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Oltraggio a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha confermato una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale, dichiarando inammissibile il ricorso presentato. Le contestazioni del ricorrente, basate su una diversa valutazione dei fatti, sono state respinte in quanto non ammissibili nel giudizio di legittimità, soprattutto considerando che le frasi offensive erano state pronunciate in presenza di terze persone, integrando così pienamente il reato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a pubblico ufficiale: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di oltraggio a pubblico ufficiale, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità. Con una sintetica ma decisa ordinanza, i giudici hanno dichiarato inammissibile l’impugnazione di un cittadino, condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo, ritenuto responsabile dei reati di resistenza e oltraggio a un pubblico ufficiale, secondo quanto previsto dagli articoli 337 e 341-bis del codice penale.

Non accettando la sentenza di secondo grado, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, concentrando le proprie difese esclusivamente sulla presunta insussistenza del reato di oltraggio. La sua tesi si basava su una richiesta di “valutazione alternativa della vicenda”, sostenendo che le sue affermazioni non costituissero un’offesa penalmente rilevante.

La Decisione della Cassazione e il reato di oltraggio a pubblico ufficiale

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (cioè non stabilisce se l’imputato sia colpevole o innocente), ma si ferma a un livello precedente: stabilisce che il ricorso, per come è stato presentato, non può essere giudicato.

La Corte ha ritenuto che le censure mosse dall’imputato fossero semplici “doglianze in punto di fatto”. In altre parole, il ricorrente non contestava una violazione di legge o un’illogicità palese nella motivazione della sentenza d’appello, ma si limitava a proporre una propria versione dei fatti, diversa da quella accertata dai giudici di merito. Questo tipo di contestazione non è consentito nel giudizio di Cassazione, che è un giudizio di legittimità e non un terzo grado di merito.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che il ragionamento seguito dai giudici sia logico e coerente.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che la Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione con “argomentazioni non manifestamente illogiche” e “conformi alla giurisprudenza”. Un elemento fattuale, sottolineato dalla Cassazione come decisivo, è stato che “le frasi oltraggiose sono state pronunciate alla presenza del proprietario e del cliente ove si era svolta la vicenda”. Questo dettaglio è cruciale perché il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 341-bis c.p., richiede esplicitamente che l’offesa avvenga “in presenza di più persone”. La conferma di questa circostanza da parte dei giudici di merito ha reso la condanna immune da censure di legittimità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è una terza opportunità per ridiscutere i fatti. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici evidenti e insuperabili nella motivazione della sentenza impugnata. Proporre una semplice “lettura alternativa” degli eventi è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’ulteriore sanzione del pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con la condanna al versamento di 3.000 euro.

Perché il ricorso per oltraggio a pubblico ufficiale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le critiche del ricorrente si basavano su una diversa valutazione dei fatti (doglianze di fatto) e non su violazioni di legge o vizi logici della motivazione, un tipo di censura non consentito in sede di Cassazione.

Quale elemento del reato di oltraggio a pubblico ufficiale è stato considerato decisivo dalla Corte?
La Corte ha sottolineato che le frasi oltraggiose sono state pronunciate alla presenza di altre persone (il proprietario e un cliente del luogo dove si è svolta la vicenda), integrando così il requisito della pubblicità dell’offesa richiesto dall’art. 341-bis del codice penale.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Oltre a vedere la sua condanna diventare definitiva, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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