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Oltraggio a pubblico ufficiale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La condanna era stata emessa per offese e minacce rivolte a un agente di polizia penitenziaria all’interno di un carcere. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che il ricorso si limitava a riproporre argomenti già vagliati e che era stato correttamente accertato che le frasi offensive erano state udite da una pluralità di persone, elemento chiave per la configurazione del reato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza n. 3980/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione in materia di oltraggio a pubblico ufficiale. Con questa decisione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile l’impugnazione di un imputato, condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, ribadendo principi consolidati sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso e sulla configurazione del reato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo per il reato previsto dall’art. 341-bis del codice penale. L’imputato era stato riconosciuto colpevole di aver rivolto espressioni offensive e minatorie a un assistente capo di polizia penitenziaria mentre si trovava all’interno di un istituto detentivo.

Un elemento cruciale, evidenziato dai giudici di merito, era che le offese e le minacce erano state pronunciate in modo tale da essere chiaramente udibili non solo da altri agenti, ma anche da altri detenuti presenti. Contro questa sentenza, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Secondo la Corte, i motivi presentati dal difensore non erano idonei a mettere in discussione la sentenza d’appello. Essi, infatti, si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente analizzate e respinte dai giudici dei gradi precedenti.

Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista per i casi di ricorsi temerari o manifestamente infondati.

Le Motivazioni: la Ripetitività del Ricorso e l’Oltraggio a Pubblico Ufficiale

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri principali. In primo luogo, viene censurata la natura stessa del ricorso. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un giudice di legittimità che verifica la corretta applicazione della legge. Un ricorso che si limita a ripetere le stesse doglianze già esaminate, senza individuare specifici vizi di legge nella sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità.

In secondo luogo, la Corte ha implicitamente confermato la correttezza della valutazione della Corte d’Appello riguardo alla sussistenza del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Quest’ultima aveva correttamente sottolineato che le espressioni offensive e minatorie erano state udite da una “pluralità di agenti e detenuti”. Questo elemento è fondamentale per integrare il reato di cui all’art. 341-bis c.p., che richiede che l’offesa avvenga in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone. La Corte d’Appello ha correttamente ritenuto che un ambiente carcerario, in quelle circostanze, rispondesse a tali requisiti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione deve essere tecnico e mirato a denunciare vizi di legittimità, non a ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda. La mera riproposizione di argomentazioni difensive già respinte non ha alcuna possibilità di successo e comporta, anzi, ulteriori conseguenze negative per il ricorrente, come la condanna a spese e sanzioni pecuniarie.

Per quanto riguarda il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, la decisione conferma che la pubblicità del fatto, intesa come la presenza di più persone in grado di percepire l’offesa, è un elemento costitutivo imprescindibile la cui prova, se adeguatamente motivata dai giudici di merito, non può essere contestata in sede di legittimità attraverso generiche affermazioni.

Qual è l’elemento chiave per configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale secondo questa ordinanza?
L’elemento chiave è che le offese e le minacce siano state pronunciate in presenza di più persone. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto sufficiente che le frasi fossero state udite da una pluralità di agenti e detenuti all’interno del carcere.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre argomentazioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare effettivi vizi di legittimità o errori di diritto nella sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze per l’imputato a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso ritenuto infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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