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Oltraggio a pubblico ufficiale: quando è reato?

Un individuo, in stato di alterazione alcolica, ha insultato e aggredito un Maresciallo in borghese intervenuto per sedare un disturbo in un locale pubblico. L’imputato è stato condannato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato, poiché mirava a una rivalutazione dei fatti e la consapevolezza della qualifica del militare era stata adeguatamente provata nei gradi di merito.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale in Borghese: Analisi della Sentenza 25939/2025

L’oltraggio a pubblico ufficiale è un reato che tutela il prestigio della Pubblica Amministrazione. Ma cosa succede se l’agente non è in divisa e si trova in un contesto informale? La sua qualifica deve essere palese affinché si possa configurare il reato? A queste domande risponde una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per aver minacciato e offeso un Maresciallo in abiti civili.

I Fatti del Caso

La vicenda si svolge all’interno di un locale pubblico, dove un uomo, in evidente stato di alterazione dovuto all’alcol, stava tenendo un comportamento molesto. Un Maresciallo dei Carabinieri, presente nel locale in abiti civili, interviene su richiesta del gestore per calmare la situazione. Per tutta risposta, l’uomo lo minaccia, lo offende e lo spinge, causandogli lesioni giudicate guaribili in venti giorni. Condannato in primo grado e in appello per i reati di resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni, l’imputato decide di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: una difesa basata sulla mancata riconoscibilità

La difesa dell’imputato ha costruito il suo ricorso su due punti principali:

1. Violazione di legge: Secondo i legali, non sussistevano i presupposti per i reati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale perché mancava l’elemento soggettivo, ovvero la consapevolezza da parte dell’imputato di trovarsi di fronte a un pubblico ufficiale. Il militare era in borghese e, a dire della difesa, non si era qualificato mostrando le proprie credenziali.
2. Vizio di motivazione e travisamento della prova: La difesa sosteneva che la Corte di Appello avesse errato nella ricostruzione dei fatti, ignorando testimonianze che smentivano la versione secondo cui l’intervento del militare era stato richiesto dal gestore e che il militare si fosse qualificato come tale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando di fatto la condanna. I giudici hanno smontato le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati sia in materia di diritto penale sostanziale che processuale.

Le Motivazioni: perché l’oltraggio a pubblico ufficiale sussiste

La Corte ha fondato la sua decisione su diverse argomentazioni giuridiche cruciali:

* Aspecificità del ricorso: Il ricorso è stato giudicato generico e finalizzato a una nuova valutazione dei fatti, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.
* Consapevolezza della qualifica: I giudici hanno evidenziato come la consapevolezza dell’imputato fosse già stata ampiamente dimostrata nei precedenti gradi di giudizio. La stessa frase offensiva pronunciata dall’imputato (“non me ne fotte un cazzo chi sei”) è stata interpretata come un’implicita ammissione di trovarsi di fronte a una persona con una qualche autorità, la cui identità era comunque irrilevante per lui in quel momento di rabbia.
* Il non travisamento della prova: La Corte ha chiarito la differenza tra un’errata valutazione del “significato” di una prova (non sindacabile in Cassazione) e il “travisamento della prova”. Quest’ultimo si verifica solo quando il giudice afferma che una prova dice qualcosa che oggettivamente non dice. Per sostenere tale vizio, la difesa avrebbe dovuto trascrivere integralmente le dichiarazioni testimoniali, cosa che non ha fatto, limitandosi a citarne dei brani.
* Autosufficienza e testimonianze: In base al principio di autosufficienza, il ricorso deve contenere tutti gli elementi per essere deciso. Inoltre, la Corte ha sottolineato come una testimonianza chiave avesse confermato che il gestore del locale aveva chiesto aiuto al militare e che quest’ultimo si era qualificato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce alcuni principi fondamentali. Innanzitutto, il reato di oltraggio a pubblico ufficiale può configurarsi anche se l’agente è in abiti civili, qualora le circostanze rendano palese la sua funzione o se l’aggressore ne sia comunque consapevole. In secondo luogo, per contestare efficacemente una sentenza in Cassazione non è sufficiente proporre una lettura alternativa dei fatti, ma è necessario dimostrare un vizio di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione. Infine, l’onere di provare un eventuale travisamento della prova è molto rigoroso e richiede la produzione completa degli atti processuali rilevanti.

È possibile essere condannati per oltraggio a pubblico ufficiale se l’agente non è in divisa?
Sì, è possibile. La sentenza chiarisce che il reato sussiste se l’autore del fatto è consapevole della qualifica di pubblico ufficiale della persona offesa, a prescindere dall’abbigliamento. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la consapevolezza fosse stata adeguatamente provata.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso presenta vizi formali o sostanziali che ne impediscono l’esame nel merito. In questo caso, la Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché era generico e mirava a una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa si intende per ‘travisamento della prova’ e come va provato?
Il travisamento della prova è un errore del giudice che basa la sua decisione su una prova il cui contenuto oggettivo è stato alterato o frainteso (es. leggere ‘sì’ dove era scritto ‘no’). Non è una semplice interpretazione diversa. Per denunciarlo in Cassazione, secondo il principio di ‘autosufficienza’, il ricorrente deve trascrivere integralmente la prova in questione per dimostrare l’errore percettivo del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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