestazione, disturbarlo durante il compimento di un atto d’ufficio e fargli percepire un ambiente ostile, con conseguenze negative non solo per lui ma per l’intera amministrazione che rappresenta. In altre parole, il reato si perfeziona nel momento in cui l’azione offensiva crea una condizione ambientale avversa che va oltre le normali difficoltà operative. La Corte ha richiamato un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 15440/2016) per sostenere la propria decisione, consolidando così un’interpretazione rigorosa della norma.
Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha disposto il versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, ritenuta congrua in relazione alle questioni sollevate. Sul piano pratico, questa ordinanza ribadisce che chiunque rivolga offese a un pubblico ufficiale in un luogo pubblico e in presenza di altre persone rischia una condanna per oltraggio, anche se nessuno dei presenti testimonia di aver effettivamente sentito le parole pronunciate. Ciò che conta è il contesto e la potenziale diffusività dell’offesa.
Per configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è necessario che le offese siano state effettivamente sentite dai presenti?
No, secondo la Corte di Cassazione non è necessario. È sufficiente che le espressioni offensive potessero essere udite, in quanto già questa potenzialità costituisce un aggravio psicologico per il pubblico ufficiale.
Perché la sola possibilità che le offese vengano udite è sufficiente per il reato?
Perché, secondo la Corte, questa potenzialità può compromettere la prestazione del pubblico ufficiale, disturbandolo mentre compie un atto del suo ufficio e facendogli percepire condizioni avverse per sé e per l’amministrazione pubblica che rappresenta.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 43028 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 43028 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 25/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a TRIESTE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/02/2024 della CORTE APPELLO di TRIESTE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto che il motivo unico dedotto dal ricorrente è manifestamente infondato considerato che per integrare il reato di oltraggio non è richiesto che le espressioni offensive rivolte al pubblico ufficiale devono essere udite dai presenti: basta che possano esserlo perché già questa potenzialità è un aggravio psicologico che può compromettere la sua prestazione, disturbandolo mentre compie un atto del suo ufficio, facendogli avvertire condizioni avverse, per lui e per la pubblica amministrazione di cui fa parte, ulteriori rispetto a quelle ordinarie (Sez. 6, n. 15440 del 17/03/2016, Rv. 266546);
rilevato che dalla inammissibilità del ricorso consegue ex art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende che, in ragione delle questioni dedotte, si stima equo determinare in euro 3000.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000,00 in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 25 ottobre 2024
Il Cii.i.liere estensore