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Oltraggio a pubblico ufficiale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.). La Corte ha stabilito che non è possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. L’imputato aveva proferito frasi offensive verso un ufficiale durante una lite, alla presenza di altre persone. I motivi di ricorso, basati su una diversa ricostruzione della vicenda e sulla presunta reazione ad un atto arbitrario, sono stati giudicati come mere doglianze di fatto, non consentite davanti alla Suprema Corte, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a pubblico ufficiale: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso in sede di legittimità per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, i ricorsi basati su una semplice richiesta di rivalutazione dei fatti sono destinati all’inammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di cui all’art. 341-bis del codice penale. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver pronunciato frasi oltraggiose nei confronti di un pubblico ufficiale durante una violenta lite. Elemento cruciale, ai fini della configurazione del reato, è che le offese erano state proferite alla presenza di altre due persone, integrando così il requisito della pluralità di presenti richiesto dalla norma.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità per oltraggio a pubblico ufficiale

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione affidandosi a tre principali motivi:

1. Contestazione della responsabilità: Il ricorrente ha cercato di offrire una valutazione alternativa della vicenda, sostenendo che i fatti si fossero svolti diversamente da come accertato dalla Corte d’Appello.
2. Mancato riconoscimento della scriminante: Si è lamentato il mancato riconoscimento della causa di giustificazione prevista dall’art. 393-bis c.p., che esclude la punibilità per chi commette oltraggio reagendo a un atto arbitrario del pubblico ufficiale.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Infine, ha criticato la decisione di non concedere le attenuanti generiche e, di conseguenza, l’eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione: L’Inammissibilità

La Corte di Cassazione, con la pronuncia in commento, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni precise che delineano chiaramente i confini del giudizio di legittimità, specialmente in casi di oltraggio a pubblico ufficiale.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso. In primo luogo, ha qualificato le censure sulla ricostruzione dei fatti come “mere doglianze in punto di fatto”. Ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente con la giurisprudenza, non sindacabile in sede di legittimità. Il compito della Cassazione non è decidere chi ha ragione sui fatti, ma verificare se il giudice precedente ha ragionato correttamente dal punto di vista giuridico.

In secondo luogo, riguardo alla scriminante della reazione ad un atto arbitrario, i giudici hanno ritenuto la doglianza “manifestamente infondata”. La sentenza impugnata aveva già spiegato in modo esauriente perché la condotta del pubblico ufficiale non potesse essere considerata arbitraria, rendendo quindi ingiustificata la reazione oltraggiosa dell’imputato.

Infine, anche il motivo relativo alle attenuanti generiche è stato respinto per “mancanza di specificità”. La Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione evidenziando l’assenza di elementi positivi di valutazione a favore dell’imputato, una valutazione di merito che, se adeguatamente giustificata, non può essere messa in discussione in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione: il ricorso deve concentrarsi su vizi di legittimità, ovvero su errori nell’interpretazione o applicazione della legge, e non su un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove. Per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, questo significa che, una volta che i giudici di merito hanno accertato in modo logico e coerente la sussistenza degli elementi del reato (l’offesa all’onore e al prestigio, la presenza di più persone, il collegamento con le funzioni del pubblico ufficiale), diventa estremamente difficile ribaltare la decisione in Cassazione semplicemente offrendo una versione alternativa dei fatti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un caso di oltraggio a pubblico ufficiale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti o le prove. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Quando una reazione offensiva verso un pubblico ufficiale può essere giustificata?
Una reazione offensiva può essere giustificata, secondo l’art. 393-bis del codice penale, solo se è la conseguenza immediata di un atto arbitrario compiuto dal pubblico ufficiale, che eccede i suoi doveri. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la difesa non avesse dimostrato l’arbitrarietà dell’atto, rendendo la reazione punibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità rende la sentenza di condanna definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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