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Oltraggio a pubblico ufficiale: quando si configura?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per oltraggio a pubblico ufficiale. La Corte ha ribadito che, per configurare il reato, non è necessario che le offese siano state effettivamente udite da terzi, ma è sufficiente la mera possibilità che ciò potesse accadere, data la presenza di altre persone in un luogo pubblico. Questa potenzialità di percezione è di per sé sufficiente a ledere l’onore e il prestigio del pubblico ufficiale.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Basta la Possibilità che Altri Sentano

Il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è una fattispecie che tutela l’onore e il prestigio della Pubblica Amministrazione. Ma quali sono esattamente i confini di questo reato? È necessario che le frasi offensive siano effettivamente udite da altre persone o è sufficiente che vi sia la semplice possibilità che ciò accada? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto cruciale, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un episodio avvenuto nel parcheggio di una discoteca. Due fratelli, durante un intervento dei Carabinieri volto a sedare una rissa, rivolgevano agli stessi frasi offensive e volgari. Per questo comportamento, venivano condannati sia in primo grado che in appello per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale in concorso tra loro. La condanna si basava sul fatto che l’episodio si era verificato in un luogo pubblico e in presenza di altre persone, ovvero gli avventori del locale che si trovavano nel parcheggio.

Il Ricorso in Cassazione e la Tesi Difensiva

I due imputati, tramite il loro difensore, presentavano ricorso alla Corte di Cassazione. La loro tesi difensiva si concentrava su un punto specifico: la presunta mancanza di prova riguardo all’elemento oggettivo della “presenza di terzi”. Secondo la difesa, non era stato dimostrato che gli altri avventori avessero effettivamente percepito le espressioni ingiuriose. Si sosteneva, inoltre, che le poche persone ancora presenti si stessero allontanando per l’ora tarda e non per il clamore generato dagli imputati. In sostanza, per la difesa, il requisito normativo non poteva essere soddisfatto dalla mera presenza di terzi, ma richiedeva la loro concreta ed effettiva percezione delle offese.

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, respingendo completamente la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito che la premessa da cui muovevano i ricorrenti era errata in punto di diritto.

La giurisprudenza costante della Cassazione, infatti, ritiene che ai fini della configurabilità del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, non sia necessaria la prova che le espressioni offensive siano state effettivamente udite da terzi. Ciò che conta è la “possibilità” che tale percezione avvenga. Questa potenzialità è di per sé sufficiente a creare un “aggravio psicologico” per il pubblico ufficiale, che si sente sminuito nella sua autorità e prestigio di fronte al pubblico mentre svolge le sue funzioni. La norma, infatti, non protegge solo l’onore del singolo funzionario, ma anche il decoro e il rispetto dovuti alla Pubblica Amministrazione che egli rappresenta.

La Corte ha inoltre sottolineato come i giudici di merito avessero adeguatamente motivato la presenza di terzi al momento dei fatti. I verbali indicavano chiaramente che “vi erano tante persone nel parcheggio” e che queste si erano allontanate proprio a causa del tono elevato e delle frasi pronunciate dagli imputati, che avevano creato una situazione di allarme e paura. Tentare di offrire una lettura diversa di queste prove, secondo la Cassazione, equivale a una richiesta di rivalutazione del merito, preclusa nel giudizio di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di oltraggio a pubblico ufficiale: la lesione al prestigio della funzione pubblica si concretizza già nel momento in cui l’offesa viene pronunciata in un contesto che la rende potenzialmente percepibile da altre persone. Non è richiesto all’accusa di provare che ogni singola persona presente abbia udito e compreso le parole offensive. Questa interpretazione estende la tutela offerta dalla norma, sottolineando come il rispetto per le istituzioni debba essere preservato non solo da offese dirette e conclamate, ma anche da comportamenti che possano, anche solo potenzialmente, minarne l’autorità agli occhi del pubblico.

Per configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è necessario che le offese siano state effettivamente sentite da altre persone?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente la mera “possibilità” che le espressioni offensive possano essere percepite da terzi presenti, non essendo richiesta la prova della loro effettiva percezione.

Qual è il bene giuridico tutelato dall’art. 341-bis del codice penale?
La norma tutela non solo l’onore personale del pubblico ufficiale, ma soprattutto il prestigio e il decoro della Pubblica Amministrazione che egli rappresenta, proteggendolo da condizioni avverse che possono compromettere la sua prestazione durante il compimento di un atto d’ufficio.

È possibile contestare in Cassazione l’accertamento dei fatti compiuto dai giudici di primo e secondo grado?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti, a meno che non venga dedotto uno specifico vizio come il “travisamento della prova”, secondo modalità e requisiti ben precisi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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